Critica Sociale - Anno XXV - n. 19 - 1-15 ottobre 1915

CRITICA SOCIALE 303 consistita, e consiste ancora, nell'opporsi al troppo. giocondo ottimismo di una non disinteressala apo– logetica di classe, insistendo sugli inconvenienti del funzionamento automatico dell'economia sociaJ.e in regime capitalistico e borghese. Poco importa se questa critica rea ed incisiva si presenti agli occhi del grande volgo, dalla ment,e ingombra di pregiudizi e delle frasi ciel gio,rno, come un ~fogno importuno e mefistofelico. Il pro– gresso dello spirito, _come Hegel ha dimostrato e prima di lui il Vico, si attua attraverso la propria negazione ed autocritica. Ma ogni mutament o cl i fatto, cioè ogni rivoluzione nei costumi e negli is.ti– tuti, vien preceduto, e non potrebb,e essere altri– menti, a guis.a di primo albore, da una resipi– scenza teoretica, limitata a pochissimi intelletti, che non tarda però a cl_ifrondersi ed aUuarsi. Quando la verità si affaccia per la prima volta nel mondo, picciola e nuda, è una gara universale a darle ad– dosso, tanto essa sa per i più cli amaro e di tosco. Ma la sua forza interna è grande quanto nessun'al– tra, la sua capacità di espansione è irresistibile, e, prima o poi, suona l'ora del suo fatale trionfo. Fino ad oggi il Socialismo scientifico si è limi– tato a porre in rilievo e a denunciare due soli in– convenienti dell'automatismo capitalistico: l'oppres– sione della classe lavoratrice eia parte della classe capitalistica, e le rovinose crisi economiche. « - Sta bene -- ammette il Socialismo polemiz– zando coll'Economia politica - che i vostri capi– talisti avvantaggiando se stessi, avvantaggino, sia pure senza volerlo, la società, sopratutto coll'obbli– garla al risparmio strumentale, impedendole cioè di sperperare la totalità delle sue energie produt– tive in meri godimenti immediati. 1\Ia quis cuslodiel custodes? Essendo il motivo, che guida i capitali– sti, come voi stessi ammettete senz'altro, il loro interesse privalo e nulla più, ed essendo la riper– cussione sul benessere sociale solo una conse– guenza casuale e singolarmente fortunata del loro agire, è troppo naturale che chi viene a sopportare maggiormente le pene di questo « risparmio socia– le » siano i la,voratori, mentre, per quel che riguar– da i capitalisti, questi, pur non essendo dei Sarda– napali o dei Luculli, sanno rendersi assai dolce e facile la propria « astinenza », e non si sognano affatto di macerare a pro di un « bene pubblico», di cui essi si infischiano, la propria carne e il pro~ prio spirito. Il borghese è ordinariamente ben pa– sciuto e ben ornato e non somiglia per nulla nell'e– steriore a Don Chisciotte, buon'amma, « cavaliere - come egli stesso nomavasi - dalla triste figu- ra». - (Marx). · « Se, invece, il risparmio sociale fosse affidato a un Direttorio comunista, fornito dell'opportuna au– torità morale e materiale, questi, agendo non già involontariamente ed indirettamente nell'interesse generale, ma andando dritto allo scopo e con piena cognizione di causa, distribuirebbe evidentemente con un ben _ponderalo criterio cli giustizia e di egua– glianza I.a g10ia dei consumi e la pena dell'astinenza, rendendo. in tal modo veramente attuosa e signifi– cativa la formula della vostra rivoluzione: « Liber– tà, eguaglianza, fraternità». Il secondo gravame della critica socialista ha per contenuto ed obbietto il modo, grossolanamente empirico e barbarico nei suoi effetti, col quale la società borghese ripristina automaticamente il giu– sto rapporto delle quantità singole della sua ener– già produttiva totale di~tribuite nei vari ram_i.della produzione. Tale còmp1to è affidato alle cris1. _La crisi economica è il campanello d'allarme, anzi è la provvida malattia, che svela ed arresta la difet– tosa ed irregolare distribuzione dell'energia produt– tiva, di cui la società dispone nel suo complesso. ibliotecaGino Bianco Il guaio è che si tratta di un vero « rimedio da cavallo »; e, benchè non sia vero che la crisi eco– nomica provochi un'immensa distruzione di ric– chezza (come affermava nel Manifesto il giovane Marx, in quel tempo ancora più filosofo, che eco– nomista), è invece verissimo che la classe lavora– trice ne soffre atrocemente, cosa tanto più grave, in quanto essa non è adagiata sopra un letto di rose neppure nei tempi di generale prosperità econo– mica, idest di giusto equilibrio produttivo o di equi– librio non ancora crollato. _ E' chiaro invece che, in un regime comunistico, produzione e consumo verrebbero controllati e re– golati a priori e sistematicamente, e non vi sarebbe quindi bisogno che migliaia di bravi e volonterosi lavoratori restassero sul lastl'ico a basire di fame per lascio.r tempo alle cose di rimettersi nuova– mente in carreggiata da se medesime. · Ma oggi, a queste due ben note ed antiche accuse della critica socialista (che, per sopravvenute cir– costanze, hanno, almeno per il momento, perdut.o • un po' del loro valore), vi è da aggiungere un tito– lo d'accusa nuovo, .non meno grav'e e fondato, <: della più ardente attualità - la guerra. FRANZ '\VEISS. (La fine ai 1wossimo Nume·ro). Una ERRATA-CORRIGE, una volta tanto! Nell'articolo di SCHIAVI, dell'ultimo fascicolo, La fame di carbone e la guerra, a pag. 279, 2a colonna, la prima colonnina del prospetto,indicante la produzione pel 1912 del carbone è del ferro nei varii gruppi di paesi, deve essere intitolata non già: " Carbone di t,'gnite ,,, bensì: " Carbone e lignite ,,. . Il senso, del resto, suggeriva al lettore attento questa correzione. LAGUERRA ALLA DISOCCUPAZIO Il compito delle Provincie e dei Comuni. Il. L'ASSICURAZIONE CONTRO LADISOCCUPAZIONE. (Continua.ziune, t·edi N. 18). IJ Assicu1•azione cont1·0 la disoccupazione a-ll'este1•0. I provvedimenti più larghi e illuminati, da parte degli Enti pubblici, per mitigare i danni della disoc– cupazione involontaria attraverso l'assicurazione, si ritrovano, naturalmente, nei paesi che prima e me– glio si occuparono della organizzazione ciel Collo– camento. Ciò è consequenziale, nello sviluppo cli tali isti– tuzioni. La pratica del Collocamento - richiamando l'attenzione dei lavoratori su ciò che è possibile ed utile fare contro la disoccupazione .:_ li educa alla previdenza, prepara le basi psicologiche e tecniche · all'Assicurazione e p1,eme sui pubblici poteri perché intervengano ad integrare la assicurazione libera o ad assumere la gestione dell'Assicurazione obbliga– toria. Poichè in pratica - nella Assicurazione contro la disoccupazione - si hanno due grandi sistemi d'in– tervento dei pubblici poteri e cioè: a) Il sistema dell'Assicurazione obbligatori.a col triplice concorso dell'operaio, ciel padrone e dello Stato, che è quello adottato dall'Inghilterra col Na– lional /nsurance Act ciel 1911;

RkJQdWJsaXNoZXIy