Critica Sociale - XXV - n. 18 - 16-30 settembre 1915

CRITICA SOCIALE 287 che in. mezzo ad operai che hanno potuto - con uno sforzo che ognuno tro,verà mirabile - giung-e,re fino a lui. Lo sforzo di tutti gli individui v-erso un',el,e– vazione intima, spiritua,le, s-empre maggiore, non diarà il superuomo: produrrà invece- un armoni,co aumento della energia collettiva, somma delle energie indivi– duali. Così, e non altrimenti, comprende• Nietzsche chi lo legge, senza preconcetti, e, sopra tutto senza il proposito di servirsi di lui per una propria tesi politica o religiosa o m-oraJ.e. Federioo Nietzsche ha un merito che dal nostro punto d'i vista !,o rende, degno di ammirazione e di studio: egli è anticristiano; egli ama l'ellenismo se– reno; egli vibra tutto di sano pa,ganesimo. Egli in– segna agli uomini a sentir-e e comprendere « il sano .a.lito della terra», a spogliarsi di quanto le gene– razioni· precedenti hanno !,oro inculcato di « indistin– to», di «contrario alla natura», a divenire· uomini che « comprendono il mondo », che «affermano La vita l>. :E: verso la gioia di un.a: vita ,avvenire che Egli tende, che Egli· insegna a tendere: « Non donde venite, ma do,ve andate, sia per voi il vostr-0 onore». Non tu solo, uomo, o superuomo: ma voi tutti, uomini! Gli aristocratici individualizzano nel sup,eruomo ciò che in Nietzsche è gen,eraliz.zato per tutti gl,i uomini. Ecco il loro e•rror-e. Come la perfezione spirituale buddistica, così quella di Nietzsche dovrebbe pr-0-– durre come conseguenza il so.Jlevamento di tutti gli uomini in più spirabili aure. Con buona pace dei se,; guaci di Corrado Brando, ciò è più vicino al coUet– tivismo che all'individualis,mo aristocratico. Nessuno che· abbia pD~dicato o accettato il sociaLismo lo ha mai ooncep•ito. - dal punto di vista de.Jla coltum - come un abbassamento dei val,ori inte·NettuaJ.i, come un livellamento verso gradini inferiori di civiltà, m,a invece come un livellamento verso gradini superiori, o, almeno, come possibilità materiale offerta a tutti di pervenirvi. Federico Nietzs,che è... l'Anticristo. I suo,i colpi contro il vecchio edificio cristiano sono formidabili. Se fu age·vole ribatter-e Voltaire - anche così stupidamente come lo ha fatto il Du-Clot -; se fu facile ribattere il Sismondi - anche così infeli-0e– mente come lo ha fatto il Manzoni -; se a tutti i distruttori dellia conce.zione cristiana della vita l,a Chiesa ha opposto. qualche• baluardo, indi,etDeggiando sempre di fronte ,a.Ila critica, ma non confessando mai Le sconfitte, anche se cLamorose; non è ancora scritto il libro cattolico per debellare l'Anticristo. E non sarà scritto. Per-chè la d'iscuss-ione è peri– colosa per la Chiesa assai più che non lo fosse nel passato, penetrando la stampa ne' pa,esi i più remo-ti, i più I-ontani• dalle, pulsazioni •acceJ.erate· deUa vita social!e. E se uno scrittor,e cattoJi.co vi si pro.v,erà, non farà altro ohe gettare il dubbio nelle coscienze de' suoi, il sano, il fertile dubbio in cui è il germe, di ogni progresso. Che co,sa· risponderà il catto,Jico a questo, che è uno dei· primi ,accenni de,! Nietzsche (ne-rie « Orig_ini deUa Tragedia ») al probJ.ema del Cristianes,imo?: . - « La dottrina cristiana fu sin dia· principi,o es– senzialmente e fondamentalmente disgusto e s.azietà della vita peT la vita, camuffati e nascosti solo sotto la credenza in un'altra e miglio-re esistenza. L'odio per il. « mondo », l'anatema alle passi,onii, la paura della bellezza e d-ella voluttà, un « al di là» tr-0vato BibliotecaGino Bianco per meglio den,igrare l'« al di ·qu,a, », infine un'aspi– razione al' nulla, alla morte-, ,ali-a,p.a.oefuori d,eJ mondo• - tutto ciò mi• è parso la forma più pericolosa e strana di una « volontà ·in ro·vina )), per J.o meno un segno di grave m,a,Lattia,di stanchezza, di scoramento, d'impove,rimento della vita - po-i-chè di fronte alla morale (specialmente di fronte a quella cristiana, cioè assoluta) d,e,ve diventare un'ingiustizia neces,w.ria ed inevitabile, essend-o essa qualcosa di essenzialmente immorale; - la vita. deve infine essere reputata e s,entita, p-er effetto de·! dispregio ete-rn,o.e dell'eterna negazione, come indegna d'esser-e bramata, e• senza valor'-e.alcuno >>. La moraJ,e oristiana, che i-1 N·ietzsche chiama « la forma più rriaJi.gna della volontà della menzogna, la vera Circe dell'umanità, quella che l'ha rovinata», è oggetto di aspre invettive: ·_ « Il disprezzo deJJ.a v•ita sessuale, l'insozzarla nel concetto. dell'« impurità)), sono v•eri d·elitt-i contro, la vita, sono un vero .p-e-ccato•contro lo spirito santo della vita>>. - « Che significato hanno quei concetti bugiardi, qu,ei concetti ausiliarii della mo-ra:l,e,come · « aniima », «spirito)), « libero arbitrio», «dio», se non quello di rovinare fisio~ogicamente l'umanità? Se si toglie s-erietà alla conservazione di se s-tessi, all'aumento di forza oorpo·rale, ci-0è vitale, se della clorosi si, fa un Idealle, del disprezzo d,el ;corpo la <e s,alube dell'ani– ma)), che oos.a si fa se non preparare una ricetta per J,a d-ecad,enza? >>. . - « Il Cristianesimo .... ammise •soltanto due forme di sui-cid'Ìo, le rivestì della p·iù alta dignità e delle spe·oonze più grandi, e proibì con terribili min,aooe tutte le altre; ma il martirio e l'annichilimento dell'a– scetismo furono permessi ». - « La fede cristiana è sa-crificio d'ogni libertà, d'ogni orgoglio, d'ogni indipendenza d,e.Jlospirito-; in pari tempo asservimento e dil,eggio- di se stessi, muti– lazione di se· medesimi >>. Leggete questi aforismi: - « La -0ecità di fronte al Cristianesimo, è il delitto per eccellenza, il delitto contro la vita>> .. . - «" Di,o,, è una risposta grossolana, un'indelica– tezza contro noi pensatori; anzi .a dirittura, non è altro che un grossolano·. divieto contro di noi: - Non do,ve-te pensare!». - « Le spiegazi-0ni mistiche sono ritenute prof.onde; mentve, in realtà, non sono nemmen-o superfic-i.ali >>. - « La p·reghiera è stata creata per coloro che non hanno mai avuto• pensi-eri loro propri. Togliere ai « poveri di ·spirito » il mormori,o delJ.e preghiere, sa• rebbe come toglier-e loro la religi•one ». - « La risoluzione cristiana di voler trovare• il Mondo brutto, ,e cattivo, ha re·so il Mondo sì brutt-o che cattivo,>>. - « La fede, rassomiglia in modo orribiJ.e a un lento suicidi-o della ragi-0ne ». · - « La nevrosi re!.igiosa·, dovunque si .è manife– stata, si è mostrata congiunta a tre peri,oo.Jlo-sepre– scrizioni: solitudine, digiuno, castità ». - « La fede è sempr,e più desiderata e pi·ù urg,e,n– temente necessaria là dove la Vo,Jontà fa difetto>>. - cc Quello che ne.gli antichissimi tempi ha oondotto all'accettazione d'un altro mondo,, non è stato un isbnto o un bi-sogno, sì un « errore >>nell'interp-re– taz10ne n.aturale, un imbarazzo· dell'intelLigenza ». Come si vede da questi accenni, il senso di repul– sione di Nietzsche: al Cristianesimo, vivo e profondo, è qual•e lo potrebbe provare - e• certo lo provò - un sereno, abitante de.Jl'Ellade pagana, innamorata d.ella beJJ.ezza, pien,a, de!La gioia di vivere·. Un ravv,icin.amento sin.gol.are fra due uomini div,ersi, Federico Nietzsche e Giacomo Leopardi, può esser fatto, proprio sul terreno del Cristianesimo. Leggete

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