Critica Sociale - XXV - n. 17 - 1-15 settembre 1915

GRITICA SOCIALE 263 loro compari e colleghi europe,i, intimano alla. Cina un ultimatum, che fa 1a giovane Repubblioa vassalla dell'Impero del Sol levante. Ciò è conforme al' prin– cip_io di Monroe - gridano gli uomini politici giap– ponesi. - Mom'oè voleva l'America degli Ame•ric~rii, il Giappone rivendica l'Estremo Oriente ai Giappo- - nesi.... pardon, agli A,siatici. La glossa autentica di Moh,roe era tuttavia abba– stanza chiara ed univoca: « Con le Colonie - essa suonava - che già esistono, come con le Dipendenze di qualsiasi Potenza europea, noi non ci intromet– temmo nè ci intrometteremo. Solamente le nazioni (amerioane) già e tuttora indipendenti, noi non pos– siamo tollerare che• vengano soggiogate o comunque oppresoo da una Potenza europea». Non dovevano dunque essere molestate nè, dagl'i Stati Uniti, quelle che nel 1823 erano colonie o dipendenze europee, nè, dagli Stati europei, le_nazioni ameri-cane im:lipendenti. Kiaochau, in conformità a quel'ia · dottrina; non p,o- _ teva essere toocata. Tanto tneno poteva il Giappone di\ienire ib padrone. della Répubblica c;in'"ese. ·Non è giusto, nè ·con 1 forme ·alla verità ~torioa, ga– bellare la d'ottrina di Monroe come mi com-odo para– vento, dietro il quale gli Stati Uniti tramerebbero di impadronirsi, all'occasione, di altri paesi ameri– cani. Questa interpretazione, affacciata qualche volta anche in Europa, dove la dottri"na di Monroe osta– colò certe ambizioni di Governi, è resistita dai fatti. Violazioni dell'indipendenza di altri Stati da parte degli Stati Uniti, non diciamo non ve ne siano sta.te, ma sono eocezioni molto rare. Quando, nel 1848, la popolazione bianca dello Stato m-essioano oomi-indi– pendente di iucalan, minacciata di ste-rminio dagli Indiani, chiese protezione alla ,Gran Bretagna, aHa Spagna e agli Stati Uniti, offrendo loro in oambio il dominio di parte della penisola, l'allora Pfoside.n-te degli Stati Uhiti, Polk, in ùn messaggio che fu al– lora molto discusso, raccomandò bensl, evo,cando la dottrina di M-onroe, la occupazione· immediata del territorio e l'annessione dell'Juootan agli Stati Uniti; ma, miglioratasi· la condizione interna d·i questo Stato ed esclruso •così il peri,colo di una invasione di Eu– ropei, il disegno venne abbandonato. La do,ttrina di Monroe vaLe dunque unicamente come difesa della indipendenza degli Stati americani, come attuazione del p.rincipio: « l'Amerioa agli Americani ». Così, quando, più di recente, si trattò di ricondurre l'or– dine nel Messi,co e in taluni Sta-ti dell'Ame,rica cen~ trale - sem'p:re. per :allontanare possibili irlg,erenze euTOpee - gli" ·stati Uniti si' 'associaro,rio i più forti Governi dell'America: Argentina, Brasile, Chili - A. B. C., come· dicono, laggiù, al-la spiccia - e fu pattuito che nessuno degli Stati in cooperazione si sarebbe annesso un briciolo di territo·rio. _ Che la· dottrina di Monroe non copra, negli" Stati Uniti, alcuna intenzione di protettorati, di annessioni o di conquiste, di,chiararono ·a sazietà i suoi uomini di Stato, dal Roosevelt nel 1906, a Eliha Root in una recente tournée nell'America latina, fino al Presi– dente Wilson, che, a Mobile, il 27 otto,bre 1913, Lo P.roclamava nel più esplicito stile. Alle parole dei Capi di Stato è prudente accordare una fede mode-· rata, e il messaggio in cui il conte Okum,a, pr-esiderite del Gabinetto di Tokio, proteste.va, solo pochi• mesi fa, al popolo ame-ricano, del suo grande amòre· per la pace, della nessuna ambizione del Giappone con– tro i diritti di altri p(?poli - confrontato co.Jl'ulti– matum dello stesso Okuma al'la· Cina - è Il pe,r ram- ìbtiotecaGino Bianco In,entarcelo. Ma_le parole hanno un valore quando le confe-rmano i fatti. E i' fatti sono che gli Stati Uniti" no~ si ,annetterono in un ·se-èolo .- l,a dottrina di M,onroe imperando - quanto -i,l·Giarpone in 20 a.nn.i. No,, la dottrina ai" rv):omoe non fornisce alcun alibi all'imperialismo giapponese. Il Giappone dioa chiarò e tondo: «fa mia borghesia ha bisogno nuove terre da coltiv·are, nuove m ini.e.re: da sfrutta,r.e•, nuove in– dustrie a cui strappare déi profitti, e la Cina le offre tutto c-iò; se gli Stati Uniti, coi loro dieci soli abi– tanti pe·r ·chilometro quadrato, non sentirono o ben r,aramente la necessità di arrotondarsi, io, con cento abitadti p,er chilometro quadrato, debbo riversare· - il sàèro egoismo _me lo, impone - una parte· dei miei figli su quel ,campo prodigio,so che è. la giovane Re– pubbli,ca Cinese » -; dica, questo, chiaro e tondo, il Giappone, e sarà tanto di g'liadll.gnato per quellia scia– gurata della Sincerità. Forse _il Go.v.erno, americano- è più altruista? Non oserei giurarlo. I due Stati fanno entrambi la poli- I tioa 1 dei loro interessi; 'È,' del resto, ciò che a:vviene genenalmente. Le imitazioni délle politiche di altri paesi sono per lo più oste,ritazion-e pura e sempJi.ce, e la copia tradisèe quà·s·i sempre l'originale. P.erchè il Giappone potesse adottare ed applkare la d'ottrina di Monroe all'americana, converrebbe che . l,e condi·zioni• ,econòmico,politi,che del Giappone e del– l'Asia fossero• quelle della Repubblka Nord-Ameri– cana -e dell'America. Ma ciò non è. G. BossoNI. Il ·compagno TITO.BARBONI non è sazio delle sette colonne di spazio, accordategli - senza rammarico, del resto - nell'ultimo fascicolo, con così sobria gÌ,ossa da parte nostra, e chiede .... di replicare. Non glie lo neghiamo, sebbene convinti che la replica non farà progredire di un passo la soluzione della questione, risolvendosi in quel genere di polemiche che, attaccandosi più alle parole e alle imagini che non al fondo dei concetti, si possono eternare· a pia– cimento senza costrutto. Ma, appunto perciò, non controreplichiamo·, affi– dandoci all'acume del lettore, ed evitando· a noi la noia -di lavorare magari per la Censura, che, iµ que– sto genere di duelli, f.a da padrino-a questo modo: lasciando liberi i c.olpi di una parte e arrestando le par.ate dell'altra; - la qual cosa, se non è eccessi– vamente cavalleresca, si vuole- in compenso. che sj;:i le dernier cri del patriottismo .... Conclude, dunque, non molestato da anima viva, il compagno TITO BARBONI: IL FATALE CAMMINO .... e quelli pJù eca.ndol! zzato dirà: - Costoro sono gag.llofft Importuni'; lo gli pa.gberò bene come sono degni; e uscirà fuori òon uno bastone noo– ohleruto, e plglleraocl per -lo cappuccio e gltte– racol In terra., e lnvolgeraccl nella. neve, e batte- . racol a nodo a nodo ccin quello bastone; se noi tutte queste cose sosterremo pazientemente e con allegrezzn, pem;ando le pene di Cristo benedetto, le qua li dobbiamo sostenere· per suo omore; o ]!' re.te Leone, Iscrivi cbe qui e In questo è perfetta le ti zia.. s. F,·ancesco tt' Àsstst (Edlz. dell'Ava11ll:, 21 agosto 1915). Vengo a prende;re _i_l resto da Claudio Tr.eves. Trovo naturalfs-simo ch'~gli -· sebbene io g\ielo abbia ma·n– dato in omaggio da p.arecchi mesi - non abbia a·vuto

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