Critica Sociale - XXV - n. 17 - 1-15 settembre 1915

262 CRITICA SOCIALZ la terra viaggiasse, ché, fuggendo la fatica del giorno e gli orizzonti limitati del sole, filasse con slancio prodigio·so verso· la notte serena e gli orizzonti illi– mita"li, e mi portasse con &è; e sentivo nella mia carne, come nella mia anima, nella stessa terra come nella mia carne, il brivido di quella corsa, e trovavo una strana dolcezza in quegli spazii .azzurri che si apri– vano avanti a noi, senza il più piccolo urto, senza una piega, senza un sussurro. Oh! quanto è più pro– fonda e più pungente quest'amicizia della nostra carne e della terra, che non l'amicizia errante e vaga del nostro sguardo e del cielo costellato! E come la, lf!Otle stellata sarebbe men bella ai nostri occhi, se noi non ci sentissimo al tempo stesso legati alla terra! .... » (I). Egli rientrò nena terr,a - quella terra che era su.a, quella terra a .cui egli apparteneva .. Essi ripresero possesso l'uno dell'altro. Ma ora il suo spirito la riscalda e la umanizza. Sotto i torrenti di sangue sparsi sulla sua tomba ge;11mina la vita nov-ella e J,a pace dj domani. Il pensiero . 1 di Jaurès amava ;r;ipe- i tere, col vec.chio Emclito, che nulla può interrompere il fiotto ,assiduo delle cos·e e che « la pace non è che una forma, un aspetto della guerra, la guerra non· è che una forma, rzn aspetto deNa · pace, e ciò che è lotta oggi è l'inizio della riconciliazione di domani ». ROMAIN ROLLANO. (1) La rialité du mo11dese11slble (1891). LADOTTRINA DIMONROE E ILGIAPPONE SH.,tNGH,H (Cina), lugliu 1915. Quanti seguirono attentamente lo svolgersi della contesa cino-gi,apponese, .terminata con la completa v·ittoria del Gabinetto di 'Tokio, non ignorano come gli uomini politici gi.appones,i, per giustitì,care il lo!'o Governo d-elJ.e ri, c.hi, este più che strozzine f.at' te alla , Cina, togliessel'o a pretesto la famo&a dottrina di M,onroe. Vediamo se e fino. a qual punto-, t-raspo,r– tata dall'America in Asi-a, essa lo giu,stifichi. È noto che Monroe, uno dei meno 0.ggr-essivj fra tutti i Presidenti degli Stati Uniti, fu spinto a for– mulare quella dottrina· dalle pretesie- della Russia, 1~ quale, sul principio del secolo &e.orso, intendeva an– nettersi una zona di 250 miglia di 1arghezza, lungo le coste -nord-americane de-I P.acific:o. E in- realtà, l'itleatol'e primo della .·dottrina era stato l'.inglese,, G. Canning, allora Ministro degli e&teri, che la sug– gerì a ·R. Rush, ·ministro ameri-cano presso la Corte d'In"ghilterra. Al fine di contrastar-e alle mire espan– sioniste d,egli alleati ,europei neU'Amerioo spagnuola, gli Stati Uniti, sostenuti dalla Gran Bretagna, dove– vano dichiarare che « i continenti am-eriooni non erano da considerare terre di ccil'onizzazione futura da parte di qualsiasi Potenza europea ». Il presidente Monroe, prima di de,cidersi a seguire il suggerimento ingle-se, c·onsultò gli ,americani più autorevoli. Due .ex-presidenti, JefTerson e Madison, opinavano che la dichiarazione dovesse farsi dagli ·Stat-i Uniti e dalla Gran Bretagna assieme. Ma John À-dams, segretario di Stato, ne diss-u0.se Monroe; « gli Stati Uniti non dovevano comportarsi c.ome una barea che navigasse nella scia di una nave da guerra in" glese ». ' · ~ fu in oceasione del· messaggio annuale, che Monroe, il 2 dieembre 1823,. espose· que-11-ache fu poi cono&eiuta come sua dottrina. « I continenti ame- Bibl. ~1:c.C,a u111u □ 1811vu rieani - egli disse testualmente -:-- essendo liberi e indipendenti, intendono conservarsi tali, e nori essere considerati terre di conquista da -qualsiasi Potenza europea; essi riterranno pericoloso e d'annoso alla loro sicurezza e alla loro pae,e qualunque tentativo di una di queste, diretto ad estendere, il proprio si– stema politi,e,o su qualsiasi punto d'America». Questa ·cosi detta dottrina non si _p,roponeva dunque, in fin deii eonti, che- salvaguiardare gli interessi degli Stati· Uniti. Se dichiarava poi che gli Stati, Uniti avrebbero vigilato alla difesa degli altri paesi indi– pendenti d'Ameriea, era in quanto un attentato a questi ultimi av-rebbe minaooiato l•a tranquil'Iità de– gli Stati Uniti. Comunque, di un,a, tale difesa do– vevano godere anche Stati n-on confederati, purchè giunti all'indipendenza, ed era il caso del Messieo e dei. popoli de-1 Sud-America che- .avev,ano scosso il dominio spagnuolo e s'erano costituiti in Repubbli– che, ricono&eiute d,a M•omoe nel 182~. Veniamo. f,_\ GiaP,pone; 1) cu.i, JJ;roposi;t? di tr 1 ~P,Ì!l-1l- _ tare in Asia la dottrin,a in questione mostra come errasse• Lord Salisbury, ciroo quattro lustri" or sono, proclamando morta la dottrina di Monroe, ,anzi ne– gando ehe fosse- mai stat:a viv-a! Assai meglio argo– mentava Haldane, un, paio d'anni fa, in un d•i&corso aUa American Society di Londra,· ,affermando che, sebbene essa, non sia una legge internazionale, ma solo un sistema di politioo est-era -della grande Re– pubblica nor-d-ameri•cana (sistema, per giunta, che subì, a seconda dei momenti, ogni sorta di interpre– tazioni, adattamenti, deformazioni), I.a dottrina di Monroe era una forza attiva e-d o-perante, anzi un assieme. -di energie, destinato ad acquistare sempre maggior vigore. Or, volendo il Giappone sostenerfl in Asia la parte che sostennero in A:me-ri,e,agl'i StaLi Uniti, esso do– V!'ebbe dichiarar-e: « I paesi dell'Asia, che sono libe"ri e. indipendenti, sono decisi a cii,nse-r.varsi tali, e perciò la Cina, il Siam, ecc., non devono considerarsi ·terre di conquista da qualsiasi ·Potenza europea; il Gi,ap- . pone riterrà come peri-c~l-oso e dannoso alla sua sicu– rezza qualsiasi tentativo d-i una di queste Potenze di– r-etto ad estendere il suo sistema po-litico su. qualsiasi punto dell'Asia ». Se il Giappone .avesse potuto di– chiarare q_uesto principio, non dirò, come M-onroe, nel 1823, ma q1,10-J.che -decina di anni fa, e avesse dis– posto, di · una forza sufficiente ,Per farlo rispettare, _la posizipne delrJnghil~rra,:,\1'rlla_ Ff0.~f~, 1 , della Rus– sia, ecc." in Asia (od anche nel solo E-str~ino Oriente, se .a questo vogliamo Limita.rei)~Sprehbe sìata ben di– versa; le varie P-citenze rion avrebbero,· nell,a Cina, ad esempio, le sfe.re d'influenza e i possedimenti ché vi hanno. Ma. il Giappone erà a Nora ben· hmg,e da aspirar-e ad erig,ersi .a paladino dell'Est.remo Oriente!... Comunque, _meglio,tardi ehe mai .... · E se il paese del Mikado, sia pure per e&elusivo ègoismo, tutelasse la libertà dei paesi indipendenti deH'Estr-emo Oriente, tanto di guadagnato p-er questi ultimi! ·· fovec.e, oosa ·re. il Giappone? Vedendò la· Germani.a impegnata nel conflitto europeo, le dichiara guerra; e in. poche settimane s'impad_ron-isée del suo possedi– mento ted-eseo in Cina, la baia di Kiaoohau, ·e;·avendo formalmente promesso di restituirla alla Cina, se ~ appropri{!. e ne _fa Ul}a vera c,qlonia giappon(lse. Nè basta. L'orribile trage-dia europé,a è una miniera d'oro per il Governo, del Mikado. Mors tua vita ·.,,,_ea.' Il conte Okuma, il « Saggio di Waseda », e il ,barone K.ato, l'uomo pugno di ferro, eori il permesso dei

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