Critica Sociale - Anno XXV - n. 5 - 1-15 marzo 1915

70, CRITICA SOCIALE g_eva alla guerra, ma sopratutto poneva in guardia contro le illusion; e i pericoli di un imperia-lismo ita– liano, _che o ci portasse una -linea sola al di là del confine, strettamente geografico, o potesse anche solo suscitare il sospetto di nostre velleità espansioniste e dominatrici. Resta, dunque, sola questione, il dissen~o col Tre– ves - ·che, per altro, si prof essa egli pure agnostico - circa la valutazione di un pericolo germanico even– tuale futuro ..... Su materia così estremamente opina– bile vi sarà chi si fondi per concludere alla guerra?! E, posto pure che avessero un barlume di ragione, nelle loro astrologie, i/ Levi ed il Longobardi, è dun– que provato che a creare e mantenere le resistenze necessarie ci aiuterà l'intervento, con tutti i rischi, gli sperperi, l'esauriménto che la guerra pr_oduce, con laIJimvasione ammessa probabile, se anche tem– p_oranea, del' Lombardo-Veneto da parte ·degli Imperi alleati? A noi il dubbio non pare serio; perciò restiamo neutralisti, contro g_li herveisti, interventisti loro m~l– grado, come çontro i neutralisti, enorme maggioran– za allaJ?arìi.~ra, che si credono in dovere di S!)attare in piedi per tutti i pistolotti guerrajoli, e feroci con– tro il Ministero, che· sospettano intervenzionista, ci accusano di rinforzar/o quando 'li invitiamo a votare contro· di lui. Essi gli votano in favore; e, perchè al– ·lora non cade, querimoniano e piatiscono con noi, che lo attacchiamo colla parola e col voto. Allegra -genie ed allegrissimi partiti! f. t. IN MAROlNE ALLAGUERRA Per un fenomeno analogo all'antropomorfismo dei popoli ·primitivi, si esagera quando si dice che assistiamo ad avvenimenti non mai visti dal– l'occhio e neppure concepiti dalla mente umana, e che, sotto un certo aspetto, siamo fortunati di vivere in un'epoca così piena e interessante come nessun'altra fu mai. E potremo dire, se non pro– prio tutti " ci fui "' per lo meno " vi assistei n· Si esagera. dico, perchè si scambia la quantità con la qualità, la enorme massa numerica dei ·combattenti, la stupefacente lunghezza delle linee di battaglia, con la càusa della conflagrazione e coi suoi pròbabili e possibili effetti. Quelli, di fatto, non furon mai visti sotto il sole, almeno a ricordo scritto d'uomo; questi non sono nè eccezionali nè singolari. La causa determinante la guerra delle nazioni europee, come si suole chiamarla, non si può pa– ragonare ad alcuno dei grandi conflitti storici che hanno mutato la faccia di un paese, di una società, di una economia. ·Non è una guerra per la costituzione delle nazionalità; nè per il trionfo di una fede religiosa; nè per l'accesso al dominio di uno o più paesi, o rli una intera economia di un popolo più progredito o più barbarico; e nep– pure per l'avvento alla direzione della compagine nazionale di una classe al posto di un'altra; non è nemmeno il conflitto tra economie diverse, come l'agraria e la commerciale e l'industriale. E' forse un'po' di ognuna di queste diverse forme di lbtta, perchè sopravvivenze nazionaliste, reli– giose, idealistiche, permangono e guizzano con le loro speciali ·colorazioni nel crogiuolo immane; ma nel fondo· l'urto è dentro la economia capitar listica internazionale, fra economie nazionali, in- BibliotecaGino.Bianco dustril\,li e commerciali diverse, ma non. antite– tiche al punto da neutralizzarsi se la proc;luzione per il bisogno e non la produzione per il profitto le guidasse, per conquistarsi nel mondo un m~r– cato sempre più ampio, comodo e sicuro. Nè è, questa, guerra preparata da grandi cor– renti idealistiche, come lo furono certe guerre religiose, e la rivoluzione inglese di" Cromwell, e la rivoluzione francese, .e le guerre napoleoniche, e la rivoluzione italiana; per cui non è da pre– vedere che produrrà modificazioni sostanziali nelle società del principio del secolo ventesimo, quali, ad esempi-o, si verificarono nel primo _ventennio del secolo decimonono. Seppure la faccia dell'Europa muterà alcun poco negli atlanti e nei francobolli, la caratteristica. delle sue direttive politiche ed economiche non può mutare, perchè il conflitto non è tra forze diverse e antagonistiche, ma tra forze analoghe, similari e solo diverse per vigoria, tenacia e re– sistenza. Ili secolo XIX ha visto compiersi quasi per in– tero le nazionalità più potenti, espandersi le energie del capitalismo con moto accelerato e progressivo, provocando, assieme ad opere mira– bili, deformazioni, degen_erazioni e veleni dannosi, come il protezionismo, lo ,"sciovinismo,,, il mili– tarismo, il colonialismo massacratore, l'imperia– lismo, prodromi o indici -di conflagrazioni sempre più immani, sia in forma pacifica come le crisi, i disastri di Borsa, gli scioperi; sia in forma vio– lenta come la guerra attuale; ed ha visto infine il formarsi e lo svilupparsi della forza nuova che. quella caccerà di nido, come fattore della eco-– nomia nuova dell'avvenire, l'organizzazione con– sapevole della classe lavoratrice. Ma questa, nell'attuale conflitto non opera per se medesima, ma collabora, sia attivamente, sia negativamen_te, in un certo senso, con le altre. forze con le quali è normalmente in antagonismo. Il conflitto quindi non sarà risolutivo, e nazio– nalismo, militarismo e· protezionismo permar– ranno; e il capitalismo industriale e commercial& ingigantirà ed estender~ i suoi tentacoli e i suoi t1'usts, e i suoi dumping, e di conseguenza l'an– tagonismo tra la classe che possiede il capitale e quella che possiede le braccia si chiarirà ancor più accrescendosi. Nondimeno, pensiamo, il valore del proletariato come classe ne sarà accresciuto; e domani conterà. più di oggi, sia perchè si fosse battuto, sia perchè non avesse a battersi, o soltanto· perchè come _classe ha avuto un pensiero e una azione sua propria, perchè uomini rappresentativi snoi furono al Governo o d'accordo, in quest'ora, col Governo. Sia per gratitudine, nel primo giorno, 1::1ia per timore, sia per presentimento del suo avve– nire, sia tenuto in maggior concetto, di quel che sin qui non sia stato, dalla borghesia, non tanto e non solo come forza di demolizione, ma. anche come forza ricostruttiva. Osservate, infatti: quante delle forme di attività. preconizzate dai socialisti, da Babeuf ad oggi, non sono in questo momento adottate dai vari Governi?' Quanti provvedimenti adottati non sono limitatori della libera concorrenza, e del diritto assoluto di proprietà? . . Le requisizioni di viveri, cavalli, carri, abiti d'ogni genere; i prestiti forzati; le imposte sul capitale corrispondenti alle taglie; gli acquisti di derrate per rifornirne la collettività dei con– sumatori; la utilizzazione delle Cooperative e di tutti gli organismi che si inspirano alla produ– zione per il bisogno è' non alla produzione per il profitto. ·

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