Critica Sociale - Anno XXV - n. 3 - 1-15 febbraio 1915

r CRITICA SOCIALE 31S --------------------- NODI AL PETTINE in casa-.nostra ed altrui Parecchi nodi son venuti al pettine in questi - - ultimi tempi, in casa nostra ed altrui. Cominciamo da questi ultimi, e registriamo il miserevole spettacolo di una politica italiana che neppure in conspetto delle maggiori calamità sa levarsi dal pantano ed esser pari agli eventi. Nelle famiglie, i casi· gravi e· improvvisi, le re– pentine sventure, rivelano la compagine del pic– colo monq.o, e il valore dei singoli. Persone che passan per non volgari, si palesano ignobili _e basse alla prova. Altre, sempre rimaste nell'om– bra della mediocrità. mostrano animo alto ed elevato. Case, che parevano concordi nel facile tempo feliee, si sfasciano; Altre, solcate da dissidi, si rinsaldano mirabilmente nel· dolore. La famiglia politica italia:n.a - quella che avrebbe da rappresentar la nazione• . .:!.._· minaccia di non superare l'esame, negli attuali frangenti. Mentre ·1a vera, la grande ragione dei partiti scompare in un mescolarsi tra ridicolo e osceno di programmi e di fedi, la piccola, la bassa guer– riglia, ~a vita inferiore d~i partiti dura e sormonta. Scompare la politica, vive il politicantismo. Muore l'alto amor del partito, -s'alza la misèra passione di parte. Il nazionalismo balla il trescone col ri– voluzionarismo intorno all'ara- della guerra, e i due, con opposta fede, soffiano in un unico fuoco. La democrazia va a braccetto con una parte dei conservatori; e mentre ciascuno dimentica le fonti della propria fede politica, tutti rimproverano a noi, come una colpa imperdonabile e ignominiosa, di tener fede - in conclusione - alla nostra fede. E neppure in tempo di probabile guerra vicina, questa brava gente, che ha tanta idealità da in– segnare a noi, dimentica le manovre di Monteci– torio: anzi; le ardue vicende della politica estera servono a rendere più interessante il gioco di - corridoio. Se poi càpita un provvidenziale terre– moto, la speculazione rialza i suoi punti nella Borsa parlamentare. Giolitti, Salandra, l'assalto alla diligenza: per più giorni - cun la piccola crisi di lavoro e di pane che ci -tormenta, con una preparazione di guerra sulle braccia, e trent"a o quarantamila morti e moribondi da seppellire o da salvare_ - per più giorni i massimi_ organi della opinione pubblica borghese d'Italia si occu– parono gravemente del solenne episodio! Siamo troppo orgogliosi se chiedial)lo d'essere dispensati di venire da voi a lezione di larghezza di vedute e di p)litica alta e veramente nazionale? Vera o falsa la storia delle trattative Bitlow– Giolitti, per una néutralità serbata in cambio di compensi·; vera o falsa la faccenda di Sacchi e Pantano riconquistati al Giolittismo neutralista, è vero però il turbamento delle file radicali, con relativa sor1iina alla loro orchestra guerrier_a e alle loro solenni intemerate contro di noi vili e ventraioli. Al postutto, sarà più' sacro il "ven– traiolismo "' inspirantesi alla miseria di milioni di proletari, che u-n neutralismo barattato per un paio di portafogli! Mala fenipora cwrunt anche per l'i-ntervenzio- ni"smo rivoluzionario. Mussolini ha sentito rumore; . ha avuto un v:ago sospetto che, se la Monarchia sabauda si deciderà· a fare la guerra, la farà se– condo i propri interessi- e i propri fini, conforme alle proprie tradizioni e ai propri metodi. Vale a dire, che farà una mezza guerra, -assai più dina- ·oteca Gino·Bianco stica-e conservatrice, che largamente "nazionale non che rivòluzionaria. · "' . Noi, modestissimamente; avevamo esternato da parecchio teinpo il sommesso parere che, di solito, le monarchie, anche le più "democratiche ,,, non fossero precisamente.... repubblicane, rivoluzio– narie e antimilitariste; che Vittorio Emanuele III, auche supponendolo aperto a principii di pro– gresso, avesse ancora quaJche esitazione a iscri– versi ai Fasci d'azione rivoluzionaria, e ad ab– bracciare la causa dell'intervento con gli identici scopi di Benito Mussolini, di Filippo Corridoni e di Maria Rygier. Avevamo anche osato affacciare l'ipotesi che la Monarchia, il Governo conservatore, i generali, lo Stato Maggiore e gli altri ordini _costituiti, avendo, almeno per adesso, il mestolo in mano, e non dimostrando (parliamo sempre per adesso) alcuna intenzione .di cederlo ai nominati Rygier, Corridoni, Mussolini, avrebbero condotto eventual– ment13 la guerra secondo il proprio programma, e nol<l.-per fondare gli Stati Uniti deUa Repub– blica Europea, esiliando tutte le Case regnanti, compresi i Savoia. Ma gli intervenzionfsti rivoluzionari speravano evidentemente che, o nella fase di preparazione, o a guerra scoppiata, la "rivoluzione» prevalesse, e, pigliando essa, con più fortuna di Mazzini, le briglie del cavallo del Re, lo guidasse alla -sua méta, insieme con l'esercito e con l'Italia .... le– vand-o di sella, a suo tempo, con tutto garbo, il sovrano. · Perchè, in questo ml!,nicomio ch'è, da sei mesi, la politica italiana, accade anche di vedere coloro, che rimproverano a noi di non essere·· abbastanza repubblicani, e di credere quasi ai·" placidi ,tra– monti ,,, in una idilliaca- penetrazione evoluzio– nista, " molecolare ,,, del Socialismo; accade di vederli (dico) attendersi ora, dalla Monarchia e con la Monarchia, una guerra antimonarchica e rivoluzionaria: e porre alla dinastia, con serietà .... allegra, il dilemma: O la guerra .per la_ rivòlu- zione, o la rivoluzione! _ . Diamine! Posta così la questione, il re vi dirà: Non accetto! Quando ad alcuno si impone di sce– gliere, se vuol finire impiccato o ghi-gliottinato, è probabile ch'egli, quando può, vi ponga una pregiudiziale negativa ad entrambe le proposte. Quando può, ho detto. E qui è la_ chiave di questa situazione comica, del Rivoluzionarismo interventista, che s'è messo fuori e contro del Socialismo organizzato, per spingere· l'Italia alla guerra, senza considerare la quantità di nemici da vincere, e la vera entità delle sue forze. Vuol andare alla guerra, in combutta con anarchici e sindacalisti, e con venturieri screditati che tor– nano a galla in quest'ora torbida (oh, il blocco 1·osso che Mussolini negava pochi mesi or sono!); e vuole andarvi, con il re, ma cont1·0 il re; con il nazionalismo, ma conti ·o il nazionalismo; con i conservatori patriotardi, ma per sopprimerli; con i repubblicani borghesi, ma per sottometterli; con la Democrazia - · con la " vile ,, , aborrita Democrazia di avant'ieri ! - ma per schiaGciarla. Tutta questa gente, tutti questi elementi che il Rivoluzionarismo interventista vuole smuovere o aiutare, trascinare o secondare alla guerra, sono alleati-nemici. Il dilemma " guerra o rivo– luzione ,, diventa necessariamente un binomio "guerra e riv_oluzione,,. Contemporaneamente, il Rivoluzionarismo mussoliniano dovrà condurre la - guerra (cioè dominarla e .guidarla ai suoi fini) e attuare l.a rivoluzione, per sottomettere le istitu- zioni e le energie reazionarie. · Su -che forze- conterà per questo po' po' di

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