Critica Sociale - Anno XXV - n. 2 - 16-31 gennaio 1915

CnITICA SOCIALE 31 alle classi che gestiscono i1 potere di queste tormente B"'RA LIBRI E RIVISTE di sangue che fanno dell'uomo lo stolto carnefice di sè stesso. Solo cosi essa sbarra 1a via all'avvenire delle guerre. Be,-gson e la g1.uwra. IV. Ma chi è atto a esercitare la critica rivoluzionaria della società? La scuola begeliana ci dà la prova che questll, critica non è pane per i denti di tutti. Senza la concezione della " lotta delle classi ,, la storia di– venta un enigma che nessun potere d'intelligenza può penetrare. Se due classi 'parlat;io l'istessa lingua, neces- . sariamente dovranno dire cose opposte adoperando un istesso vocabolo. Tal' è l'antitesi della loro maniera di vita sociale. È così pel prqblema nazionale, come per gli altri problemi sociali. La classe produttrice intende per nazionalità una idea morale feconda del diritto d'autonomia per tutti i popoli, grandi o piccoli. La neutralizzazione delle piccole nazioni (come del Belgio e della Svizzera) fu .concepita come la loro perenne autonomia e la loro intangibilità. Il sistema è fallito. Gli Stati neutralizzati continuarono a fare della politica estera: e l'idea politica di nazionalità necessa– riamente comporta con sè la permanenza degli ordina– menti 'militari, sia pure deferiti diret.tamente alla na– zione. La nazionalità, come iciea morale, implica l'ado– zione d'un principio •di rispetto per tutte le nazioni: implica la cessazione della politica estera (cÒn la relativa abolizione dei Corpi diplomatici e consolari). Nel concetto politico di nazionalità ciò che più col– pisce è l'assenza appunto d'ogni principio riconosciuto. Nella politica estera vi sono usi, tradizioni, pregiudizi, guidati da un'arte di astuzie, d' infingiment.i, il cui scopo è l'ingrandimento territoriale. La nazione, così idealizzata dai borghesi e dalle loro appendici militari, è come un cavallo furioso che nitrisce avido di corsa irrefrenata pei campi della conquista. La nozione politica di nazione si confonde con l'idea stessa di guerra: la sua è una scuola d'educazione militare, perchè è pog– giata sul fatto della forza incarnata nello Stato. Solo la classe dei lavoratori può nutrire l'idea morale di nazione; la quale così adduce alla concezione inter– nazionalista, perchè la morale insegna a rispettare negli altri i diritti che proclamiamo per noi stessi. La scuola di questa idea è di educazione antimilitare, perchè è basata sul principio di libertà, incarnata dalla coscienza pubblica, libera da oppressioni di classe. Solo un sistema di forze militari che si fanno contrap– peso fra di loro formarono, dopo il trattato di Vienna, la garanzia delle nazionalità in Europa. La nazionalità vive perciò come una risultante meccanica, sempre pericolante. Solo un più vasto e piL1diretto prevalere delle classi lavoratrici potrà generare il trapasso della nazionalità dalla sfera politica a quella etica, sosti– tuendo cosi al regolo dell'equilibrio il principio del– l'armonia delle nazioni, basata Mulla concorde osser– vanza delle leggi della morale pubblica - cosi straniera ancora alla coscienza mercantile dei nostri tempi. Ma allora lo spirito guerresco sarà soffocato dallo spirito morale della classe dei produttori. Quando? ... E. LEONE. Ai prossimi numeri: Il i·omanzo della guen·a, del dott. Al.l!ERTOVEDRANJ. L'imposta sul t·eddito netta Finanza contemporanea, del prof. JACOPOTIVARONJ. Mona1·chia, Repubblica e affa1·i in Cina, del dott. G. Bos– SONI, ·bliotecaGino Bianco I , Un.a v·olta di piiù, un.a g.rnn<le vooè frai mlese si è faitta UJdill'le> •per -mo,stra,r,e al pubbi'ioo che p ,en.sa quali so.no le rogioni idèah •e profonde per le quali tu-tta .1,aF, rancia Lntellettm1J. e si trov a u:ni,ta nel respingere la bru,balie aggre,s,sione tedes.ca. Poche, s·ebUmaine fa era Em i,Ii,o B{Jutr,oux che, in pagii•ne mrugistrali, rintracci.ava con chi.airezza imp•ec– ca-bile le 01•i1gini de.Il .a nuova metnfìsioo germanica (non per ,n.ull.a He ,g.el , dall'aiHo d,ella sua cat!Jed.ra di Beirli,n,o, profetizzò ch e lo Stato prus.s·iano era l'in– c arn•az.iione d ell',ide.a dii.vina sulLa te,rro!), di questa p ·resuntuo.sa fìloso.fì. :JJ faJ.s.amente ideali-stica, che ,pr.a– ti ·camente è ri·volta a .traismutare la forza in diritto e ,a creare urn nuO'V'o ordine amo,•a/r p,erfe,tta,rnem,te adeguato alla m.ienibahtà tede.sca.. • O.m, è lo sp,i,ri<toagi-le e sottile di Emioo Bergso.n, che, niella seduta pu~bliica annua,1-e del.l'Accademia pa,l'i•g"i,n.a di scienze morali, d-i,pi,n,g.e ,a Sl.lk'ù volta, oon t.r.at.t1 indeleb:i,li, ood,esta specie di co,rsa all'abisso lo– giico, fatàl,e, come• è questa: guerra, verso cui kt Ge•r– ma:n.i.aiv,e,n,n,c ondotta da.fl' uni.ficazione ri.gièl,a di tutlie le forre sociali in v i-sta d eU'ap·pa.gamento degli ap– p•etiti materia-I-i, e daUa sostituzione del « moocani– c~s,mo» UJllia « vi1ta». · Qom,e,si è è.ostituita, questa <e pruss.ificazi·one » della scienza, poi della morale, a, p,rofìtto. escl,usi.v-0 di un,a conrezion•e na2ionale util,it.aria, gro-ssola,rua e m,i,1'ita– l'e&ca, è ciò che mette in rL1i.eiv,o l'an.a,J.isi penetrante di Bergson. La con c,aten azio,ne d,e-1 ragi,onamento è co-sì luminosa. che, peir a.vv ,entur::i, po,t,rà ave,r p,re•siaa.niche sulle oo,s.cienz.e di qil.1 1egLi, studi,os,i tedesoh.i, a.i quali non è basi.al.o l'animo di firmia:re il famoso -mani.fè.sto d,ei 93. A oos,toro e a-gli alt.ri il filosofo, frn,noes,e,rno•s.tra che l'attuUJl•e•teori,.a pa ng,e,r: man.i 1 stica, (teoria che, come ha già detto su queste colonne A. Cres,p,i, hia trovaJto i spoi p•iù reoe.nti espositori niet Tre~tschke e niel van Bernha,rd,i, e che p oggia sui s,e1guenti oostua,li aipo•f– tBgmi: « La guer.ra è in se stessa, u,nia. 'buon~ oosa,, è il più g,ran, d,e fah to,re me.I progre,sso, della cultura»; « gl.i sf-0rzi diireitti contro l'ab-oliz.ione dell,a guerra non s-o,lo s-ono stuip,i<li, ma a•ss-o-lu'Lame,n,t,e, immorali» (!); <e !<eCorli di ,a,rbitrato sono delusioni •pe,rni>C'i,ose >>i « la guerra ricoa--rerà semp1-e come. una. poten,te m,e,dicin,a •p-er la razzai umaina )) ; « gE sforzi pe,r la, paoo conduil"– rebbe,ro, s,e ragg,iung,essero, il loro soopo, a un,a oo– mune de.genera'-1:ione»; « gl.i eno,rmi• ,armam,e·niti s,ono per s•e stes,s,i desid,e,rabi,Li (!} »; <e !,e nazioni mi;!.itail"– me,nte d,eboli ·non hanno• diritto di viv,e·rie>>;«è morale tutto qu,a,n,to· lo Sta,to f.a per a,cores-ce,re il pirop,r.i-0 te•rr.ùtorio >>; <e ogni a2ione i.n favore dell'umanità col– lettiva, fuori dei I.imi-ti deHo Stato e della, nazi,one, è asS1Urda: e cond.:annevole »; ecc., eoc.), oo,teista d,ot– t.rina, afT,erma il Be,rgison, non è « che UJnia: filosofia destinata a -tradrurre in idee ciò che, iin fondo, è am– bizi,o,ne, i-nsaziahil,e, Y•ollon:tà ·perv•ert.ita daH'o.r-g.ogl,i,o ». Una simLl,e, « ,trasp-0sizi 1 one· in.tenettuale )) di quello che è bl'UJtaJi,tà e CUJpidiiigin, •- trasp-o,s,izi-o,neche, pul'trop– po, ,si è f,a,tta carne e snngue d,e,lfa élite e della g:i,o– ventù studi,os,a germa,nica - una voli.a che -pos-..o.a di,s– vone di u,n.a fOO'zam,aite·rial·espave.ntevole e di un nu– me,r.o sbal:o,rdilivo, cli fu,c:ili e c·rurnnoni,·non può che .asp•i'l"a:r-c al raig,giung,imento di un 'unica mèLa.: LI do– mi,n-iiouni,v.e,rsale. Sen.onchè, si può dolillin,al'e UJnic.a– me,nJL,e col,la forza maite-ria-1,e,ud _esch.1-sfo,n,13 di ogni iòeal•e e,t.ico? E, -se, si soo,rge - tr·op,p,o ,t.a,rcli- che si p-e,1,cQII',l'e falsa s>tra,da, come ia.rJ<e-stwrsi? Il <e mac– chin,i,sm,o>> non ri,s,chia 'di tuitto schi.accì,are e sv,elle,re? E Bergson -ri,o01rd.a la bell,a leggenda g,reca della stre– ,ga, la q,u~le con magicru inican,ta,gi-one av-e, va otten uto che iii man,i,co della su,a scopa, andasse a ri ,empi.rl, e al fiume i ,<,ecchi d'.acqu.a, rn,a che, non ave,n dio la. for– mol,ai p,er fr, ena,l'e i- 1manico neJ suo, lavoro, vide a-1- Iaig.ato il suo arnt.ro, , tanto che annegò .... IL ma,ni,c,o deJ.la sc ,op.a l,e<lesca - ci,oè i,! suo militta– •rism,o a,u1bomaitioo - f-un2,ì-orna .a f.ond,o .in questo mo– mento,· ,e La sua forza s,caitena-ta è evidentemente ter– I'or:izza,n,be. N,o,n sono ce,rto le vittimie· che lo oonte– ste,r::inno. Ma, c.omè c.scJ,::i,mò di -re,c-e111te m1 ·uffìc.iale •

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