Critica Sociale - Anno XXV - n. 2 - 16-31 gennaio 1915

26 CRITICA SOCIALE DOPO LA GUERRA PREVISIONI. A mezzo det suo amico Odon Pm·, domiciliato in Jtalia, il ceteb1·eautore delta Jungla, il socialista ame- 1·icano Upton Sinclair, ci manda l'articolo che segue. Noi ringmziamo insieme t'auto1•e ed il trasmissm·e. E pubblichiamo ta prosa dell'esimio scritto,·e con una intenzione non già soltant9 lette,•aria - come faremmo pe,• alcuni brani detta prima pa,•te, dove un simpatico ma troppo poetico ottimismo domina e semplifica i fatti e le p1·evisioni - ma anche pel valore politico di motte osse1·vazioni delta seconda pa1·te dell'articolo. Scettici anche noi quanto atta tesi ultra-volonta,ista delt'esordio, e at presagio della pa1·te un po' miracolosa che il compagno ame1·icano attribuisce a Vande1·velde e a Jules Guesde nel pl'Ossimo futuro dei rispettivi paesi - pensiamo che il monito dii-etto agli alleati, ai cugini Inglesi in isp_ecialmodo, pel'chè sappiano man– tenere una g1·ande moderazione dopo la spe1·ata vit– toria, sia pie.no di una saviezza chiaroveggente - non inutile esempio anche pe1· molti dei nostri, infatuati di f'l'anco- e di anglofilia e tentati da un certo can- nibalismo ge1·manofobo.... La C. S. Una scienza, per essere veramente tale, deve - fu detto - consentire le previsioni. Il Socialismo mo– derno si proclama " scientifico ": alla luce de' suoi principi Qhi scrive tenta di presagire i probabili risul– tati sociali del conflitto· mondiale. Nessuno è costretto ad accettare queste previsioni. Basterà che il punto di vista, non banale, stimoli la riflessione del lettore sui problemi che questo critico momento della storia ci presenta. Sette anni or sono chi scrive compilò un Manifesto, che diramò, perchè lo firmassero, a parecchi leadei·s del socialismo americano. Esso antivedeva esattamente gli orrori scatenatisi oggi sul mondo, e faceva appello ai socialisti delle altre nazioni perchè, tutti insieme, formulasaero un programma di azione per prevenirli. Il compilatore rievocava l'affermazione di Bebel, che i socialisti tedeschi sarebbero accorsi a difendere la pa– tria da ogni eventuale attacco, e metteva in rilievo i pericoli onde ciò minacciava il movimento socialista. Citiamone soltanto qualche periodo: " Noi siamo i prodotti del capitalismo: pericoli e tentazioni ne circoudano. Sarebbe strano che la bar– barie del sistema in cui viviamo e in cui siamo co– stretti a pr_ocurarci le sus~istenze non esercitasse qual– che contagio anche su d1 001. Che, per esempio non p~opendessimo 3; vedere. 1>iù nettamente i guai del <hspot1smo stra01ero che d1 quello pae~ano. A ciò ne aiutano mirabilmente le nostre classi diri1rnnti le quali· ben sanno che l'odio contro le classi dirige~ti delle altre nazioni è l'unico sentimento che abbiamo co– mune con loro, e che il rullo dei tamburi bellici e il nostro sgomento sono i migliori argomenti cb'essi pos– segg3:no p~r ~onservare a se stessi il potere. Di qui talu01 segm dt fiacchezza dinnanzi all'insidia nemica che mi sembrano inquietanti quanto sintomatici. Poiché che ne giove1:ebbe assicurarci la salvezza come na– zi~n), se,. per questo, dove_ssimo porre a repentaglio lo spinto d1 fratellanza che e la nostra stessa esistenza la no~tra guida nella lotta, il nostro più sicuro titol~ per vmcere? ~ Che ~i~nifica fra ~ociali_sti " gue1:ra di aggressione? ,, Forsech~ 11 proletariato d1 una nazione aggredirà mai quello d1 un'altra? 1n quale mai nazione è il proleta– riato _che dichi~ra le guerre_? Non nascono queste dalle gelosie dei m1htanst1 e dei banchieri? E dovremo noi BibliotecaGino Bianco farci loro strumenti e schierarci in battaglia per loro? •ranto varrebbe rinunziare alla battaglia nostra, se, subendo noi l'influenza del potere e delle passioni bor– ghesi, dovesse bastare ai padroni suscitare un inci– dente all'estero per disarmarci e ridurci al silenzio! Compagni, sta in voi il decidere. Se prevediamo il pericolo e lo affrontiamo, impediremo al no'étro movi– mento di affogare quandochessia in un mare del no– stro medesimo sangue. Se i socialisti di tutti i paesi, che dovrebbero prestarsi alla guerra e pagarla colle loro lacrime, decidono che a nessun costo si lasceranno trascinare al macello dei loro simili, ciç>può bastare a impedire che la peste rossa della guerra travolga il mondo civile ,,. Il Manifesto, concretando, proponeva che i Partiti socialisti delle nazioni civili stringessero un trattato di pace, impegnandosi a dar la vita, se occorre, per impedire le guerre. Indi proseguiva: "Solo coll'azione risolveremo questa crisi; solo la nosti:a risoluzione di agire potrà t.occare i nostri ne– mici. Il socialismo non è teorica di Governo, ma atto di volontà; se si effettuerà sarà perchè noi lo avremo creato; le esitazioni e le dubbiezze ci impediranno di crearlo. La mia idea fissa è che il socialismo, in que– st'ora, può impedire nna guerra fra nazioni civili, purchè lo voglia. Voi, socialista, che accennate di no, voi ohe dite: " lo potremo se altri lo volessero ,,, voi stesso concorrete a cagionare la guerra. Guerre vi sono percbè vi banno uomini disposti a morire in esse; guerre vi saranno finchè non ve ne sia disposti R morire per impedirle. Come i combattimenti dei· gladiatori cessa– rono quando i monaci cristiani si gittarono volontaria– mente nell'arena; così i tornei del militarismo conti– nueranno finchè gli innamorati dell'umanità non si mostreranno disposti a buttarsi sotto gli zoccoli ferrati della cavalleria· .... •· . . "Ci si dice: il movimento è troppo debole; dobbiamo attendere che ancora si evolva. Ma l'evoluzione opera nel cuore degli uomi.n i; noi ne siamo· gli artefici; essa non avviene se n oi non lottiamo. Ci si oppone che il nostro movimento verrà represso: ma la repressione di unR rivolta sublimemente umana, <liretta ad impe– dire la guerra, sarebbe la massima vittoria possibile del socialismo; scuoterebbe le coscienze e solleverebbe i lavoratori di tutto il mondo ci vile, come finora non accadde mai. Non ci sgomentino il numero e la forza dei nemici. Un migliaio di ardenti e di decisi vale un milione di prudenti e di rispettabili. Diventare una " istituzione costituita ,,, ecco il massimo pericolo pel socialismo .... ,,. Inutile dire che il llfanifesto non riesci a convincere il movimento socialista internazionale. Dei socialisti americani, i più negarono la firma; o perchè stimavano di cattivo gusto che una nazione non minacciata dalla guerra facesse il Mentore alle nazioni minacciate; o adduéendo che i Congressi internazionali socialisti si erano già pronunciati contro la guerra. Vi è un tipo di socialista, il quale funziona nei bureaux e nei Con– gressi e che considera risolta ogni questione quando da quelli sia stata adottata una deliberazione. Il Manifeijto trovò favore presso i sindacalisti ita– liani; se ne distribuirono centinaia di migliaia di esem– plari. Lo scrivente non è così vanesio da vantare che esso abbia contribuito alla neutralità italiana: ma a questa deve avere concorso l'atteggiamento vigile e solidale, fin d'allora mostrato dai lavoratori italiani. Egualmente sintomaticR fu la sorte del Manifesto in Germania. Quei leaders socialisti spiegarono che il farlo circolare nel loro paese sarebbe sfato considerato alto tradimento; perciò non ne fecero nulla. Trapelava <li fra le loro righe ch'essi non avevano fiducia in quel programma; che non. avevano alcuna frenesia di but– tarsi sotto le zampe dei cavalli; che in fondo al loro cuore molti ammiravano la cavalleria - la cavalleria "tedesca,,.

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