Critica Sociale - Anno XXV - n. 1 - 1-15 gennaio 1915

2 CRITICA SOCIALE un'altra v0/ta a raccolta gli antichi camerati ed i nuovi. Constata intanto che - come accade - anche qui, nel noslro bivacco, dal male nacque un bene. Quando, or fa un anno, al vecchio tamb,u·ino una improvvisa infermità minacciò un tesoro che vale un po' più della vita - la vista - costringendolo ad appartarsi in lungo e penoso oziò sotto la lene/a; ,111 orovato, un fedele, un amico non cle la ventura, pre~e subilo il posto, ciel comando no, ma piuttosto e/ella maggiore fatica. Claudio Treves fu il Diret– tore e[lettivo, per lutto quest'anno lr-ascorso, cli Critica Sociale, la quale sensibilmente se ne av– vantaggiò. Ora, che al vecchio lamb,trino i peggiori guai son passati, non paciò lasceremo Claudio Treves disertare o scansarsi. Egli rimane e rimarrù la maggior forza anche cli,·ettiva ciel/a Rivista. Noi collaboriamo con lui (1). Con lui rimarranno lutti gli altri, e qualcuno, pensiamo, tomerà, e parecchi si aggiungeranno. Perché.... vogliamo noi, questa notte cli San Sil– vestro, fare un tantino l'astrologo o la pitonessa? .... anche questo ci sembra a un dipresso cosa sicura: al Socialismo, dopo l'uragano che rugge in quest'ora, tornerà non solo la forza, che gli viene dalle rmti– nomie profonde ed insanabili della . presente inci– viltà, forza che in realtà non ha potuto. perdere mai; ma tornerà anche la voga - quella voga, nel mondo così eletto e/egli intellettuali, civettanti colla coltura, che godette un tempo e che poi sembrò avere smar– rila. Quando, invero, dopo i primi anni, fu chiaro e/ai fatti che la dottrina socialista 11011 p1·oduceva nè le improvvisazioni 1'edenlrici, nè i disastri e le rovil1e subitanee che gli innumerevoli credenti nel miracolo (anche senza saperlo) attendevano o temevano da essa; che era un seme dalla sicura ma lenta germi– nci.zione, a prezzo cli lavoro paziente nei climi e nei terreni propizii, non un giocondo apparecchio cli pi– rotecnica; molle adesioni platoniche, molto interessa– mento non fatto che cli cw·iosilèt e cli impa:ienza, si allontanarono eia essa, per volgersi etc/ altre e più, in appa,·enzct, peregrine attività ccl utopie: il nazio– nalismo, il neo~spiritualismo, il clemocrislismo, il riformismo di destra e via cli seguito. Cctpricci fatui ciel pensiero, non poggianti nè su roccia cli larghi interessi umani, nè su salde fondamenta scÌ-enti[iche, e i quali, ove non rivestano lo spirito reazionario che mira a dissimularsi per meglio ingannare, non pos– sono che sgretolarsi nella contraddizione e nel/' equi– voco. Cl,e si stessero sgreColando si vedeva già ad occhio nudo: l'orgia cli sc111ç1ue di barbcu·ie che si celebra oggi nel mondo - non ostacolata, od anche agevolata e giustificata, dalle lustre icleologiche a cui vanlcuw cli attingere ispim:ione - clarèt loro il colpo cli gm:ia. E allora - nelronesto tentativo cli riconciliare la civiltèt con se stessa e il mondo con la ragione e il progresso civile con le sue condi:ioni necessarie - lui/i oli irrequieti vagabondi cli ogni idealismo [i11i- 1-w1110 per ricascare nel veccl,io 011011 Socialismo. I ·cdrclc! F1LJPPu TuHATJ. fl) Senza pericolo dl litigi per dl\'lslone <11stipendi (rholgersl per notizie all'Ammlnlstraztone .... ) o dl rlvalltà di gerarchia! Al prossimo numero: L'idea di nazionalità e l'avve– nii'e delle gue1-re, di ENRICO LEONE. b IO 8( \.:J L'INTERVENTO IDEALISTICO Tra j moiti augmi che corrono, sinoeri o bugiardi, le strade in questi giorni, noi insrriamo questo solo: che ciascun italiano appr-enda a saper che c~sa vuole, e che sia fìnita presto la presente confusione delle meni.i, senza escludere neppure che si tratti anche di ur,a grossa -ipocrisia dei cuori. Che. vogliono co– testi moderati? Voglion-o la pace? Vogliono I.a gue,r- 1~tt?Parlano i grandi giornalj intervcmcionisti cli_ lo-ro parte per loro- o contro d1 loro? Chissà! Essi. v-o– n·,lion-ociò che vuo!IJ Il Governo; essi non vogl.iono ~iò che il Governo non vuole; c'è un Govc,rno, dun– que spelta al Go,verno di sapere ciò che il Pae&e vuole e sp·etta al Paese d1 far-e ciò che vuole 11 Goc verrw. Oh! la dasse dirigente! Essa suole dirigere cosi. La guerra, o perchè n,o? se soltanto la previ– sione sua permette di impiegare il proJYr,i-odanaro al 4 e mezzo per cent,o, sen~a rischi, senza fastiid1, senza aJ,ce di tempeste o di ... scioperi? La guerra, e pel"Chè si, se ornai tutto il proprio denaro è impic– o-ato? Stringiamoci pertanto come 174 senaLori fiera– ~ente compatti nell'unanimità intorno al Governo. fil hoc signo ... sarà quel clrn sarà! Ma ci sono pure borghesi che clehmno por I.a. gue1'– ra; questi sono i borghesi riformisti, democratici, repubbli-c.ani; quesLi almeno sanno, quel che si vo– gliono, in essi non c'è oonfusi,one di meni.i ed ipo– crisia di cuori. Ah! davvero? Ma, prima di tutto, co– suoro non sryno la classe dirigente. Son.o quattro gatti. Lo diciamo enza disprezzo, (anche no-i siamo stati quattro gaitti!), oon convinz,ione; con quel I.a convin– zione che css.i stes si cerc ano con zeJ.o cli incutercii nell'animo. Usciva infrit.ti il gio,rno cli Natale il Se– colo, clopo <jualf,m, mesi d i nutrita propaganda per l'inte•rvento in guerra, a ci.ire·: La gue1·ra, ma chi la vuo.Je? Le donne, no! Gli uomini-contadini, no; gli uominri-operai, neppure; la borghesia, meno, di tutti. La guerm, la voghlamo, noi, il Secolo, il Corriere della Sera, forse il Popolo cl'Itali.a, Muss,olini, Etto•rn· J.an – n,i, Pi-o,Schinetti, e forse il Federzon,i. .... Or.a una pro– pagancLa democ,ratic.a p-er la guerra che p,remctte questa sua sconsolai.a solitudine, che ppofessa I.anes– suna sua illusì,one di interpretare le masse, che· sono la nazione·, è urta propaganda di d,ilettanti che .am– miccano· perché nessun-o li 1wenda in parola. Si fa così p,er fare. La guerra è un tema letterario che si p1,esta ad uno sfoggio m.agiriore cli belle frasi e di bei sentimenti cl.assici che il tema cont.ranio,, la neutralità. Il vero apostolo non sospetta neppure di non essere La mqggioranza, d·i n,on essere l'untlver– sahità. Immaginate Giuseppe Mazzini ch1bit.arc, della volontà cl-cl popolo, anzi della sua prontena, onde, impaziente, non attende che il segnale!. .. Costom non sono veri .apostoli (come riderebbero di se stessi se, UJl istante, guarclandos.i ne!Lo specchio, si vedes– sero in veste ed in animo, di veri apostoli!). Essi non crecllono alla bontà della opinione che hann,o .abb_rac– eia,ta jn omaggio- ad una fo,rmalistioo t.mdizì,one, d1 cui però non ricorrono più i termini sostanziali. Essi proclammw cosi forte I.a 1-o·rosolitudine, perché san– no. che un .a·rgomento fortissimo per divulgare una opm1one fra la gente è persu-uderla che quello è l'opinione ci'cl magg,ior numero. Tutta la letteratura della patr-ia :- quella che noi, ncu-t.ralist.i, lcggjamo anco1·a, lcgg1a1no sCinprc, con comrmozionc, ~i infer- 1·01·111ia nel preSl!.lJJposto del co11scn'so univer:,;aJ.e, e, se em La 1-etLeratura di u11'.aris,t,ocraz1a, essa non se ne aooorg.eva, ancor meno se ne vantava come di un elegante privilegio. In quella arjstocrazia era una illus.ionc clivinamente democratica. Se si foss.c sorpresa a pensare: Odi profanum vulgus, si sarebbe sch1affcggJata eia se stessa, poichè essa, l,a ar.isto– cr-altca leUJCratura della patria, s,i sentiva tutta del

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