Critica Sociale - Anno XXIV - n. 13 - 1-15 luglio 1914

CRITICA SOCIALE 195 << l9ro »,.ideali e, talvolta, le loro, persone. La rivolu- .'ziòn'é socialista sarà « democratica» pe.rch'è il suo IIlemiurgo:sarà il proletariato hella totalità della sua specifica 'organizzazione di vita eretta sulla graduale e moHeplioo trasformazione dell'istituto della pro– prietà. A ciò doveva certamente pensare l'Engels, c0n la celebre frase che i « rimasticatori » tra i quali noi siamo,· ripetono spesso, per significare la fine della tattica della sommossa. A ciò doveva l',Engels pensare, assai più che alla semplice posizione di una difficoltà nella strategia della sommossa, per eff,etto della nuova ampiezza delle strade; .a ciò, al carattere naturalmente pacifico della ,riv,oluzione so– cialista, finchè la borghesia ne conse11ta con il ri~ spetto della legalità, cioè, della sovr.anità del. suf– fragio universale, il libero svolgimento nelle cose .e negli istituti. E, infatti, tutti i classici del pensiero e dell'azfon,e socialista (specialmente in Germania) sopratutto di ciò dubitano, che la borghesia . non .assuma essa l'offensiva della reazione guerreggiata, e; per ci<'.>, hanno sempre con mìrabjl~ avvedutezza · èccitato la diffidenza del proletariato organizzato contro le mene anarchico-barricadiere, nelle· quali giustamente essi vedevano, e vedono, troppo spesso la lunga mano delle polizie provocatrici, che n,eI– l'allenamento rivoluzionario trovàno con tripudio oc– casione al proprio allenamento reazionario, a spac– ciare Governi e padroni delle incomode o·rganizz.a– zion,i proletarie e socialiste. Appunto•, chi non sente in quest'ora che l'obbi,ettivo principale dell'azione politica e parlamentare del socialismo è la tutela della organizzaz.ione compromessa dalla sommossa? chi non sente in quest'ora il felino sfruttamento degli ultimi• moti che le agrarie e le. Leghe degli indu– striali, e, in genere, i più attivi persecutori del pro– letariato stanno compiendo a furia di suggestioni perfide, di sobillazioni sinistre, nella stampa, in Par– lamento, al Governo? chi non sente nell'aria vibrare le equivoche prov,ocazioni che tentàno di approfit– tare dei giusti ran,cori delle masse· esulcerate e, in ispecie·, del pronto ,e. ingenuo sentimento dei giovani che li .fa essere sempre primi alla riscossa ed al sacrifizio•? R,eprime·re in un solo giorno, soffocare in un solo giorno nel sangue venticinque anni di propaganda, di educazione, di organizzazione, di resistenza, di cooperazione, di conquista parlamen– tare· socialista, ecco ancora un ideale per la rubesta gioventù- dieI nazionalismo;· ecco anwra un sogno per una « giornata storica >J, « eroica i>, della cor– rucciata e paurosa borghesia italiana! Chi dei nostri può essere cosi imbecille da prestarsi gentilment_e? Chi è cosi ing,enuo da credere di dover superare Vlt– tòriosam.ente ~!;agguato,. e di uscìrne con tutto il' s·o~ . ctalismo trionfante, p,er il semplice affidamento della teppa· divinizzata? Ora conviene più che mai starsi attaccati al tronco valido delle dottrin,e e delle tattiche consacrate del socialismo internazionale. Ogni deviazione per cor– rucci, sia pure esulceranti, sarebbe una diserzione, un tradimento a noi stessi ed al socialismo interna– zj.on.ale·.Ora è palese che Io stesso sciopero gene– rale di protesta è incontenibile·nei confini della pro– testa, esso pOTta fatalmente nel suo seno la som– mossa .anarchica ....,... cosi come nella deliberazione, che fa stato per tutto il socialismo internazionale, del. Congresso di Amsterdam, è chiaramente intuit-0 ed esplicitamente diffidato - e pertanto lo scrnpero generale diventa una facile oocasione .o un comodo pretesto della borghesia per giustificare le più au– daci offensive reazionarie, potendo essa conta•re sul– la pie~is5!ma (;On( ;ordia.di . tutti .i ?u?i partiti,, dai radicali a1 cler1cah, tutti disposhss1m1 a quest-0ra, in Italia, .a sacrificare anche le libertà essenziali fili.a foro avarizia di classe, ehe si inalbera tutta di ti.- 'bliò\eca Gino Bianco more al pensiero di poter in ultimo caricarsi di al– cuna parte delle spese di Libia e conseguenti! Ora la lotta di classe in Italia deve necessaria– mente tendere a culminare nell'azione parlamentare piuttosto che nell'azione diretta. Perciò n\1lsinda– oalisti, nè .anarchici, nè (ancor meno!) la teppa ora s,embrano servire la causa della rivoluzione· socia– lista. L'intuito con il quale le masse si sono volte verso l'o,struzionismo parlamentare attesta una con– vinzione suffici,entemente consapevole che soltanto misurnndo allo Stato la soddisfazione dei suoi in– d,eprecabili bisogni finanziari si possa sperare di riuscire a imprimergli un indirizzo più con.sono ai diritti popolari, costringerlo ad .una politica di li– bertà, di amnistia, ad una politica almeno tenden– zialmente antimperialista, antimilitarista, antifiscale di protezione della econorp.ia , della vecchiaia, della malaria, ecc., del proletariato, quale è nella neces– sità di vita del proletariato - e quale, anche un ri– volgimento repubblicano improvviso, che dovesse, per cònserv:i'rsi, dare maggiori affidamenti ai ... con– s,e,rvatori, oggi come oggi, difficilmente concede- rebbe. · Il perchè, concludendo, la discussione circa _i di– ritti costituzionali della teppa sul nostro Partito è ora del tutto ·fuori posto. La nostra « rivoluzione i> non la suppone, n,ecessal'.iament.e; anzi, per molti versi, cosi in dottrina come in praxis, sembra esclu– derla e certo la esclude per tutta la ragionevole am– piezza del nostro orizzonte di battaglia. Il resto è letteratura, che scalda e non illumina. IL VICE. IL CONGRl:SSO DI MANTOVA Non tornerà forse inutile per i lettori· della Critica, completare o delucidare le annotazioni del prof. Fausto Pagliari sul Congresso della Confede– razione del Lavoro, tanto· più che esse hanno dato motivo alla Direzione di fare qualche riserva. E' verissimo che l'opposizione era costituita dalle Camere del Lavoro dei centri agricoli, ove più in• teµsa è la disoccupazione; meno sicuro è invece che al diffuso malcontento, dovuto alla crisi eco• nomica, si congiungesse uno spirito di maggiore combattività, recatovi <ial proletariato della grande industria dei centri urbani, ove più netta è l'anti• tesi tra capitale e lavoro, più aspra e più difficile la lotta per la conquista dei miglioramenti. In– dubbiamente anche questo proletariato sopporta le conseguenze della crisi presente ed è quindi tratto spontaneamente a chiedere un'azione più vivace e decisa. Ciò però non prova ancora, a mio. modo di vedere, che esistano nel movimento ope– raio italiano due nette correnti di interessi <iifformi e distinti, le quali debbano - perseguendo indi– rizzi opposti - trovarsi casualmente d'accordo nel chie<iere un'azione più accentuata; dico nel movi– mento opflraio e non nella sola Confederazione, perchè tengo conto anche di quella parte di pro– letariato organizzato fuori i quadri confederali, . che segue i principi ed i metodi sindacalisti e che può indirettamente influire sull'atteggiamento_ dei confederati. Chi al Congresso si fece aperto sostenitore di un indirizzo diverso da quello seguìto dalla Con– federazione del Lavoro, fu la Camera del Lavoro di Roma, la quale lasciò traccia del proprio pen– siero in un ordine del giorno in cui premetteva : «..,. che la propaganda, l'Qrganizzazione e la dire– zione del movimento operaio devono essere indipen-

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