Critica Sociale - Anno XXIV - n. 13 - 1-15 luglio 1914

194 CRITICA SOCIALE - ·nesco » qu-esto. La confusione, socialisticamente, hon dovrebb,e essere possibile; se è possibile, lo è solo in quanto si ritiene che il. « comando » dei 500.000 è legalitario, e l'altro, precisamente, no, e nella mente del « rivoluzionario» sono_ precostituite simpatie e plleferenze per ogni gesto• non legalitari-o, siccome vero gesto « rivoluzionari-o», o in sè, o come educatore e prepar.atore d~ altri gesti non legalitari che « rivoluzionari » sono destinati a di~ v-entare. Il guaio si è che coteste simpatie e preferenze non sono complementari, integrali, ma sono anzi ·contradditorie delle nec,e&sità della organizzazione. g di tutt.a evidenza che, quando per il buon capri-c– .cio · della folla, o magari della teppa, l'organizz.a- 1 zione non solo- vede osta-colato il proprio indirizzo politico dai disorganizz.ati, diciamo così, dai kru– miri, ma vede turb.ata tutta la complessa opera sua d:i rieclutamento proletario, di legislazione sociaie, dii cooperazione parlamentare, ecc., modificate le condizioni politiche intorno a sè, ev,entualmente per- , fino vede violentati 'i suoi uffici, a'rhstati" 'ì · suoi uomini, l'organizzazione si ripiega affranta, avvi– lita, annichilita. Oss.ia, si ripiega, affranto, avvilito, annichilito, il 'socialismo da un «gesto». Allora bis,ogna to-rnare a qu,el punto; semprie: o il socialismo avvien,e per colpo di mano, per prepa– razioni successive, sempre più vaste e fortunate, di movimenti rivoluzionari, e allora chiudiamo il re– gistro dell'organizwzione. Che ci resta a fare, in~ fatti? A tirare le fi1e !,ente della ragna riformista per– chè ad -ogni tanto-, per un incidente di polizia o per una « spedizione» sovversiva in una villa repubbli– cana od anarchica, di Romagna, passi il rondone rivoluzionario e la sfondi, tirando .dietro di sè anche i nugoli dei coleottori poliz.i,eschi?Lavoro estenuante di Sisifo, lavoro che finirà per non attirare più al– cuno; non rieggendo l'anima a lavorare col sospetto di essere due volt,e burlata : prima, in quanto essa tende l'arco ad una mèta lontana, di anni ed anni, mentre l'imprevisto rivoluzionario guata così da vi– cino ed a ogni momento ed in un {iat potrà portare sulle sue ali il miracolo dell'emancipazione in bloc– co; secondo-, in quanto essa debba ragionevolmente temere che tutta la lenta opera sua di formica pa– ziente e diligente possa essere jnvolata in un mo– mento dalla cicala rivoluzionaria. ... Oppure il socialismo non diventa per colpi di mano, se anche la violenza non si possa assolu– tamente scomputarsi dalle estreme resistenze del tra– passo della società capitalistica, ed allora bisogna mettersi in r,egola con !'-organizzazione ed a questa conferire l'autorità ,e I.e. responsabilità per dirigere gli sforzi politici ed· economici d,ella classe. proleta– ria, destituendo di questa autorità e di qu,esta re– sponsabilità (la qual-e, del resto, è sempre purament,e illusoria) la folla, e, ancor più, la teppa, malgrado nessuno di noi si arbitri di smemorare Balilla e Ga– vroche! Ciò che diventa del tutto inammissibile è tenere l,e due concezioni unite ed argomentarsi di farle an– dare avanti di conserva, credendo di :rompere i lun– ghi giorni della prosa evoluzionista con qualche giorno di poesia rivoluzionaria, d1 mettere tra le quaresime riformiste un qualche carnevale rivolto-so, riconoscere_ l'impero dell'organizzazione quando c'è solo da semmare, e prostrarsi all'impero della piazza quando si creda ci sia da raccoglier.e. La contraddi– zione noi consente. Il Partito socialista, la Confede– razione del Lavoro si annientano, perchè la strada ha le sue leggi che non sono quelle della Confede– razione e del Partito. Infatti, se l'obbiettivo - coe– rentemente alla visione del divenire rivoluzionario p,er via di scioperi generali sempre più violenti ed BibliotecaGino Bianco aggressivi - dell'azione proletari.a è un obbiettivò di guerra guerreggiata, la sola praxis possibile è quell.a della alleanza rivoluzionaria, per essere in molti, così all'attacèo come alla difesa. E allora che div,entano i deliberati della intransi– gema del Congresso del _P. S.? Non si parla oggi infatti di una, riconcili:azione generale in Romagna tra i partiti popolari? Se è per difendersi dalla re– pressione che tutti li affratella, non c'è obbiezione da fare. Ma è, evidentemente, un « ritorno » di quin~ dici anni nell'evoluzione del prol-etariato d'Italia, os– sia è un faUo « reazionario », se pure fos~ neces– sario; dato che fosse vero che le lot~e in Romagna tra socialisti e repubhlicani erano• lotte economiche di classe, insopprimibili se non sopprimendo l'anta– gonismo tra contadini e proprietari, e dato eh.e il soffocare tale antagonismo per opportunità mera– mente politica d,i resistenza contro la reazione e il G-overno sia quanto di più .antisocialistico si possa pensare, essendo il socialismo per no'i, essenzial– mente, secondo la stu penqa definizione qi Engels, la dottrina delle condizioni dellq em~~cipa~'ione pro– letaria, delle qua lì condizioni, princi palissirria è la coscienza dei rapporti sociali, la consapevolezza cio'3 della a vversità cl-egliinteressi economici delle divers•e clas.si, . P,e·r fa!'e la « rivoluzione » dei « rivoluzio– nar i» si p,erde la no-zione della « rivoluzione»; •J, · per dirla in termini socialisticamente più precisi, per fare la sommossa cara agli anarchici si p,erde di vista jl fine clelLarivoluzione socialista! La quale rivoluzione, s,e può avere dei principi est,eriori co– muni con la rivoluzione repubblicana, o sindacali– sta,·· o anarchica, ecc., da tutte queste si distingue per tutta la sostanza sua, profondamente economic:a ed ess,enzialrnente reali~tica. La rivoluzione v,e·ramehte socialista, la rivoluzione dell'avvenire non ha bisogno di fare un conto, spe1;1- fico della teppa, come ne ha bisogno la rivoluzione repubblicana o sindacalista o ;marchica, le quali sono tut.t,e rivoluzioni insanabilmente individualisti– che, aristocratiche, sognate ci-oè eia minor.anz,e•au– daci e brillanti, da cospiratori esimi nella volontà di dominio o nella voluttà del sacrifìzi-o, i quali al modo antico sono po·rtati a considerare la teppa come la materia prima di comb.attimento. Ecco così come, niente affatto smemorati, rioordiamo l'iIT)piego d,ella teppa nelle,rivoluzioni passate. M.a ecco altresì come, fermi nella concezione classica del divenire del socialisrri-o per la trasformazione della società capitalistica, incalrnta dal di dentro dai lieviti sov~ veI1Sivi della· )ibera concorrenza ,e incalzata dal di f1;1,ori .dai pr:o~etari sp~o~ri;a~i dei n;i,e;-zi. di_ l,avo,i:o 7 fi'clentinel processo d1 mc1v1hmento pro-gress,1vocòil– nesso a quelLa tra.volgente evoluzione di cose e di uomini, di istituti e di idee, arriviamo· a ipotizzare una « rivoluzione socialista », fatta « democratica-– mente >> (o quasi)" da un proletariato cosciente, cioè, non materi.a bruta, che altri manda a morire per i suoi ideali; ·una rivoluzione· fatta tutta dalla class,e lavoratrice universalmente organizzata ed eduèata, avendo. già in sè assorbita e redenta tutta (o quasi) l'anti,c.a folla, eccezion fatta di quella parte irredut– tibile, patrimonio della patologia social,e, alla qual-e allo-ra .converrà La pietà, ma non più il giambo glo~ rioso di Barbier, la lirica evocazìone della canaglia santa! Insomma, anche nelle « forme » della rivoluzione il socialismo· guarda avanti e non indietro. Le rivo– luzioni passate erano « pensate» da pochi, e· fatte dalla folla. Esse ci hanno lasciato dei panteon dia adorare, i:nolti eroi da commemorare, dei quali non pochi sono diventati po,i i conquistatori, i domina– tori della stessa povera folla che li aveva serviti, e sul maoello della quale avevano, fatto trionfare · i

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