Critica Sociale - Anno XXIV - n. 7 - 1-15 aprile 1914

CRITÌCASOCIALE 99 ~lita dc\lla esperienza di questo nuovo Go,vernò: La lotta continua. I socialisti sono oggi contro il Gabi– netto Salandra per gli stessi motivi per i quali erano ieri contro il Gabinetto Giolitti, e con tutte le riserve per i motivi di opposizione che sono proprii per questo Ministero, a fondo più autoritario e cleri– cale, il cui capo (e ciò non ricordiamo per dispetto, anzi .... ) non trascurò mai occasione per gridare: il socialismo, ecco il nemico! La lotta èontinua, con metodo, con tranquillità, con intrepidezza. Ed è lotta veramente nostra, per– chè è lotta contro lo spirito più intimo, di ·avarizia e di parassitismo della classe capitalistica. Non tutti i partiti borghesi se. la sentono di sostepere ;i Salandra come s•ostenriero il Giolitti? Ciò non .::i riguarda. A noi non deve premere che la nostra coerenza. Ln verità oggi appare tutto artifizioso il limite onde il Salandra, pescando a sinistra, si arrestò ai democratici costituzionali. Il limite reale lo dirà la rivolta degli spiriti liberi e giusti ài tristi r.ropositi di. iniquit~ fiscale, che si tr~mano_ contro , '11popolo dai fautori della guerra e det nuovi arma– menti .. V9gliamo vedere quanto dista un « radi– cale» italiano da _un « liberale )>inglese seguace cli Lloyd George o da un radicale francese sostenitore del Ministero Doumergue! Dappertutto la democra– zia, quando, davànti al socìalismo, sentì onta del suo imperialismo, per purgarsi, si volt6 alle riforme sui tributi, colpendo la ricchezza. Potrebbe avve– nire lo stesso in Italia. In ogni caso ciò non può essere che il portato di un contraccolpo della oppo– sizione socialista. Altra ragione a continuare l'opera. Ministero nuovo, giolittismo vecchio, nulla di so– stanziale è mutato (se non forse in peggio) fuori di noi; nulla può essere mutato dentro di noi. La loUa continua. IL VICE. QUEL CHE 'DOVREMO DIRE ADANCONA Il Congresso nazionale d'Ancona si presenta, ri– s r·e;tto alle· i~te;rn~ corre1;1ti.del Partito, in una con– d1:twne spec1ahss1ma. Ehmmata, con la potatura del Congresso di Reggio Emilia, una ragione di dibat– titi: avuta, in cambio, con la situazione politica ita– liana, una ragione di compattezza e di unione contro il comune nemico; soppresso quasi, mercè la guerra e le sue conseguenze, un motivo di discordia, per– chè il contegno della Democrazia abolisce quasi la discussione sulla possibilità di. alle.anze; il Partito sociali'stà dovrebbe, 'in 'apparenza, trovarsi tutito concorde ad Ancona. Pure nei-isentiamo che, se vi sono - come certo vi sono - degli intransigenti rivoluzionari convinti e seri, essi devono essere i primi a sdegnarsi di talune rapide conversioni e strane adesioni, dottri– nalmente puerili perchè. determinate da impulsi e ' deduzioni nè solide nè meditate, mor'almente repu– gnanti perchè inspirate o da particolari' ragioni o dal non nobile costume di seguire la co,rrente che predomina e di accodarsi a chi comanda. La serena ma chiata riconferma dei nostri dis– sensi, mentre è reclamata dal rispetto di noi stessi . e del comune ideale, ci concilia certo anche il ri– spetto d:ei compagni rivoluzionari. .. ,*. Le discussioni e i voti d'Ancona rischieranno di essere ·inquinati da qualche equivoco, che la fra– zione oggi dominante non diciamo alimenterà e sfrut– terà ad arte, ma di cui approfitterà (ciò è umano) quando spontaneamente le si presenti e si offra. Il tema più appassionante, perchè riguarda tutti oteca Gino·Bianco e ciascùno in casa propria, è la imminente ·1otta am– ministrativa. E qui ecco si delinea un primo equi– voco. Per antico malvezzo i socialisti .d'Italia - paese eminentemente « antinazionale » - non sanno• con– cepire· le funzioni· vere di un Congresso nazionale. Ciascuno ci viene per proiettarvi il suo campanile, e generalizzarlo dall'Alpi al Capo Passaro. Vano è sperare di fargli intendere ch'egli deve venire a dirci cos'ha fatto a casa sua, e che risultati ne ha avuto - come si fa nei Congressi scientifici - onde tutti ed ognuno possano dedurne una norma, un consiglio: non già a stabilire e decretare che, perchè a casa sua _ la transigenza non è possibile od utile, si deva estendere la intransigenza a tutta Italia. . Quest'anno, per le note ripercussioni della guerra e della situazione politica sui partiti e loro rapporti, pochi certo sono i luoghi dove si possa parlar d'alleanze. E, se i Congressi fossero quel che do- •rvrebbero· essei:e veramente, convegni dove il Partito, in base alle esperienze precedenti, segna a se stesso in massima una via d'azione pratica per un tempo determinato, cioè fino al Congresso successivo, la unanimità sulla intransigenza potrebbe attuarsi - benchè la insuperabile repugnanza a emettere de– creti, e sopratutto a credere nella loro efficacia, ci indurrebbe .sempre a vota-ria piuttosto ·come · con– siglio che come legge. Ma in Italia il Socialismo teorizza tutto: il fatto si fa dogma, L'intransigenza, oggi imposta dalla realtà assai più che voluta da noi, dev'essere. teo– ria: e teo,ria universale, perpetua. Onde accadrà che centinaia di Sezioni, le quali si inspirano al– l'oggi nel loro luogo, porteranno acqua al mulino rivoluzionario, incanalando la loro « intransigenza di fatto>) nel fiume della « teoria intransigente)), ch'è tutt'altra cosa. Contro di questo equivoco, noi dovremo di.fen– dere l'autonomia della tattica: con tutte le conside– razioni, con tutti i consigli di stare in guardia, con tutta la sfiducia nel blocchismo ch'è fusione e con– fusione di partiti, con tutti i controlli e le cautele di organi superiori del Partito: ma dovremo· difen– dere il principio dell'autonomia, anche se un solo Comune d'Italia fosse nel caso di valersene, contro l'assurdo· di un decreto generalizzato a 8000 ambienti diversi, e destinato ad essere violato nena realtà da coloro stessi che lo proclamano! Io comprendo e rispet.to la intransigenza ammini– strativa dei veri rivoluzionari che ·concepiscono il proletariato, e quindi il Partito, separato da• un ,abisso· da tutto il -resto cl ella società; accampato •contro di essa, in ·blocco, senza distinzione, senza gradi, senza tregue. La vita è diversa; tra proleta– riato e borghesia, propriamente detti, vi sono (in Italia poi!) ceti, sottoceti, gruppi, uomini intermedi, coi quali avviene di aver contatti, spontanee colla– borazioni, tacite o esplicite intese in molte circo– stanze. Chi studiasse la politica e ricercasse la ve– rità nell'umile vita capillare del piccolo ambiente (cioè nella gran maggioranza della nazione) ve– drebbe queste varietà e S)?ecie•e sottospecie di enti ed elementi, da cui nasce· infinita varietà di rapporti pel nostro Pa,rtito. Ora, se il rivoluzionario classico, dottrinale, che studia la strategia sulla carta e la tattica sui volumi, anzichè sul campo e in faccia al nemico, può con– cepire e volere questo proletariato immaginario, di– viso da un abisso dalla borghesia, tanti. al,tri com– pagni, gente d'opera e di esperienza, viventi nel mondo reale, tra le battaglie amministrative ed eco– nomiche, in mezzo agli uomini vivi, nelle città, nelle borgate, nei paesi, non possono, senza illogicità e menzogna verso se stessi, affermare l'isolamento in-

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