Critica Sociale - Anno XXIV - n. 7 - 1-15 aprile 1914

J CnITICA SOCIALE 1Q7 poesie d'amore, solo quando ero innamorato. Come avrei, senza odio, potuto scrfvere canzoni di odio? E, per dirla fra noi, io non odiavo i Francesi, quantunque ringraziassi Dio che ce ne fossimo liberati. Ed io, pel . quale non hanno sen8o che la civiltà e la barbarie, come avrei potuto odiare una nazione che appartiene alle più civili della terra, e alla quale devo così gran parte della mia propria cultura? Generalmente• l'odio nazionale è una faccenda tutta sua. Lei lo troverà sempre più forte e più ardente nei gradi inferiori della · cultura. Ma c'è un grado in cui esso svanisce del tutto e in cui sta, in certa gu,isa, al di sopra delle nazioni, e si sente la felicità e la sventura del popolo vicino, come se fosse proprio. Questo grado di cultura rispon– d1:1vaalla mia indole ,,. Oh grandi parole! Io non voglio scrivere inni di guerra e starmene rintanato in casa od al caffè; questo lasciamolo fare ad altre età e ad altri uo– mini: Tirtei decoratori e decorativi. Io non posso infingermi, non amo la guerra e non l'esalto, non sento per tutto un popolo illustre l'odio tristo e non lo simulo per far piacere ai miei concittadini; l'ardore dei cittadini che voglion cose prave non .ha forza di rimuovere dal saldo pensiero l'uomo giusto e tenace di proposito. Voilà un homme, come bene dicesti, o pallido Corso che te ne in– tendevi I Un nome di cui, tra un centinaio d'anni, nel– l'imperversare di artificiosi e morbosi furori nazio– nalisti, si potrà credere cancellato il seme dalla faccia della terra. ALBERTO VEDRANI. Ai prossimi numeri: Discorrendo di politica e di filosofia, di ANGELO CRESPI. Nella nuova Cina; nostra corrispondenza particolare da Canton, di G. Bosso~!. Preventivi teorici e constatazioni pratiche su l'alimentazione popolare, del prof. dott. E. BER– TARELLI. Cronaca del lavoro a domicilio, di STicus. La fine dello studio di e. m. su La protezione legale del lavoro in Isvizzera. L'ASSICURAZIONE DEDISOCCUPATI Il problema è europeo ed è urgente. I disoccupati, vittime caratteristiche del" presente ordinamento so– ciale, sono costretti a far udire sovente le loro voci di protE).Sta; l'opinione pubblica e i Governi sono, un po' dappertutto, preocpupati; gli studiosi cercano la soluzione migliore, che non può essere, ahimè, nel pre– sente ordinameI)to sociale, la soppressione del feno– meno, ma l'attenuazione delle conseguenze, l'allevia– mento delle miserie dei disoccupati e delle loro fa– miglie. Nel fascicolo di marzo della Rivista austriaca De1· Kampf, Hans Steiner passa in rassegna i diversi metodi di assicurazione dei disoccupati tentati nei di– versi Stati europei, ad eccezione dell'Inghilterra, della quale si occupa minutamente in un successivo articolo J. Kottgen di Londra. Nei Sozialistiche Monatshefte del 12 marzo, Paul Umbreit esamina, da altri punti di veduta, i nuovi metodi escogitati per questa nuova forma di assicurazione. Mette conto riassumere per sommi capi dati ed argomenti. Cominciamo dallo studio di Hans Steiner. Qua e là per PEuropa. Il più noto sistema di assicurazione dei disoccupati da parte dei corpi pubblici, Stato, Provincie, Comuni, è quello di Gand; ad esso s'informarono, con molti Oomuni, due Stati, la Norvegia e la Danimarca. ·oteca Gino Bianco In NORVEGIA l'assicurazione statale fu inaugurata da una legge del 1906, i cui effetti scadevano con la fine del 1911, ma furon protratti sino alla fine del 1914. Le Casse pei disoccupati, che ottemperano alle condizioni fissate dalla legge, vengono -riconosciute dallo Stato, il quale aumenta di un terzo i sussidi da esse versati . Condizioni essenziali sono: che la Cassa ricavi •'lai contributo dei soci almeno la metà delle sue entrate; che il sussidio venga concesso ai soli soci e dopo al– meno un semestre; che esso non ecceda la metà del salario quotidiano medio nè i novanta giorni in un anno. Ne~sun sussidio vien distribuito durante scioperi o serrate. Lo Stato, a sua volta, ricupera due terzi dei suoi contributi da quei Comuni in cui i sussidiati ab– biano ultimamente dimorato durante sei mesi. La Cassa può_ essere legata ad una associazione, per esempio, ad un Sindacato di mestiere, ma deve avere a=inistra– zione separata ed esser accessibile ad ogni compagno di mestiere e non soltanto ai soci del Sindacato. Però l'associazione può escludere gli operai disorganizzati dall'amministrazione e può anche, per coprire le spese relative, prelevare da essi quote superiori. Assicurazione statale volontaria, dunque. Sui risultati non abbiamo dati statistici precisi. Il Reichsa1·beitsblatt comunica che nel 1912 vi erano 19 Casse sussidiate dallo Statoi con· 27.000 soci (giusto la metà di tutti gli organizzatiJ. I contributi dello Stato e dei Comuni am– montarono complessivamente a ciréa 36.000 corone. Nel 1907 la DANIMARCA seguì l'esempio. Qui le Casse pro disoccupati vengono sus-sidiate dallo Stato, soltanto se non perseguono altri fini; se, in altre parole, non sono legate ai Sindacati 'di mestiere. Disposizione con– traria allo spirito di organizzazione, e che ebbe poco effetto pratico; in fatto quasi tutte le Casse sono state fondate dai Sindacati di mestiere e sono a questi legati dalla comunanza dei dirigenti. Le Casse devono avere almeno 50 soci, fra i 18 e i 60 anni, e debbono essere accessibili a quanti rispondano a tali condizioni. Pos– sono limitarsi a una località, o abbracciare, per un dato mestiere, tutta una regione. Lo Stato aggiunge un terzo alle quote versate dai soci. I Comuni possono pure contribuirvi, ma non oltre un sesto. Altra legge li au– torizza a dare sussidi straordinari nei casi di straor– dinaria disoccupazione. Il sussidio parte da un minimo di mezza corona e non può eccedere nè i due terzi del salario medio nè le due corone al giorno. Se il sussi– diato trova un lavoro compensato con meno di questa ultima cifra, la Cassa gli versa la differenza. Gli operai che, per ragioni fisiche o morali, sono inadatti ad un lavoro regolare o a una civile convivenza sia verso gli imprenditori, sia verso i loro compagni di lavoro, pos– sono esser rifiutati. Questa disposizione voluta dagli operai, può servire ad escludere i crumiri. Il sussidio si dà soltanto ai soci da dodici mesi, e dev'essere ga– rantito per almeno settanta giorni. ·La legge danese ebbe rapido e grande successo. Si può dire che tutti i membri dei Sindacati sono anche membri delle Casse disoccupati. Nell'anno 1908-1909 vi erano 34 Casse rìconosciute, con oltre 70.000 soci, che ricevettero dallo Stato circa 169.000 corone e dai Comuni 95.000. Negli anni seguenti il contributo statale salì successivamente a 400.000, a 600.000, e quindi ad oltre 800.000 corone, a cui si aggiungono circa 375.000 corone dai Comuni. Al 31 marzo 1913 le Casse erano 53 con oltre 120.000 -soci, cioè oltre il 60 per cento degli assicurabili e quasi il 400 per cento degli organizzati nei Sindacati di mestiere. I corpi pubblici contribui– rono per circa la metà. Soltanto, anche in Danimarca, chi non riconosce i vantaggi dell'organizzazione sinda– cale, non riconosce neppure quelli dell'assicurazione contro la disoccupazione. . Anche in FRANCIA lo Stato interviene. Le Cassè sussidianti i soci disoccupati ricevono contributi dallo Stato, se contano almeno 100 soci dello stesso mestiere o di mestieri affini, o almeno 50, quando godano già sussidi dai Comuni o dai Dipartimenti; oppure nei Co– muni di meno di 50.000 abitanti, se contano almeno 50 soci di diversi mestieri e inoltre vengono sussidiati dal Comune o dal Dipartimento. Le Casse devono avere amministrazione autonoma; possono ricevere sussidi soltanto i soci da sei mesi. Il contributo statale è al più del 20 per cento del salario giornaliero pagato nel– l'ultimo semestre; solo in certi grandi Casse può essere elevato sino al 30. Se il sussidio dato dall'associazione

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