Critica Sociale - Anno XXIV - n. 6 - 16-31 marzo 1914

CRITICA SOCIALE . - ,. . ·, 83 tro le persone piuttosto che contro i regimi di fatto. Chi più del compromesso borghese demo– cratico-conservatore incarnatosi nel giolittismo, e che può continuare anche dopo Giolitti, vide e combattè con parola furente la persona dell'on. Gio– litti, costui può lasciarsi sedurre da formole dal• l'apparenza rivoluzionaria per indulgere a qua– lunque specie di trapasso che sembri escludere la persona dell'on. Giolitti. Sarebbe per vivere perdere le ragioni della vita; sarebbe eternare Giolitti senza Giolitti. Laddove il concetto con- ' creto della esigenza suprema ed immediata del 'prole.tai:iato nella sua espressione nettamente po– sitiva della liberazione del proletariato dai gra– vami della guerra, implica realmente la fine del giolittismo perchè importa lo sventramento della maggioranza, con la ricostituzione dei partiti, dei conservatori aperti e dei democratici.. .. che lo sono, sopra la più grave questione, la giustizia tributaria. politiche di un grande interesse sociale), è certo che in qualche modo occorre, almeno temporaneamente, ·che l'amministrazione della giustizia abbia un qualche as– setto, che almeno apparisca stabile. Noi assistiamo invece allo spettacolo, davvero inde– coroso e incivile, dello sfacelo della funzione giudiziaria. Il persistere di procedure antiquate, tardigrade (strano contrasto alla caratteristica del secolo, che è la velo– cità), l'accumularsi continuo di nuove attribuzioni, la senilità che affligge la magistratura, l'improntitudine del Governo nell'occuparsi della quantita trascurando la qualità, ci hanno condotto allo stato attuale di cosP, che non par Ruporabile che con mezzi eroici. Che speri il Governo, in una condizion di fatti di– venuta apertamente intollerabile, per trarsi di impaccio, se non di sfuggire alla propria responsabilità, lasciando in eredità ad altri anche questa fra le tante altre rogne ria grattare, non si capisce. Il ministro bamboleggia, fantoccio docile alla volontà rl'un colpevole cosciente, con espedienti come quello del giudiée singolo in ,Prima istanza civile, o con trucchi c~me quello della nuova tariffa per gli avvoèati. .Non sai so iI ri.so o la pietà prevale. La curia di tutto lo Stato _protesta solidariamente,' App-qnto,• l'unico dubbio che si oppone alla no.– stra teorica è che democratici ancora ci sieno. Ebbene noi cl;le siamo usi a credere più alle cose c'he·,al,le pers'onè,siamo pbrta;ti ·a 'risolvere il èfob– bip Jn questa guisa, che, cioè,.bve democratici;ndn s{ trovino più tra coloro che per tali si qualificano, u-na democ'razia non può non essere, balzando su ' dagli attriti fatali necessari dell'evoluzione eco– nomica borgheee. Liberare cotesta democrazia da:lla ganga che l'ayvo1ge, lanciarla contro la plutocrazia monopolizzatrice, rompere con essa il cerchio sof– focante del protezionismo doganale e del privilegio tributario, sçiogliere tutte le energie compresse della più sana e libera produzione capitalistica, ecco tutto ciò cui deve preludere l'annunzio mor– tuario del ministero Giolitti. Quando ciò sarà fatto, allora grideremo alla nostra vittoria. Oggi la lotta continua. , nel modo più vigoroso che le fosse dato, per il disordine giudiziario, che rende impossibile all'avvocato l'adem– pimento onesto dei propri doveri, e il m_inistro attri– buisce l'agitazione al danno economico derivato agli avvocati dalle riforme del giudice unico (sic) e della procedura penale. IL VICE. UNPO'D'ORDINELLA CìlUSTIZIA Poche or( prima che cadesse col ministero Giolitti il Gua1·dasigilti Finocchiaro-Aprile, per cui si reo tempo volge, " un magistrato ,, che è una delle anime più li– bere e più fiere cke amministrano giustizia in Italia, ci man!tava l'articolo che segue, tutto corrusco delta fiamma della· 1·ivolta scoppiata nelt'auste1·0 tempio di Temi. L'evento parlamentare aggiunge, non toglie·pregio di attua'lità allo studio. Soltanto invece di dettare la de~,ica all'on; Fi'\occhiaro • AP,Ti~ la _terremo in sosp~o per offri·rla di,, suo successo1·e. Qualche modesta rise1·va 3ulle vedute del "magist1·atò" è da parte ·delta C~itica, prudente. Senza entrare nella questione 1se l'amministrare giu– stizia nelle società civili sia da co~.prendersi fra i grandi servizi, che l'ente Stato deve prestare ai cittadini in corrìsponsione dei tributi, o se la funzione esorbiti per · sua natura dal concetto di pubblico servizio e si im– medesimi 'fh un vero e proprio potere pubblico, - S!)nza esaminare se, nella evoluzione della sovranità al po– .polo, mercè il suffragio politico, il giudice debba uscire da chi ha l'effettiva sovranità legale, o possa, per tacita delegazione, essere nominato con decreti del capo rappresentativo dello Sta,to, - se in una parola il giudice debb11 essere elettivo, oppure continuare a ~ssere un impiegato dello Stato, con una gerarchia, con una carriera, con una graduatoria, come ogni altro im– piegato, = 5{lflZI' parlare qi tuttQ ciò (e son questioni teca Gino Bianco Il gioco rivela il giocoliere. Giolitti parla per bocca di Finocchiaro. Bisogna tener a bada e gnadagnar tempo perchè un soldo, che è un soldo, lo Stato non l'ha più d'a spendere utilmente per il Paese! In un mo– mento di ingenua schiettezza, che gli lascerà un ben amaro ricordo, il ministro l'ha confessato: non ci sono quattrini! Ma dunque si può a meno di avere un'amministra– zione della giustizia pur che sia? Verame11tè, se è parsa una idealità fisiocratica una · società senza preti e senza carabinieri, non era ancora parso a nessuno che la felicità umana richiedesse l'abo– lizione del concetto di giustizia. Certo è che l'aforisma justilia regnorum fundamentum è sfatato, perchè la vita della Nazione continua malgrado la ~ignora giu– stizia sia in piena débacle. · Ma quanto potrà continuare, e come potrà finire? Non la vita della Nazione, s'intende, ma questa mise– revoli.ssii;na trag,icommedia di. nna git1stizia che non funziona. · Per poter ridurre di qualche po' la quantità dei ma– gistrati e raspare sul bilancio della giustizia (che pure è un bilancio attivo nel nostro allegro Paese, poichè ogni causa civile, p. es., produce in bolli allo Stato più di quel che esso dà in locali e funziooari), si ricorre al giudice unico (che non è nemmeno tale, poichè due re– stano i giudici di prima istanza, secondo il valore delle cause), e così son possibili nuove tabelle di distribuzione del personale, che diminuiscono di 150 magistrati il nu– mero totale di essi. Ma, di grazia, quelli che restano son di qualità diversa, onde possano sobbarcarsi al maggior lavoro? Per quetare le imprescindibili esigenze dei grandi centri si tolgono a spizzico dai minori collegi giudiziari uno, rlue, tre giudici e si destinano a quelli! semplica ed economico .... sopratutto economico! Videbis, fi i mi, quam parva sapientia 1·egilurmundus !

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