Critica Sociale - XXIII - n. 16 - 16-31 agosto 1913

CRITICA SOCIALE 251 bourista (ed è un'illusione: la riostra organizzazione operaia ha il sindacalismo alle calcagna, e questo ci salva!), avreste fatto insieme il danno nostro ed il vostro .. Non farete che un _pari.ilo di candidati; non socialista abbastanza per avere le masse, troppo de– mocratico -per· no_n dar ombra all'ombra di ciò che fu democrazia, non foss'altro per gelosia dei Collegi. Avrete tutti gli arrivisti ... ; sarà il vostro castigo. E avrete indebolito noi, -riformisti fedeli al Partito, che già, per l'antica solidarietà, siamo de\ sospetti, q'llasi dei sottoposti a vigilanza speciale (Si ride). Siete in tempo ancora. Ma è questo l'ultimo minuto per essere in tempo. Se sentiste, che questa è l'ora dell'abnegazione, l'ora di appartarsi e di attendere - se alle fiche squadrai.e di Capanco, preferiste I'« ob– bedisco» cli Garibaldi - sareste grandi. Altrimenti, a vostro dispetto, avrete tradito il proletariato ed il socialismo! (Applausi fragorosissimi e prolungali)_. Or chi ebbe la pazi~nza ammirabile, leggendo, di arrivare fin qui, ripeusi, di ~razia, a quest'ultimo anno del Partilo; all'azione parlamentare divisa, nel– la qua_le il duali?mo dei Gruppi non riuscì neppure a suscitare - umco compenso che se ne potesse spe– rare - un'operosa emulazione (piuttosto,· anzi, il viceversa); all'esodo di tanti ottimi compagni, mossi da solidarietà sentimentale non- temperata dalla cri– tica, dominali da istintivo disgusto verso un'appa– rente più che reale domenicanismo ... e al non-esodo di tanti altri, semplicemente più accorti o più cal– colatori; al non brillante pencolare, fra l'una e l'altra frazione, dei perpetui i·ndccisi e a~ pettegolezzo che ne seguì; alla sfiducia generatasi nelle file seguaci; al profitto che, in momento così grave e difficile per il socialismo italiano, ne traggono e ne trarranno gli astuti avversarii d'ogni tinta; alla «edificazione» e alla « educazione » politica derivanti al proleta– riato da battaglie come quella della elezione di Bu– drio, che illustrammo, de visu, in queste colonne; alla reviviscenza anarchico-sindacalista, attorno e contro e perfin dentro il Partito sòcialista, reso im– potente a _resistervi prontamente e vigorosamente, quanto sarebbe necessario; all'equivoco, che preve– demmo, non eliminato, anzi aumentato nella con– dotta del Partito... e si chieda quali compensi la secessione ha fruttificato, quali nuove forze ha crea– to, o sia per creare, a servigio della causa proleta~ ria; se le polemicucce ebdomadarie, ad esempio, del– l'Azione Socialista - l'organo dei fuorusciti - gli sembrino veramente il segno rivelatore di quella « p_iù alta, dignitj). », eh{} !)Ssi avreb):>ero salvagµar– data, e che noi, viceversa, ci saremmo posta sotto i piedi ... Se, insomma, l'esperienza non confermi luminosamente come due partiti socialisti, oggi, in Italia, siano veramente di troppo e siano (aritmetica, vatti a nascondere!) non il doppio, ma la metà di uno solo. Il peggio è che errori cosi badiali non si cancel– lano con una breve espiazione; fatalmente, prima, si aggravano. Ciò vuol essere pure notato, perchè taluno - allorchè sfogammo l'amaro lasciatoci in bocca dalla lotta di Budrio - ci attribuì non so che . ingenue diplomaticherie di rami d'ulivo. Conveniva pensai:ci prima. Nulla è eterno, nulla è irrevocabìle nella vita dei partiti; a lungo andare, le affinità si 'riaccostano, gli equilibrii si restituiscono, nuove si– tuazioni, probabilmente migliori, si producono da rinnovaté energie. Ma quelle mandate leggermente in malora non si ricompongono coi cerottini del– l'empirico. A Reagio, si era in tempo ancora ad aver giudizio, dalfuna parte e dall'altra; ma era an– che « l'ultimo minuto per essere in tempo ». - Pro- prio, pur troppo, cosi. LA CRITICA. PENSIONt -OPERAIE OBBLlfiATORIE Urfenza e facilità di soluzione del problema. Da persona molto versat"a in materia di finanza, ri– ceviamo questo scritto, che illustra uno dei punti ca– pitali della piattaforma elettorale socialista. L'Autore considera il problema delle pensioni operaie da un punto di veduta di largo filantropismo e con uno spi– rito, piuttosto che socialista, d'intelligente conserva– zione sociale, e forse la sua penna s'intinge in un ot– timismo eccessivo; giova, tuttavia, che il problema: sia guardato sotto gli aspett.i più diversi, e i dati tecnici, onde il nostro collaboratore arriva a conclusioni così confortanti, potranno essere utilmente controllati e di– scussi. Noi speriamo dai lettori competenti non avaro contributo di osservazioni e di lumi. la c. s. Dacchè la obbligatorietà delle pensioni opernie è cardine della piattaforma elettorale, tanto del socialismo ufficiale, quanto di quello riformista, vorrei dimostrare come ne sarebbe più facile assai che non si creda l'attuazione in Italia., dove da 14 anni funziona la Cassa Nazionale cli Stato per la Previdenza volontaria. Non è inutile ricordare in proposito che il primo Ministro italiano, il quale abbia sostenuto in Par– lamento come il risparmio sia non soltanto un abito proficuo sotto il rispetto economico, ma ra– dice altresì di virtù domestiche e sociali -,- il primo . che, intuendo la Previdenza obbligatoria dell'avvenin1, concepì e fece decretare la Cassa unica di Stato per la vecchiaiil. dei meno abbienti - fu il Conte Camillo Benso di Cavour, nel mo– mento istesso nel quale - Presidente dei Ministri nel 1858 - stava meditando quel miracolo di Risorgimento, mercè il quale, amor di patria, sa– crificio di eroi, !<apienza di Governo e volontà di popolo, in appena 17 mesi - òall'apri le '59, òi– chiarazione di guerra del Piemonte all'Austria, al novembre '60, entrata in Na1 oli òi Garibaldi e Vittorio Emanuele - trasformarono quel centone di varii servaggi, che era L'Italia, in una nazione unita e indipendente. Presentato al Parlamento subalpino nel 1858, quel progetto di pensioni popolari ebbe sanzione di leg-ge il 15 luglio 1859 - tre giorni dopo la firma in Villafranca di quei preliminari rii una pace immatura, onde la sola Lombardia fu ceduta alrinçipi.~nte uni,tà. ;Ma, sosp~.s~n.e 1'11-ttuazione in c~usa dei moti di guerra e di insurl'ezione in To– scana, Sicilia, Emilia e Napoli - e venuto a morte Cavour il 6 giugno 1861 - quella legge passò agli archivì. E fu grave danno perchè, se la si fosse applicata, probabilmente il Parlamento Italiano del 1898 - forte di un esperimento quarantennale - non avrebbe, per la paura delle resistenze pa– dronali, creata quella timida Cassa di Previdenza ·sussidiata e facoltativa che ·abbiamo tuttora, ma avrebbe a dirittura organizzato un Istituto òi Previrlenza obbligatoria, col triplice concorso degli operai, rlei padroni e rlello Stato, quale vige e prospera, da oltre 20 anni, n(;llla forte e laboriosa . Germania. Sepolta la legge Cavour, non rimase, per la Pre– videnza operaia, che quella embrionale· antichis– sima forma di solidarietà che è l1Associazione di mntuo soccorso; provvida pei sussidi alle tempo– ranee infermità, i;na impotente, di regola, a fornire rendite vitalizie adeguate ai bisogni. Qualche anno fa, si constatò come oltre 600 .delle nostre Società. di mutuo soccorso non disponessero neppure di

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