Critica Sociale - XXIII - n. 11-12 - 1-16 giugno 1913

CRITICA SOCIALE 163 lista, del blanquismo superato e sepolto, al quale udimmo spesso, avvicinarla come a termine con– gruo di paragone. Nè q'inganni la modernità let– teraria dell'intonaco, onde il periodo tormentato e vibrante del pubblicista sembra riconnetterne il pensiero alla inspirazione stirneriana o nietzchiana, alla s11ggestione, oggi in voga, del volonta1;ismo neo-ide1:1lista, neo-spiritualista, neo-carlyliano, o bergsoniano, o neo-mistico. Onomatopee meramente fonetiche, consonanze, plagi involontarii di gergo o d·i stile .. I filosofi del volontarismo, come i rè– ve9iants del misticismo riverniciato, credono bensì ad un certo -loro miracolo - ma lo inseguono e lo ripongono nell'indivi<iuo che si isola e si su– blima - " solo il solo è forte " -, non nelle opache masse popolari: esaltano il superuomo nella sotto-umanità. E quei vecchi giacobini, quei de– funti apostoli od eroi del blanquismo, giuravano bensì nella virtù portentosa della ribellione e del colpo di mano, ma preparati nell'ombra, e lanciati all'improvviso, come sapienti imboscate, contro un despota, contro un Governo, contro una f01·ma politica - quando, non importa se a Parigi o a Milano, 1 l'intrioo delle vie torte. éd anguste, dei rioni ancor vergini di sventramenti e rettifili 1 con– sentiva alla vindice barricata gli effimeri l'lpesso, ma pur gloriosi successi dei varii Quarantotto - e pareva, e in parte era vero- (assai meno oh' ei n on s'il ludessero), che la rimozione di uno stemma, l' esil.io di una dinastia, lo sbaragliamento di un p arti to, lo spodest,amento di una casta per decreto di popolo o di Parlamen_to, la demolizione di una qualsiasi Bastiglia, la lacerazione e :;iostituzione d'una Charta, rinnovassero veramente qualche cosa entro l'àmbito politico di una nazione, spalancassero, alla vita collettiva di un popolo o di una cla~se, nuovi aditi, nuove vie, nuovi panorami e nuovi inopinati territorii di conquista civile. ' Tutto questo è morto e· ben morto -· di atrofia, di impotenza,· di· anacronismo. . Che è, allora; questa voce e questa. parola, che vorrehb'essere voce e parola di un Partito d'avan– guar,Ha, vigile e vivo, e che - .for:;:e titillaDtìo le sdruscite minugie dalla oetera atavica sepolta nei ganglii nervosi della stirpe, desta qualche fremito di echi, quasi frammenti, ohe affiorino, di• una vec• ohia canzone obliata•? Religione? Magismo? Uto– pia? Sport? Letteratura? Romanzo? Nevrosi? *** Certo non è il ;cicialismo - perchè è la nega– zione del socialismo .. Il quale b_eri può assumere, nella varietà delle epoche, dei paesi, delle contin– genze, dei temperamenti dell'uomo, le forme. le più disparate, dall'audace ·idealismo ultra rivolu– zionario, a.gli eìnpirici adattamenti del più timirlo e micromane possibilismo; e le diverse forme pos– sono, sino a un certo segnò, coesistere, cospirare, integrarsi o ·supplirsi a vicenda; ina sempre, fin che sia socialismo, insegna. a rinnegare la fede nel miracolo; ravvisa ,nel· complesso tessuto delle. eco– nomie, nelle lente formazioni della storia, le ca– gioni vere dei contrasti e dei ·domini i di classe, delle aurore e dei tramonti sociali; e ammonisce a ilisdegnare la stregoneria. semplicistica, che af– fida alla volontà e all'iniziativa degli individui, dèi precursori, degli apostoli, d!3i cenacoli, dei gruJ)pi, delle•" arIIUttè· di salvazione n·• la. missione di impro vvisare - precorren<io le t_rasformazioni profonde, genera.te negli uomini. e· nelle società da· un graduale e f aticoso suçcedar11i e addensarsi di riforme e di cònquiste, nell'evolvere parallelo di cond~zioni o.biett(\"e propizie - le coscienze, le forze, le cap,a.cità .snffièienti e ne.cessarie, nei mi– iioni · di 0 prole'tarii dissemina.ti' sulla terra, per mo- dellare· e' suscitare e animare di spirito vitale lé nnove aspettate civiltà del lavoro, dell'uguaglianza, della solidarietà umana e sociale. Perciò, nel succedersi dei tempi e nel coacer– varsi delle esperienze, la battaglia soci al ista si fa ovunque, ogni giorno, più complessa, più multi– forme, più vasta; abbandona le forme e i riti della setta per diventare classe, popolo, nazione in mar– cia di conquista - si, nazione nuova, diffusa, al di sopra di tutte le barriere, dentro i vecchi plessi nazionali ; e impara ed insegna a prendere d'as– salto. la ròcca del potere borghese - che non è soltanto nè principalmente il Governo - da ogni lato, da fuori e da dentro, da soito e da in– torno, con le grandi ]otte economiche, con la pe– netrazione ·negli organismi dello Stato, con endo– smosi nella caserma, con la diffusione tenace della coltura nelle masse, con hi sfasciamento delle vec– chie fedi e delle tenèien~1pse morali di classe do– minante, _con le coalizioni e le intese internazio– nali; con la legislàzione, con la predicazione, c·on lo sciopero che si fa, con quello che si minaccia, con quellQ - più proficuo - che si evita, ed an– che - perchè no? - anche un giorno, forse, se sarà. inevi tabi-le, con la violenza di uri urto.: ..., di un urto poderoso, unanime, sponta'nèo, irres'istìbile, contro una impalcatura sociale, minata, corrosa, infracidita in tutte le fibre dall'opera lenta e si- , cura di una erosione del vecchio, di una· infiltra: zione del nuovo, conspiranti alla fatale catastrofe. Tale il cammino trionfale e tal!:l la visione _ma– gnifica del pensiero !;locialista; tale il metodo del socialismo, che è realtà percbè è storia. Che non sopprime, per ciò, la cronistoria e la cronaca, il fatterello e il fattaccio, la scaramuccia e. l'eroismo, il sacrificio .e l'educazione al sacrificio; ma questo non impicciolispe e non concentra nella mei;a resi– .stenza, armata od· inerme, al birro insolente; alto o basso, nella sola (troppo facile, per essere dav– vero fecon<la) ricorrente politica <lelle braccia in– crociate. Sopratutto, nè s'illu<le, nè illude, éon la esalt.azione fantastica della virtù ·prodigi9sa di quello ohe è - se mai - l'ultimo e il minore e il più delusorio è<l infido degli stril.mènti di con- quista e di rivoluzione. · · · Il più infido e, insieme, il più perfino. Perchè è nella natura di cotesta nostalgia d'un utopismo oltrepassato e consunto di essere - già, per inciso, lo notammo - esclusiva e monopolizzatrice, \li fare intorno a sè nei cervelli il deserto ideale, iii anne– ghittire - .simile in· tutto agli altri tossici onde l'uomo s'inebria: l'acquavite, !?oppio, il bigÒttismo di ,ppiesa - la volontà e l'energia, che sembra, per un attimo, riscuotere e potenziare; di aisperdere, in un perpetuo alternarsi di convulsioni epilettiche e di prostrazioni, le energie superiori della vita e la sagace necessaria coordinazione dei movimenti; di impicciolire, 'deformare e •inaridire gli spiriti. Prima, perchè, dov'essa più alligna,· e cioè dove le masse sono più arretrate,. più impulsive, più incolte, e pertanto' socialisticamente disoccupate (quanti, pur troppo, facili plebisciti ·,di consenso e di plauso non hanno·altra raòice,da·questa!), ivi, meno che altrove, consegue gF effettì sperati, e più spesso suscita reazioni di gran lunga più intense e durevoli di quelle che intendeva a paralizzare. Indi, e sopratutto, _per.questo: che,. dov'essa vive ed impera, la sua stessa logica importa che ad altro non si pensi, ad altro non si provveda, e ogni altro sforzo si reputi incongruo ~d inane. A che pro il faticoso lavoro della organizzazione operaia, sempre più veramente " organ'izzata ,, e vasta e tenace e munita ed accorta; a che prò la sudata coltura, a che prò il rovello di compren– dere; per fare, per debella.re, per subentrare, per

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