Critica Sociale - XXIII - n. 9-10 - 1 -16 maggio 1913

CRITICA SOCIALE 137 dati; ed oggimai consentirete che, almeno in punto di correttezza, le dubbiezze ,si,ano sparite! E qui mi piace ripetere una frase detta ieri dal– l'on. Daneo... Non lo accuserete, -credo, di ,essere stato i-eri nè troppo r-eciso, nè eccessivamente f.ero,ce ... Il suo discors·o fu, auch'-esso, tutto attenuazione, tutto miele e tutto giuJ.ebbe. Nella gran gioia di sentirsi sfuggito al pericoJ.o di essere messo, lui, come Com– missario, in i·stato di accusa, non e·bbe ,che car-ezze per tutti. In verità, quel po' po' di dimostrazioni deJ.la Camer.a del giorno prima a suo riguardo gli avevano messa, in corpo una paura sincera (ilarità); non in– tendo forgh una -coipa, siamo tutti uomini. lo gli ho detto per ischerzo, interrompendolo, che aveva corso il rischio di -esser messo .in prigione, ma egli ha do– vuto veramente aver riportata cotesta impressione. (Si ride). Tuttavia egli ha detto qua.J.che frase, nella sua onesta coscienza, che merita di venir rilevata. « Ciaiscuno - egli -disse a un dipresso - ha un cri– terio proprio drella morale, ci.as -cuno intende la mo– rale a modo· suo: il mio augurio è che la maggio– ranza della Camera non abbia un criterio di morale diverso ed· inferiore a quello della Commissione». A queHo, io soggiunsi, forse del Senato, certo po,i a quello d,el Paese. Or questo è anche il nostro augurio; e ques,to vi spiega pe·rchè noi non voteremo l'ordine del giorno conco·rdato d'ai capi gruppo della maggio,ranza della Camera. Non lo voteremo, perchè rappresenta uno sfoTZo di conciJ.iazione, di transazione, di obliterazione di tutto oiò di cui qu,i si è in questi gi,orni discusso. Non soddisfa il senso morale; non risponde aUa ra– gion,] politica. Forse ha troppi padri, perchè gli sia possibile di conservare un carattere, di presentare una fisonomi-a (Mormorii); di dire insomma qualche -cosa: qualche cosa di ciò -che va detto in questo mo– mento. Qual che s.ia l'intenz,ione dei proponenti, esso apparirà un div-ersivo; esso rappresenta un equivoco. Questo equivoco, da parte nostra, non si può .con– sentire! Control'equivoco ! lo non v.ogJi.oentrare neHe sottigliezze d,el rego.Ja– mento della Camera, o piuttosto della sua .giurispru– denza, ,circa J.a preced·enza da darsi nella votazione all'ordine del giorno, più largo o p-iù stretto, più o meno radi-cale, che più o meno si scosti ... non saprei ora d:a che cosa, <lacchè la Helazi-one d'inchiesta no14 ··,ci dà I una 'mo-zione nè un.a proposta di legge ·sulla quale si debba votare. Ma io domando alla lealtà 'della Presidenza e dell'Assemblea che il conoetto espresso dal nostr,o ordine del gi-orno, che è di precisa e con– creta deplorazione, abbia ad esse-re votato; che cia– scuno debba dire su di esso il suo sì od il suo no; ,che n<m si metta nè altri nè noi nella -0çmd1zionedi una coartazione di coscienza, nel dilemma, o di -vo– tare contro convinzione, o di aver quasi l'aria di re– spingere i provvedimenti e le riforme che pur sono da altri invocati; che non s·idia buon g-ioco a nessuno di scusarsi· del non averlo votatd, col r>retesto del meno peggio, perchè un altro ordine del giorno, po– sto ai voti in precedenza, .avrebbe soppresso questo nostro. Domandiamo, insomma, che non restino equivoci e che tutte le opinioni abbiano .agio di manifestarsi;· ed :inche là nostra. Chi s'ingannerebbe, o signori, procedendo altri– menti? E qual significato si darebbe, fuori di qui, all'approvazione di una formula anodina, di una for– mula attenuatrice fino alla vaporizzazione di ogni accusa, di una formula di conciliazione che non fac– •cia male a nessuno?· Questo solo significato, -on. colleghi: che il Parla– mento italiano ha ,spezzato, ha voluto spezzare, l'u– ni,ca arma d,i autoe.purazi"one, che il parl.amenta,rismo pos,segg.a; che la borghesi.a itali,ana volontariamente ha buttato in un canto, anzi ha reso inservibile per l'avveni-re, il migliore strumento che altre volte le servi, che le potrebbe .ancora servire, per sostenere il proprio credito, per liberarsi di elementi impuri, di solidarietà vergognose. Sarebbe, tra tante· co-se che precipitaJ110, anche la fine di un'ultima fede od illu– sione: la f.ede nella sincerità ed efficacia delle ·in– chieste parlamentari. , E già a questo ri,sultato preludono con inni di gi,u– bilo parecchi-e gazzette, i cui sentimenti e i cui voti ben 'rappresentano, rovesciata, · J'opinione pubblica onesta del nostro paese. V'è .a Naipoli un gior,nale, fra gli altri, che non lascia ogni giorno, di stambu– rare con gran gioia il crollo dell'opera de.Jla Com– missione, il trionfo dei maggiori accusati·, di irridere ai « Catoni boc'Ciati >>, d'a Mortara a Saporito; di ce– lebra-re nel faJlimento dell'inchiesta il trionfo e la ri– vincita del M,ezzogiorno! È il celebre enrichissez-vous del più triste periodo della storia di Francia, che s'intona con cinismo spa– v.aldo. E questo vi ri-v,ela, a contrariis, l'impressione che .avrebbe il Paese da una soluzione .che non fosse una soluzione. « Il mio discorsosocialista ». Con che effetti pel proletariato? Con che frutti, buoni o cattivi, pel mio partito? Insomma, io debbo pur farlo, in cinque minuti, il mio discorso socia– lista. Se noi .avessimo voluto (e ho detto perchè sincera– mente non si volle, e -come anche a noi prema ancor9. .Ja difesa dell'istituto parlamentare), se avessimo, dico, voluto fare soltanto un discorso filosofico, -inspirato al più puro materialismo economico, derivato· dai precetti di quel Cari-o Marx, che pur gi,ova dissep– pe.Jlire a quando a quando e liberare da.Ue ragnatele dei solai; noi avremmo detto semplicemente che in– fine il dominio borghese ci dà quello ohe può dare. Ed è un'arte sopraffina la sua di darsi l'aria di per- · seguitare qualche grossa frode imprudent,3 venuta alla luce, per crearsi un alibi a difesa di tutte le altre. Lo scanda.Jo, che scoppi.a oggi in Italia, scoppiò e scoppierà sempre, dappertutto. Sono episodii perio– dic[ quanto fisi-ologici. Il capitale, l'argent des autres, tra,suda sangue e purulenza da tutti i suoi pori. La frode, che s'annida nell'intimo del capitalismo, non potrebbe non affiorare, non ripercuotersi, in quel.to che è il centro del sistema, il presidio e lo strumento maggiore dello sfruttamento: lo Stato. Non potrebbe .arr~starsi attorno a quello che è il Comitato centrale degli .affari borghesi: il Parlamento e il Governo. Ed è assurdo concepire ohe chi ,non sent_er'ipugnanza ver– so un sistema economico, nel quale i pochi vivono e arricchiscono del sudore, del dolore, dell'abiezione e della morte "dei più, e nulla fa per correggerlo e per trasformarlo, senta poi ripugnanza r>er questi *

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