Critica Sociale - Anno XXIII - n. 4 - 16 febbraio 1913

ti2 CRITICA SOCIALE dimo:-tri molto più di questo·: l"influem.a che esel'– rila il subirllivismo sui nostl'i appl'rzzamenl.i in queste malcl'ie; la qual cosa il popolino espl'ime nel moU.o immorl:tle: « quando c·è la snl11Le,c'è tuUo! ». E questa - ossia la salute - e cill ve1·arne11lc srm.'ombra d'i!'onia •-- a11µ-1.11·iamo dul'i a lungo al 110,;lrn rnrl11<·eamico. LA {'Jl!TIC.I. ·LA CRISI DEL SOCIALISMO Una serie di punti interrogativi. f fa,./icolo, 1rnco1·r1. di wi « rlc.~t,·o »; n11:i di 1u1 {< desll'o »perla r>ellc e dei (liù i11dul'ili .. \la JJoidiè muove <' som11111orr delle ir/r,·, In o:sJJili{(fnr,be11vo– Jo11/iel'i. ' l..1 (,. s. f.a Crilica Socinle torna aù occuparsi iii modo pre– minente, come giù due anni or sono, prima che scop– piasse la guerra, di quella che è l.:1maggiore nostra ~,uestione: la crisi del partito socialistn. Anz.i, il di– battito allarga, e si parla ora di ,01•isi generale dei partiti. Ma, quanto al nostro, io chiedo se non si tratti piuttosto di una crisi del socialismo stesso, ossia di quell'insieme di idealità, cli apprezzamenti, di conce– zioni dottrinali, di tendenze pratiche che oggi son det:le socialiste. E, se così è, come io credo, la que– ·t ione è assai più profonda e più vasta. Senza propormi, qui, neppure di delibarla, dirò -ebe, a mio parere, la radice di ogni male sla in ciò: -che il socialismo ha avuto la pessima, benchè inevi- tabile, sol'tc di cadere nelle mani di un pa,·lito poli– /1co, quello socialista. E domando se la crisi, in cui esso si lrorn attualmente involto e per la quale esso, come idea, sembra ,wer cessalo di far progressi (escluso che siano progr-essi le cresciute is'crizioni ai -Circoli), non sia la chiara dimostrazione della tesi -.che il socialismo non doul'cbbe essere inteso come un pal'lito politico, ma come una corrente di idee. Mi spiego: non ìntendo alTalto proporre ... lo scio– .glimento ciel partito, o... dei partiti socialisti! * ** 1 partili politici, a mio parere, non sono fondamen– talmente ,che questo: aggru1}pamenti che mirano anzi– tullo a so_stituire_ag_li uomini, che tengono il potere, gli uom1111propri, sia mutando il sovrano o la forma di Governo (clericali, repubblicani) o mutando il mo– do cli formazione delle Camere parlnmcntari, o, più generalmente, ottenendo vittorie elelloral i. _Non è questo_ un concetto eccessiv:.Ìmenle pessimi– stico, ma anzi, 111qualche modo, naturalistico. Certo originariamente ogni partito si forma. sulla base di un dato ordine di idee, .che ne informano il pro– .gramma. Ma. p_oi, per _attuare questo programma, oc– cone_ il. dornm10 pohl1co; e allora si aLltNl quella ge– neralissima legge ps1cologica che i psicologi chiamano della ll'asferc11=a ciel valol'c, trasferenza che avviene dallo scopo al mezzo. dal ben-e che si vuole per se .stesso ,.:1quel_lo che ?i Yuole solo in funzione del pri– mo. L cserr,i-p10classico, che si_dà cli questa legge, è quello dell avaro, li qua.le_desidera il cl-enaro (mezzo d1 sodd1sfaz10111)no_n·grn m funz10nc elci bisogni che con esso_ può soddisfare, ma lo brama come scopo ultimo, 11110 al punto da non servirsene quasi più. Ora, l'uomo politico è assai simile .:1ll'avaro: esso è_un avaro di potere. E lo è sopratutto il partilo po- 1It1-co_. lncommcia _bensì a_ pensare al -poi.ere, quando ha già formulalo _li proprio_ programma e per dargli attuazione; m::t, prima o pot, il valore che esso attri– buisce al mezzo (potere) soverchierà cli gran lunga quello che pra_t1cam~nte esso attribuisce al fine (at– tuaz10ne delle 1deahta). E questa è la caduta dell'idea in un'atmosfera mefìlica e senza luce, che ne arresta lo sviluppo. * ** Si badi che con ciò non intendo fare dell'antipar– lamentm·ismo. Io sono un des/1·0, e ciò basta. Si po– trà discutere, accaclcrni-cament.e, ~e sia stato un bene o un male che i primi socinlisli si siano messi ,a fare della politica, ossia ad aspirare ai pubblici poteri, diventando così un partito politico. li fallo è avve– nuto ed è irrevocabile. I partili esistono, e il loro scopo precipuo è la coriquisla dei pubblici poteri. Ognuno deve foqumlrarsi in uno cl'-essi e lavorare per esso. i:: illogico soll:rnto che un ,partito si fermi a mezzo, nel c:)mmino delle sue conquiste politiche, fra il mandato d1 legiferare e quello di· govemnre. Voglio imcce porre in rilievo Lutto il danno che clerirn al socialismo dal farlo esistere soltanto nella bassa, gretta, utilikll'in forma di un· partilo politico, anz1chè nella forma elcl'nt~, superiore e possente di una concntc d1 idee; che liberamente si formasse co– me confluenza di derirnzioui dalle più diverse sor– genti, che liberamente ~i espandesse in tutte le ma– nifestazioni della rita, lutle permeandole di sè, che trasformasse gradualmente tutta Ja concezione di que– sta, e susseg-ucntcrncnt.c tutl:i la vita medesima: senza che per ciò occorresse il lriqnfo di 1111 partilo o d'una frazione d'esso, la quale clo\'essc d'un tratto compiere il miracolo di camuiarc il mondo col mutare le per– sone che comandano. Perchè il socialismo non è soltanto l'aspirazione d_cll~ cla~se lavorntri!'C a m_igliorare 1-eproprie posi– ~tOlll cli fronte. a quella capitalista: questo, anzi, non e ancora soc1:1lisrno, m:i soltanto una delle forze di cui il socialismo si raie per e$tenclersi. Ed esso non è neppure la sola aspirazione a rendere collelliva la proprietà elci mezzi di produzione; ma è, o dev'essere anzitut.Lo una nuoYa -0 superiore e più elernta forma'. zione sentimentale, ispiratrice cli nuove e più elevale e più vaste idealità, di cui siano fattori preminenti i sentimenti 'di fratellanza e solidarietà umana, di d_ovcrc verso la collettività, cli giustizia vera, aspir.:1nte c10è all'uguaglianza non giuridica o politica, ma al~ l'uguaglianza nella somma delle soddisfazioni di cia– scuno. E dev'essere inoltre una nuova concezione dot– trinale ciel bene sociale e dei mezzi per alluarlo nella maggior misura. Deve essere quindi una nuova con– cezione della morale, della politica, dell'economia, persino della tecnica econo mica della produzione e dello scambio, da sostituirsi a.ll 'altuale, e con la quale produz10n-e e scambio si otte nga no col minimo di co– sto e col massimo di utile sociale. È quindi vastissimo il campo, in cui dovrà penetrnre il socialismo, e che esso dovrà conquistare: quello del sentimento, quello della scienza, quello cli tutta la vita, individuale e so– ciale. Ma ciò non ancn·ù mai fìnchè prosegua· la sua b1;- 1·oc,·ali::a=ione; iinchè lo si rinchiuda nelle .:1nguslie cli una ccclesia, negandone .:1ssolutamente l'esistenza fuori di quest'a; lìnchè si chiami socialista solo chi ha il battesimo cli questa ecclesia; finchè, insomma, esso non :,;iu altro che l'opinione di qtfel gruppo· po– litico, il cui orciine del giorno fu approvalo nell'ul– timo Congresso biennale; e intendo l'opinione non già sulla riorganizzazione sociale, ma ·sull'àtteggia– menlo che il partilo deYe assumere fra le .:1ltre forze politi-che esistenti (Stato, Governo, altri partiti). Il socialismo non deve dunque -confondersi con l'a't– l-eggiamento politico pratico che la maggioranza del partito impone: bensì, Io ripet.o, ha eia essere una corrente di idee, che si muov•a li,beramente in una re– gione superiore a quella troppo terrena in cui si muo– rnno,. sec~mdo imprescindibili esigenze pratiche, i part1l1 polit1c1. . E solo le correnti di idee, quando rispondano ai bisogni e alle a6pirazioni dell'epoca in cui· si formano, posso_no mutare la vita sociale e dare contenuto, pro– gress1vamcnll! mutevole, ai partiti politici stessi. Ma pcrchè una rnra e polente corrente di idee e dottrine _socialiste si formi, si sviluppi, si trasformi progressivamente, non già all'infuori, ma nell'orbita stessa del pensiero scientifico; perchè, insomma il socialismo diventi anche scienza, oltrechè sentime~Lo iclealit.à, azione praticn; t! necessnrio .:1nzit.utto esser~

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