Critica Sociale - XXII - n. 21-22 - 1-16 novembre 1912

322 CRITICA SOCIALE per me, è il più bel Congresso ., _: e, interrogato 'del perchè, rispondesse: " Perchè è l'ultimo! ,,. Che "ultimo ,, d'Egitto! Non c'è cosa che sia "ultima" al mondo. Non ancora cinque lune son volte,_ ed ecco Bissolati muovere a un altro Con- · grasso (almeno i suoi ex-com,pagni riposeranno due anni da somiglianti fatiche). E quest'altro Congresso s'intitola prirno - primo, ahimè, di una serie - ed è il Congresso dei Circoli, delle 8ezioni, delle tessere, di Pompeo Ciotti, tal e quale, tal e quale come .... l'ultimo! E Bissolati ci va, contento, forse; forse, rassegnato! Come foggia di organizzazione esteriore, come sistema di reclutamento, il " nuovo ,, Partito è nè più nè meno di ·un 1·am,o del ramo secco. I virgulti nuovi sono rimasti in quella sala del Congresso di Milano, infittì su quell'impiantito c1a cui Bissolati sciolse il gran discorso eresiarca. Come contenuto interiore, come midollo della nuova cerebrazione maturata sui destini del pro– letariato e del s9cialismo, bisognerà, per giudi– care, attendere che il Congresso abbia parlato. Allora sarà sciolto il confuso groviglio delle rar– gioni per le quali, a tenore del Manifesto che lo bandisce, il Congresso si tiene - e per le quali si è formato il Partito socialista riformista. Perocchè, ecco, delle due l'una: O il " nuovo ,, Partito socialista ha le idee di quell'altro, e non esiste se non_ per la violenza esercitata su taluni de' suoi componenti da una maggioranza di fana– tici domenicani ; e, allora, tutti i " lavori ,, del 7wimo Congresso del "nuovo,, partito si dovranno residuare in un vibrato ordine del giorno di pro• testa contro.... i domenicani e nella solenne ria– dozione del programma-statuto del vecchio par– tito socialista (a. 1892 dell'Era volgare). Oppure il " nuovo " Partito non ha le idee dell'altro, ed esiste per una sua propria, originale, visione po– litica degli 'Uffici del proletariato nella evoluzione dello Stato, ciò che nulla ha qa vedete coi " torti " fatti a Bissolati, Bonomi, Cabrini e Podrecca; ed allora il primo Congresso del " nuovo " Partito, non appena avrà definito il proprio programma, sentirà lo strettissimo dovere di votare un so– lenne ordine del giorno per plaudire al Congresso socialista di Reggio, riconoscendo che questo, pur attraverso le ambagi di una mozione semplice– mente disciplinare, intuì ed affermò il dualismo effettivo, sustanziale e preesistente dei programmi, e ritrattand~ perciò tutte le irose accuse di set– tarismo, di persecuzione gesuitica, domeni– cana, ecc., ecc., rivolte dai nuovi congressisti ai vecchi anche nel Manifesto banditore del Con– gresso. Questo modestissimo dilemma pianta sin d'ora le s:ue corna nelle membra del " nuovo ,, Partito, sconquassandone tutta la compagine. L'ira, il bi– sogno della rappresagJia, per un trattamento re– putato ingiuato, legittimano, sì, una secessione, la costituzione di sedi e Sezioni autonome, non legittimano un altro partito, un altro Congresso costituente. E se e dove c'è ragione per un Con– gresso costituente, ivi ed allora non più sareb– bero legittime l'ira e la rappresaglia contro la sanzione disciplinare reputata ingiusta. - Quanti, nel " nuovo ,, Partito, sentono questo, e perciò nel loro cuore sono nostalgicamente col vecchio Partito? E quanti, viceversa, non sentono nè l'ira nè il bisogno della rappresaglia contro quest'ultimo, perchè con tutto il cuore sentono e sono col Partito " nuovo ,, e quasi benedicono ri– conoscenti la " violenza ,, che ha risolto il gar– buglio politico-sentimentale che li tratteneva? Ecco i fiammanti punti interrogativi, che pen– ' dono e riddano come diavoletti beffardi sopra questo Congresso, che è grossa fatica di Pompeo · Ciotti raccogliere tra i socialisti riformisti d'Italia per il mese venturo. Scovrendoli, non abbiamo la mefistofelica intenzione di nuocere, di combattere il Congresso, anzi quella piuttosto di farvi attorno un po' di rumore per attirare la gente .... Ma, più ancora, quei diavoletti interrogativi noi scovriamo per un motivo superiore, di interesse molto più largo ; questo: che ogni malinteso sia in tempo rotto e dissipato. Noi crediamo che in Italia non c'è posto, oggi, per clue Partiti socialisti - Partiti, s'intende, pre– cisi, categorici, organizzati. Ci possono, ci deb– bono essere più " tendenze ,, , emule l'una dell'altra e fra le quali si avvicendi la direzione dell'unico Partito. Ora, noi vorremmo che tutti i socialisti - di ogni tendenza - si persuadessero a entrare o a rientrare, nell'unico Partito socialista possi– sibile, col solo vincolo personale del rispetto alla disciplina nell'azione. E tutti i non socialisti an– dassero al diavolo. Ecco - pas plus malin que ça– il nostr0 pensiero. Epperò ci duolt3 assai assai di un Partito socia– lista - il " nuovo ,; - che ha soci socialisti e socialista non è; oppure, se così piace meglio, ci duole di un Partito socialista :--- il " nuovo ,, - che ha soci non socialisti e, pel menzognero pu– dore della carta, del programma, del Congresso, deve gabellarsi per socialista. Tutto ciò, per ora, è l'equivoco. Perdurando, può diventare, qualcosa di peggio; qualcosa che so– miglièrebbe alla truffa politica. E' interesse di tutti deprecarla, mentre s'è in tempo; e gridare ed imporre la verità. · ' CLAUDIO TREVES, SULLA POLITl[A ESTERA DEL PROLETARIAT Cara «Critica», Taluno volle vedere una in-sanabile contraddizione tra l'articolo « Proletariato e nazione ll, da me pub– blicato nel tuo precedente fascicolo, -ed un altro mio articolo, « Politi<;a estera e proletariato », apparso sul– l'Avanti! del nove ottobre. T,ale contraddizione - a me che vissi il mio pro– cesso mentale - seµibra non esista; per-chè i due arti-coli rappres-entano due fasi sucoossive di pensier-0: delle quali, d'unque, la seconda, non essendo che fa continuazione della prima, ne com-pl'ende e supera !Ògi-oomente le co-nclusioni, mediante l'esame di nuovi elementi e di nuovi aspetti del problema. Io dico, in sostanza, che il proletariat-0 può influire sulle -competizioni della vita internaziona:1-e in due modi: per ripercussione e per intervento diretto. Il primo· modo è formulato dalla teoria pura e con– sacrato dalla tradizi-one: e per esso la classe lavora– trice non si pone consapevolmente una -mèta, -nè co– munque la persegue, ma 6pera come peso morto, per semplice ed esterior,e me-ocanica di eventi, -per mera ed i_nvolontaria rifrazione di atteggi,amenti. La poli– Uoo estera dello Stato, qui, soltanto risénte (più o rpeno, bene o male) la politica interna del proleta– riato, e 1ji-determina - per lo più inco-nsap,evolmente - in funzione di essa. Il buon risultato ne scatu– risce - quando ne scaturisce - casualmente. La clas– se lavoratrice non lo vuole, non l'ha voluto; ma s'è limitata a combattere la propria fotta dj cl-asse. Il l"esto viene ,d-a sè, se •vi-ene. È, codesta, la politica estera classica dei' proletariato; la quale non è pos-

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