Critica Sociale - XXII - n. 21-22 - 1-16 novembre 1912

330 CRITICA SOCIALE dolfo Mondolfo protesta con tutte le ,sue forze, e pre– tend,e di essersi piazzato sul terreno della logica e del pensiero po,sitivo. « Ammetti tu - ci chiede egli - essere preferibile che tutti i nostri atti possano ele– varsi a un valore e a un significato morale, anzichè arl'e>starsi a quello puramente materiale? Conoedi che in questa elevazi,one è il passaggio dalla animalità ·alla umanità?». E, poichè non dubita neppure - gU par– rebbe di recarci offe-sa personale! - che- almeno- co– testo saremo pur costr-etti a ,concedergli; eccolo ma– novrare i sottili àpparati della logica per venire - cc di cons-eguenz'a in.oons-eguenz,a »- alla conclusione·: che, ali-ora, se l'amo-re ha da esser-e il « vero amore » e non il puro - od impuro - godimento materiale, che fa l'uomo - o sia pure la donna - strumento dell'uomo e che arieggia l,a prostituzione - se ha da significare fusione d-i due esseri nel presente, nel futuro ed anche nel passato - bi~ogna che nel passato esso non trovi d-ei ricordi ingombranti; che insomma sia l'ul– timo e il primo, sia quindi il solo, e che ad esso ci si accosti in istato di- « purezza fisica », la quale suol essere anche segno di « verginità psi-cologica »... _ed ecco dimostrata co,si la plausibilità d-ell'astinenza du– rante l'attesa. Astinenza, che, se non può, specialmen– te dal ,sesso più forte (il Mondolfo, in qualità di me;m– bro d-el medesimo-, mette avanti le mani), sempr-e rag– giungersi intera, per le note ragioni... economi– che; vuole almeno essere tenuta come un ideale, come una no-rma eti-ca suprema, al.Ja quale accostar.si quanto pitì è umanamente possibile .. Quanto poi al cc dovere di pròliferare » - salvo casi eccezionali ben preci,sati - c'è Emmanuele Kant che viene in soc– corso. È v-er-o,o no, che la nostra c·ondotta ha da es– sere tale, da potersi senza danno «universalizzare»? E allora non •c'è più da discutere. Chi noJ1 figlia con– corre allo spegnimento, de,IJa razza -·e si fa.ccia trap– pista, non socialista, se la co-erenza gli preme. Orbene: al ragi,onamento del nostro ecce!J.ente ,co.J– laboratore noi opponiamo altrettante risolute negative quante sono J.eproposizioni. « Nego ed "impugno», co– me scrivono i -causidici, nelle comparse. Neghiamo ed · impugnano ogni cosa: il cc valore morale» da ricer– carsi in ogni atto, l'« animalità» contrapposta alla e< umanità», l'esi,ste-nz.a e la definizione del « vero amore», -la -eccellenza della norma etica; ed Emma– •nuele Kant, anch'esso osiamo negare sfacciatamente, nella ragione pura ,e ne,lla ragione pratica. Non s-i dirà, per lo meno, che facciamo dell'opportunismo per conservarci nomea di gente ammodo. Cosi non avr,emo bisogno di bisticciarci colla logica; non oi -spiacerebbe, ma sarebbe un pleonasmo. Contestate le premesse, non <Ci .occorre di ricorrere a-I cave a conse– quen_tiariis per sfuggir,e -alle conseguenze. *** Sissignori: contestiamo ,l,e pr-emesse. Che -signtlfi::a proclamare preferibile che tutti i nostri atti si elevino a un valore morale? Che significa op,porre l'animalità alla umanità? Non è questo esattamente il gergo deJ vecchio spiritualismo, oss'ia delle religioni che ad esso si informarono? Non risuscita ciò il dualismo· del cor– po e dell'anima, d,ella carne e dello spirito, della san– tità e d,el peccato, quel dualismo -che, non diremo l,a. -scienva - non vorremmo peccare di prosunzioné- par– lando in suo nome - ma che tutto il pensiero moderno ha rinnegato ,e ·sepolto? Certo, vi è una differenza, visibiJ.e ad occhio- nudo, fra .il bruto e l'uomo, e fra l'uomo- che ha più e quello ,che ha meno del bruto. Ma · il valo-re morale, che nel-l'uomo fa l'uomo, non si spez-– za, non si sminuzza nei singoli atti, qua:si ogni atto fosse un omuncolo, e J'uomo - intendiamo la vita, la condotta dell'uomo - fosse un aggregato d.i altre"ttanti frammenti, simile a un cristallo di qrnarzo, e dovesse ciascun frammento riprodurre es·attamente la strut– tura del frammento vicino. Il valore morale dell'uomo nasce dal complesso; è il rapporto fra '!'assi-eme deJ.la vita individuale e le esigenze della vita coll-ettiva. Ciò non toglie, piutto-sto presuppone ed ,esig-e, che una quantità di azioni de-ll'uomo possano, aenzi debbaino, ,essere del tutto amor-ali. Diremmo che la loro mora– lità - per riguardo ai resultati generali della v-ita- consiste nell'essere sgombre da preoccupazioni mo– rali. H nascere, il -crescere, il oomminaTe, il nutrirsi, il riposarsi, il sentire, il pensare, l'amare, il generare, ,e, via via, tutta una serie di fatti e di atti, volontarii e non, dei quali si intes-se la trama dell'umana esistenza - tutta la vita fisiologica insomma e gran parte della vita di relazione - hanno per condizione di esistenza e di sa:iità e di successo la spontaneità spreoc,cupata, l'assenza della previsione, d~I controllo e del calcolo. Tutto ciò che, in g-ergo metafisico, si chiama cc la na– tura» - la <e natura umana », fra l'altro - ha per suo· carattere appunto di non ~ssere l'arte; ed è mil.J.evolte più importante, più fondamentale,. più ricca, più de– -cisiva dell'arte la più raffinata - alla quale propria– mente appartiene la oondo-tta cosidetta morale. La quale, non avendo per obietto se non la comodità, in · sostanza, del nostro prossimo - al quale in prima linea apparteniamo noi stessi - non può avere che un campo limitatissimo d'azione, e toccare J.e più superfi– ciali ed effimere' accidentalità della convivenza; es·sen– do ben chiaro di per sè che essa fallirebbe al suo. fine - il quale è di rendere la convivenza più facile e la vita più ri,cca ,e genero-sa per tutti - se pr-etendesse a •comprimere, a deformar-e la essenziale vita di cia– scuno. E perciò noi ci mettiamo in a.Jlarme quante volte un qualsiasi « precetto morale » tende a compri– mere e a, delude-re un bisogno· fisiologi-co·, naturale, f,ondamentale della vita - sia bisogno di pane, o di a:more, o di coltura, o di qualsia·si altro bene. Questa, per -esempio, è la morale di -classe, imposta ai domi– nati dai dominatori, che - per riescire ad impo-rla - dovettero appunto suscitare le religioni, inventare la di_vinità, fare appello al credo quia absurdum di pre– tese rivelazioni 'soprannaturali, insomma imbrogliare, truffare, barare -al gioco. Ma codest.a morale di clas_se è, per noi sodalisti, la immoralità fondamentale, ma– dr-e - anzi, cc madro, » - di tutti gli egoismi antiso– cia.Ji, di tutte le oppressioni e di tutte J.e degene- razioni. ' Su questo primo punto, dunque, del r.agi•onamento d-ell'amico Mondolfo, noi facciam0 tutte, le riserve che sono del cas'o. Reclamiamo, p•er tutto ciò ch'egli qua– lifi.ca « materiale » e «,animale », il diritto - e aggiun– geremmo, il dover-e, •se non fosse una apparente con– traddizione nei termini - di rimaner-e cc materiale » e cc animale ». Il tentativo di spiritualizzare la matéria (ci ,a,c,conciamo a questo.gergo per neoessità di pole– mica, non perchè attribuiamo un qualsiasi significato obiettivo alla nomenclatura che pigliamo in prestito), di cc disanimalizzare » l'umanità, ha oondotto iaJ.lade– menza ia•scetica, reazione patologica a uno stato so– cial,e patologico, e trovò in ogni tempo- la derisione dei veri filosofi e del sano sentimento popolare, che, p-eirfino nei miti ·antichissimi-:-- si p-ensi soltanto alle -leggende del vo-lo d'Icaro, deU'assa:lto dei Titani al-

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