Critica Sociale - Anno XXII - n. 17 - 1 settembre 1912

CRITI8A SOCIALE DIVAGAZIONI ESOTICHE Sulla questione balcanica, debbo pur confessarlo, non ho idee molto sicure! forse non sono il solo, e ad ogni modo il danno non è grave, perchè il Campi– doglio, su cui finora sedevo,. non regge più i .freni dell'orbe rotonda:· [ulta'via, per la ragione che dirò poi, essendomi di questi giorni· familiarizzato con gli usi e con la vita e con il gro,viglio albanese, ho seguito con particolare attenzione gli articoli dettati dalle presenti agitazioni balcaniche. E specialmente mi parve interessante considerare come due ingegni superiori, più e meno ortodossamente socialisti, ma certo entrambi educati all'esame positivo dei problemi sociali, movendo dagli stessi criterii, giungessero, sul– lo stesso argomento, a conclusioni opposte. E l'uno ,e l'altro con bellissime e convincenti ragioni. Lo Jaurès in un articolo della Humanité, rappre– sentando la rivoluzione albanese come un moto van– deano di reazione al costituzionalismo Giovane Turco, invocava l'intesa di tutte le forze liberali in difesa di quest'ultimo. E in verità le voci diffuse d'una voluta restaurazione del regime di Abdul Hamid, come sug– gello <l'una villoria albanese, anche _se erronee, erano sintomatiche. Il regionalismo è la tradizione, cioè il passato: è l'ostilità al nuovo, all'occidentalismo, all'unità statale, a ciò che volle importare nel vecchio Impero il giovane partito. È la reazione. D'altra parte, il B'issolati, rispondendogli sul M es– saggero, rappresenta il fallo stesso come una affer– mazione del diritto delle nazionalità contro l'oppres– siva egemonia ottomana; e - che è più - come il pr-eludio d'un assetto definitivo dei gruppi balcanici, che toglierebbe ogni ragione di int,ervento (e per ciò di ·gu•erre) ai grandi Stati europei. Infatti l'Austria, a cui tale assetto non gradisce, cercava di disturbare la soluzione conclusiva del conflitto interno mesco– landovi il conflitto esterno col Montenegro, che pare sia la suà « manus longa » nel viluppo balcanico. Pochi giorni dopo, il ministro austriaco Berchtold, memore degli antichi guai paesani, proclama la cro– ciata per il decentramento: dunque l'Austria vuole l'assetto definitiuo e smentisce il Bissolati! Le po– tenze, invidiose ed avide, rispondono picche, favo– rendo il centralismo; e così, per _ubbidire troppo sol– lecite all'appello «liberale» dello Jaurès, finiscono per ismentirlo! ·Ecco che, fra le due interpretazioni, mi trovo per– plesso, parendomi a volta a volta che veggano giusto l'uno' e l'altro, come il giudice della parabola, che data 'Tagione al padrone dell'asino che andava al mercato e ai varii suoi critici e poi ancora a chi gli os'sèrvava la contraddizione di questi suoi giudizii. * ** Ci avrei però qualche cosa da osservare anch'io: ma prima debbo dire la ragione per cui mi sono messo in questi ragionamenti. Benchè da più setti– mane me ne viva in campagna, non mi sono ancora -conformato siffattamente agli usi borghigiani, da as– sumere con disinvolta padronanza l'esercizio farma– ceutico della politica estera. Gli è che ho tra mano - anzi sostengo con ambedue le mani - un grosso volume, che mi informa molto minutamente d'uno dei tanti ingredienti dell'insalatella balcanica: cioè dei Romeni <l'Albania. '· Credo che più d'un lettore si troverà a dimandarsi quello che un alto uomo politico d'Italia domandava all'Autore di quel libro: « Ohimè! ci sono dunque anche quelli lì?» (p. 378). Per mio conto non ne sa– pevo più di quanto ne scrive chi è « lo mio autore» . in fatto di erudizione illirica, cioè il professor Ar– turo Galanti nel suo non più recente ma sempre utile studio sulla Albania (Roma, 1901): ivi li trovo designati col nome-di « zinzari » (non zingari), che si fa derivare da Quinquarii, cioè soldati della V legione <lei tempo di Trajano « imperador romano ». È più probabile che si tratti d'una dispersione, in seguito a qualche parziale molo emigrativo, dei Romeni del Danubio; infatti un palriotta Romeno, il signor Buri– leanu, ,di cui i nostri giudici istruttori vollero fare un regicida, mentre dev'essere una specie di Galanti ... della sua nazione, cioè un entusiasta della difesa et– nica; il Burileanu, dunque, fece più viaggi nell'aspra e semi-barbara regione albanese, per ri11tracciare le sparse vestigia di questo popolo, che conserva la lin– gua romena e la coscienza di tale 1 affinità; qnanlo basta, cioè, per renderlo bersaglio del disprezzo ot– tomano, della prepotenza albanese, dell'invadenza gre– ca, d-ell'odio musulmano e del rancore ortodosso. Di tali viaggi il Burileanu ha stesa una anche troppo minuta relazione, ricca di dati statistici, d.i canzoni popolari romene, di illustrazioni e di aned– doti (l); le quali cose tulle insieme ci dànno un'im– magine rivelatrice delle condizioni d'anarchia politica (e un poco anche morale), in che vivono quelle di– sgraziate regioni. Nella parte occidentale non str,ade f.errate; pochissime le carrozzabili, utilizzanti ancora le vie romane; aspri e perigliosi i sentieri; i luoghi di posta (gli han) sudici e squallidi. La solitudine delle campagne sol popolata di torve figure col fucile a tracolla -- quando non è minàcciosamente imbrac– ciato. È fortuna viaggiare sollo la protezione d'una di tali bande brigantesche che, per qualche singolare motivo, si degni guidar.vi anzichè rapinarvi. I gen– darmi <li scorta tentano in tali casi di rammentarsi i più lontani vincoli di amicizia coi predoni: e, se non ricordano proprio nulla, cei:cçino almeno di non veder nulla. · Poveri i villaggi; primitive le industrie; desert.i e malsicuri i mercati; straniere le scuole; corrotl,a o impotente la giustizia; crudele contro i deboli il fi– sco: quest'è l'amministrazione turca ne' suoi effetti sugli albanesi. In, tali condizioni, ·ma disarmati d'o– gni sol,iparietà, ccin l,a popolazione - che è l'ultima difesa delle società oppresse - i poveri detriti Ro– meni, di cui parliamo, trascinano la loro misera esi– stenza di carovanieri, mulattieri o pastori nomadi, pagando in piastre o in armenti la facoltà di passare attraverso i Comuni mussulmani (albanesi) per andare la state nelle solinghe caliue (capanne) dell'arduo To(Jlor, o per scendere d'inverno a cercar pascoli al piano e buscarvi la mal-aria. Cioban, li dice l'Albanese: cioè pastori; e di loro non so di più. Valacchi-zoppi, cioè degeneri, deformi Romeni, li chiama il Greco. È questo il peggiore dei nemici: « Il Greco, mio signore (diceva uno di que– sti farsilioti), lo possiamo assomigliare alla carie dei denti: da prima non te ne accorgi, ma poi li rovina ». La propaganda, così detta panellenica, si giova d'ogni mezzo: or è una banda, tra brigantesca e ufficiale, , (1) Ne bo, ,1>ercortesia del prote&1or Baldacci - llluetre eaplora• tore deUa dora balcanica - nna copia della traduzione Italiana. ~lgnorllmente edita dalla R. Tlpogralla di Leonardo Andreoll, di Bologna.

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