Critica Sociale - Anno XXII - n. 14 - 16 luglio 1912

222 CRITICA SOCIALE anima pura e candida, da aggiungere al non molto lungo elenco, che di esse si può fare. Per quali ragioni il nobile figliuolo d'una famiglia reazionaria brettone, cadetto di marina, luogotenente nell'armata, sia diventato un oratore dei clubs rivolu– zionart, sòrti, anzi pullulati, a Parigi nel quaran° tolto, non è ben chiaro, anche dopo i minuti rag– guagli del suo biografo. Ma queste sono storie ar– cane, che solo chi ne è _il doloroso eroe può narrare, o solo può intuire l'artista che questo còmp,ito si pro– ponga, e non quello d'apologista e di divulgatore. C')– munque sia accaduto, noi lo troviamo nel '47 inizia– tore d'una lega dei principali gruppi socialisti, for. matisi segretamente un po' per tutta. la Francia, come filiazione incrociata della carboneria socialisteggiante del Blanqui e deI socialismo rom'antico dei Fourier e Leroux, con i famosi « falansterii ». Aveva per suo organo La démocratie pacifìque, una specie della nostra Azione Socialista, da cui - intendo dalla Dé– mocratie - dov-evarw uscire i non pacifici barrica- tori del giugno. . .., In q~este condizioni, recatosi a Parigi, incontratosi col Blanqui uscito di prigione, entrato - solo com'e– ra e in 1Jrto con la famiglia, orma-i déraciné dal suo suolo naturale e affettivo - nel fitto della azione, si intende bene quel che doveva divenire la sua poste– riore azione. Arrestato e. deportato dopo le tragiche giornate rivoluzionarie, quindi liberato per influenza della famiglia - un suo cognato era ben accetto nei circoli del presidente Napoleone - fu eletto dai re– pubblicani-socialisti, non proprio come emanazione del partito, ma con carattere di affermazione demo– cratic.a (oggi ·diremmo bloccarda): « De Flotte signi– fica: Vivano la legalità e .la giusti~ia », dacchè era stato deportato l'anno prima senza processo, per sola misura amministrativa. La sua azione alla Camera è rispondente a quello che abbiamo finora detto: « si era creduto (fosse] un energumeno, si riveJ.ava un filosofo». Ma il Due Di– cembre mostrò ch'-era pur anco uomo d'azione: riso– luto, devoto, austero. Il manifesto: « Luigi Bonaparte è un traditore ... », con quel che segue, porta per primo il nome del De Flotte, per ultimo - glorioso ultimo - quello di Victor Hugo. Dopo, scomparve: un signor Ioseph Maillé, impie– gato nella Compagnia delle Strade ferrate dell'Est, attendevà oscuramente a costruir ponti e viadotti, con molta soddisfazione delle superiori autorità, quando,. dopo sette anni, il 5 luglio 1860, si dimetteva improy,.– visamente, perchè sotto il nuovo nome e la nuova vita s'era risvegliato l'antico De Flotte al suono del– l'inno garibaldino, che gli giungeva da là giù, dalla lontana Sicilia, in voce di popolo movente alla libe– razione. Pàrtl, arruolò a sue spese qualche brettone; for– mò una non ben veduta legione; ebbe amarezre e ini– micizie; forse anche se le procur.ò: ma queste sono le piccole scaglie dei grandi monumenti; possono . pungere chi li scalpella, ma non rendono l'opera me– no bella. In un oscuro fatto d'armi, a Sol:\nO, morì il 22 agosto. Aveva solo quarantatre anni, essendo nato a Landernau (Finisterre) il 1817. Buona parte del volume del Colocci è occupata da un sunto dell'opera filosofico-politica del suo Autore: « La sovranità del Popolo (1851): Saggi sullo spirito della Rivoluzione ». « Quest'opera, oggi divenuta qua- si irreperibile, è piena di idee nuove ed originali, di pagine eloquenti ... De Flotte è il vero filosofo po– litico della Democrazia sotto la seconda Repubblica». Noi avremmo desiderato che qui il biografo ci mo– strasse questa novità ed originalità, organandole in un sistema complesso, del quale potessimo abbrac– ciare con lo sguardo le linee generali. Invece egli non fa che riprodurre molte e molte pagine, anzi confessa che il meglio sarebbe « trasportare l'opera di De Flotte per intiero qui e incastrarla in questi aridi appunti biografici ». Guai se si dovesse discorrere, a questa maniera, delle idee, per es., di S. Agostino! Il vero è che ben difficile dovette apparire al Co– locci una sintesi, quando pur a mezza bocca deve confessare che manca un pensiero organico. Il De Flotte è un anti-statale, almeno nelle elocubrazioni filosofiche e oratorie. Era suo concetto « che l'antica società romana, basando sull'autorità brutale e poli– tica dello Stato, rappresentava una formula illogica e illegittima, mentre il cristianesimo, basando su una autorità spirituale e di fratellanza, aveva segnato la formula etica e di giustizia per le democrazie» (pa- • gina 101). Accanto a questo motto degno dello Cha– teaubriand, eccovene altri blanquisti: « ormai discre– ditati, per,chè discussi, il pote,re esecutivo e il legi– slativo, essi son condannati a sparire: l'opinion•;i pubblica farà le leggi; i suoi rappresentanti si limi– teranno alla... pratica d'ordinaria amministrazione (pag. 170) ». Ma, poco dopo, ecco queste altre flut– tuazioni: Senza dogma non c'è morale (pag. 180); senza religione la famiglia non sta cementata un anno; d'altra parte, la società avvenire sarà « senza contratti personali (matrimonio) e senza rendita (schiavitù, proprie,tà privata); e si giustificherà con la libertà morale e l'autorità della coscienza » (p. 188). « Colla fede e nella Chiesa. non vi sono che spose; fuor della Chiesa e nell'amore non vi sono che amanti; fuor della Chiesa e dell'amore non vi sono che con– cubine». Riconosce che il problema dell'età avvenire è l'e– conomico e che tutto è da demolirsi e da ricostruire: ma ecco come parla il mistico sovvertitore: « Vecchie istituzioni:· fedi, leggi, re, divinità! bende e fascie di popoli infanti; culle protettrici e sacre; vi amo, vi .onoro e per bocca mia non sarete giam– mai maledette ... » Oggi « siamo, ad un tempb, una culla e una tomba... Ora .triste e malinconica, piena di rimpianti e ·ili speranze, in cui l'Odio dovrà poi far posto all'Amore; in cui solo il pensiero sogn'<l ora di coprir già di fiori la terra, dove gli occhi non ve– dono adesso che rovine; in cui tutto ciò che si dovrà amare è ancora nel limbo, e ciò che. amammo scende nell'eterno oblio. Sono codesti i momenti in cui, si– mile al corpo, quando salta nell'abisso, l'anima si 11i– piega su se stessa, misura J.adistanza e, risoluta, sem– bra immobile pur prendendo lo slancio ... » (pag. 191). Questo è certo molto brettone, forse umano, fors'an– che bello. Ma, per filosofo della rivoluzione, è troppo e troppo poco. ENRICO CARRARA. Presso la Libreria Edit1'ice Socialista " Avanti! ,,, Mi– lano, via S. Damiano, 16: Chi voterà e come si voterà? tommenta apliulin alla oa,a leggelrllllnle l sti ,11111 dal Parlullllht. Pag. 32. Cent. -iO (Per almeno 50 copie, sconto 80 ¾),

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