Critica Sociale - Anno XXII - n. 13 - 1 luglio 1912

I CRITICA SOCIALE 201 e di tattica, e vi rin/ acciate a vicenda le deviazioni ·e degenerazioni mortali, dalle quali temete il malanno e la fine itel socialismo? Guardate soltanto in voi stessi e guardate negli occhi le masse che vi ascol– tano, e giudicate cost, o piu.ttosto -sentite, se fra voi il socialismo è vivo e vitale, se si trasmette e pro– paga, se respira nella vostra azione e se palpita o agonizza nell'azione altrui. Perocchè esso può vivere e agonizzare, in voi, se non in se stesso, con tutti i- principii, con tutte le t~ndenze e con tulle le tat-1 tiche, o a loro marcio dispetto. Esso « c'è o non! c'è>>, ed ,; ,wrn sempl'e ad un modo, com11nq1.1e si esf)rima II si' r1.tleg(li,/J1tl'd1.è Pi animi <' vi munvri e vi snscili, e susciti ed r111imie muova e lrasf ormi ciò che è a voi d'attorno; non imporla sollo qual .formula, 11011 impol'la rerso qual mèla ». Tale sembra a noi, ridotto alla sua ultima e più riassuntiva espressione. questo socialismo di Tu/fin Colucci; al quale, a dispetto del titolo imposto al: volume, non ci pare convenga il qualificativo di vecc!lio, o di nuovo, dacchè esso - nell'essenza sua - è fuori dai fatti e dalle idee, fuori, sliam per dire, dalla storia e dal tempo. \i i è nella cronaca- delle umane aber1'azioni un certo ascetismo o misticismo che, mirando a una per[ e:ione e pw'ez:a più che terrena, distrugge, in dii lo coltiva, le forze e le bellezze della vita, e la l'ila medesima. Così la paoana natura si prende al– legm vendetta dell'anacoreta e del sanln. Allo stesso destino dnbiliamo che il Colucci, per 'troppo esal– tarlo ed amarlo, condanni il suo .~ocialismo, quello dell'oggi• al pari di quello del domani; condanni quella sua, diremo piuttosto, ansiosa nostalgia - che non è altro :__ di un socialismo, che, per voler essere vasto come il più vasto ideale, per l'alterezza capanéa di sfuggire agli inganni multiformi della teoria e della pratica, di vincere il tempo e le cose, annulla ineluttabilmente se stesso, e, nel dire su– perbamente « io sono », cessa di essere: Luci{ ero che, mentre te,:ita la scalata all'Empireo, è fulminalo nell' abisso. · E questo ci sembra il guiderdone adeguato della pura filosofia, applicata a un fatto concreto e contin– gente e complesso, per quanto alto e grandioso e difficilmente de[inibile e precisabile - il fallo del socialismo. Perciò alla prima domanda: « vuole questo libro svelarci il seg,,eto del socialismo di domani?», ag– giungemmo l'altra: « e lo può?». Noi non chiediamo al Colucci, come non chiedia~ mo al Partilo Socialista e a nessuno dei suoi teorici, la definizione precisa e scolasticamente articolala del socialismo. Non soltanto nel diritto, omnis clefi– nitio periculosa. Siamo disposti ad ammettere che un tal fatto, per l'indole sua, meglio si riveli al– l'intuito, di quello che non possa contenersi e coa– gularsi dentro il letto di Procuste di una formula angusta, sempre approssimativa. Ma, uomini viventi nella storìa e militanti fra le ambagi della terra anfrattuosa, esigiamo che la con– figurazione e la critica dèl .socialismo e la valuta– zione del suo essere e la descrizione del suo dive– nire - se pretendano penetrarci e persuaderci, es– sere intese ed accettate da noi - pur elevandosi al di sopra dei falli minuti ed effimeri - partano pur sempre dal terreno saldo dei fatti, si alimentino al– meno del riflesso dei fatti, e alla umile stregua dei fatti misurino e saggino via via la legittimità delle loro induzioni e dei loro aforismi. Mal si piega a questa disciplina la critica del socialismo, nella scintillante e alata prosa del Co– lucci. ln essa, già lo avvertimmo, il socialismo si sferra da ogni impaccio ed impedimento di cose concrete e volgarmente terrene. Esso nasce autoc– tono nel cervello di qualche [ilosofo, trasmigra e si capovolge nel cervello di qualche economista, vive e si libra nell'astratto della pura filosofia; il movi– mento proletario, più che da sè generarlo, più che riflettersi in esso, lo riceve (se lo riceve) come piog– gia dall'alto; anzi, a un dato punto, c'olesto socia– lismo, per sentirsi più leggero e più libero, per evitar disavvent11re, anche si stacca dalla zavorra perigliosa delle idee, che paventa t:urto di altre idee o la smentità clei fatti; vaneggia, un istante, ne//'anacroni.~mn r,r/i[icir,so di 1111mito vn/ontario: poi, se loc('(t.rtp11e11r1 lo 11'1'1'(/, 111· ri.mlial:::r, .~dcç11wso e sgomento, come della propria f)rofana:ione igno– miniosa, e rivola in allo, dove l'occhio più non lo segue, più non lo scerne. E allora,' a/lnra soltanto, si palpa e si ritrova, e sente di essere il vero, il orande socialismo, 11011 di 11ntempo o di una scu.ola, di una nazione o di una clai;se, ma il socialismo sempiterno della umanità. sempiterna ... Troppo bello, troppo grande, troppo invulnera– bile, troppo immortale! Sopratutto troppo ina[ler– rabile! L'umanità piccina, pellegrina e caduca, quella che vive nel tempo, e brulica e dolora nei borghi e nelle città, forse di un altro socialismo ha sete, meno puro, meno f)erfetto, meno uguale a se stesso, ma più simile e prossimo e tangibile a lei, 11011 imporla sé ,: vizii P gli errori e/ella terra ne in– quinino la pura soslrtnzr,, ne maculino alquanto il celestiale nitore; purchè lasci cadere, passando, coi detriti. del v izio <' dell'arnre inerilaùile, qualche pane che la s.fr, mi, qunlrhe umana legffe rhe In francheyai. e pqci[ichi, qnrtlche riforma che lrt aiuti e riposi, qrw!che, sia pure, illusione che la SOl'– regga e sosprnga. Tale il socialismo deoli uomini, dei lavoratori, ecl il nostro. Povero, mondano ... ed umano. Tale fors'anche, a date ore, nei frammenti del suo pensiero, il socialismo epuralo e sublimato, quale sprizza dalla brillante ed errali.onda analisi di Tullio Golucci. Nella sua aitica tormentata e tormentatrice _del subbietto, trovi negazioni che a[tèrmano, trovi condanne che esaltano, per dialettica necessità, il contrafio di ciò che è negato e che è condannalo. Sono (e felici stanchezze forse del suo volo troppo temerario, le incoerenze redentrici del suo furore di astrazione accanita ed invaosimile; e le sue ricon– ciliazioni, invano deprecale, col modesto terra terra della realtà. · Sono, io penso, a dispetto del socialismo eh' egli inseg4e nei cieli, il socialismo occulto ch'egli cu– stodisce nel petto, e disconosce ed ignora. Il suo libro, che vnol essere una sfida a tutta la ideazione volgar.e e corrente sul socialismo, è - ad insaputa dell'autore - il ri[lesso meditato e fedele cli uno stato d'animo, torturalo dai barbagli di una cultura fresca e molteplice, nella quale un irrequieto spirito ipacrilico regna tiranno, non concede posa al pensiero, n? tregua all'angoscioso dubitare. E poichè un sil[atto stato d'animo è di[luso oggi nei giovani, sebbene rare volle illuminalo da una coltura tanto agile e vasta. o sorretto da tanta ala di ingegno e prodezza di cuore; questo libro ha il valore di un documento psicologico e l'interesse pungente di una, tanto più sincera quanto più spon– tanea e meno consapevole, autorivelazione. Rivelazione dell'intimo dramma del pensiero. non meno aspro dei drammi che agita l'umana passione. E rivelazione forte, rlensa, passionala - quale il socialismo italiano forse 11011 dette prima d'ora, certo da gran tempo non dà. Segnaliamo due punti tra· i più camtleristici, a riprova della nostra impressione: l'apologia di

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