Critica Sociale - Anno XXII - n. 13 - 1 luglio 1912

200 CRITICA SOCIALE sel'lazioni o divaga;;io11ieleganti, erudite, personali e paradossali, di natura storico-critica e retrospet– tiva, sulle fasi successive, tutte più o meno supe– rale, della dottrina socialista, ridotta, nei varii mo– menti, alle sue più astratte e supreme sintesi ideali; acquistano - riuniti e riletti in un contesto - senso e portata maggiori. Prese le mosse dal so– cialismo pre-marxi:;ta, digradando di fase in fase, ci accompag,iano alle soglie del Congresso di Reg– gio, sbocca110in quella che ne è l'occasione ed il tema, e che è la preoccupazione, in questo momento, rie/ .Partilo Socialista llaliano. Socialismo utopistico; ma,·.,,;;i~,nn 1J socia/i:;11w scienti[ico; positivismo; volontarismo o indele1·1ni- 11ismo socialista; mitologia sindacalista; prassi ri– i onnislica .... Questa la trafila, questo il susseguirsi o, qua e lù, l'accavallarsi delle fasi - fino a iui, i ino a oggi. E poi? Quale, come fatto e di che, il socialismo, il vero socialismo? Quale l'essenza sua nel suo divenire? Che di esso permane, che ,è caduto o cadrà e che può rivivere? Quale - sopratutto - il suo domani e a che patto? Se il Congresso possa rispondere a quest'ultimo inlerrogalivo, che è il coronamentQ degli altri cui :;i connette idealmente ed è il solo che interessi i militanti politici, lo diranno i fatti. Intanto, che risponde il libro? E, anzi.tutto, vtiole esso rispon– dere? E può? Chi co1·1·a,come i fanciulli viziosi fanno coi ro– man:i, all'ultima pagina, e badi alla conchiusione formale, dirci che l' 1lutore non risponde e non volle rispondere. L'ultimo articolo, dei sette che si rincor– sero quindicinalmente nelle colonne della Critica, qtiello che dovrebb' essere la ricapitolazione, si chiu– de, a sua volta, con un punto interrogativo. E il li– bro, a giudicarne dalla fine, sembrerebbe riassu– mersi in quella, che è certo la più {iloso[ica, Tria anche la più inconcludente, di tutte le parole del vocabolario, sebbene - o appunto per questo - a Giacomo Leopardi apparisse la più poetica: - «forse!». - Vi sarà, e quale sarà, un socialismo del dò– mani? - Lo scrittore, si direbbe, volle unicamente porre il quesito. Volle dubitare, analizzare, ed illu– strare e motivare il suo dubbio. Ma, per contentarsi di porre un simile quesito - per 11011 volerlo risolvere - non si scrivono selle ar– ticoli, non si compone un volume; non si destano dal sorino sepolcrale, 11011 si convocano a postumo con– cilio, jiloso[i ecl ecnnomisli, da l~anl, a li egei, a Ficltle, a Marx e ai loro epigoni; 11011 si interrogano, come fa, inquisitore spietato, Tullio Colucci, uomini, cose, dottrine; non si pone tanta storia dentro il lambicco; non si pianta il bisturi del notomisla nelle vive carni cli liii ideale - del proprio itleale - per conclµ,de,,einterrogando, come frtrebbe Pirrnne: sei tu vivo? sei morto? Ignoramus et ignorabimus. Questo sollanto sap– piamo! fl che scopo lo sforzo filosofico - di cui sembra il Colucci esaltare la necessità, la nobiltà, la grande::a - se il suo sbocco non dovesse essere altro che questo: una motivala e consapevole i11certe:za; al più, una speran::a, un'invocazione, un augurio? Il che pro tanto acchiappar nui;oli, e insaccar vento e imbottigliare iridi e raggi, per non darci, alla fine. Si' 11011, nel buin pesto, questo [il di sospiro? Ma chi, non contento di indugiarsi all'ultima frasi', cerchi, nelle par1ineond·essa si sprigiona, nelle e fra le righe di ogni capitolo, il pensiero disseminato dello scrittore, certo troi;erà qualcos'altro e di me– glio e di più; qualche maggiore, se non certezza, presagio. Perocchè, dopo avere posto ogni studio, clopo avere esercitato la più sottile industria del pen– siero, a isolare, a denudare, a liberare e disinvolge,:e, dalle varie sue forme e sopravvesti e contingenze e accidenti, l'anima, il nocciolo, la sostanza - adat– tandoci al gergo dei Jilosoji, stiamo per dire il nou– meno - del socialismo che fu; il Colucci crede pure fermamente di averla, quella sostanza, scovata, e di– mosil'ata e fissata come meglio si può, per via di esclusioni successive, in qualcosa che somiglia a una definizione. Per lui, il socialismo - pur « v!- 1•endo di prnblcmi · eterni » e. ane/1111do a ideali co1t1tubii jilosojit:i, j'uor llei quuli si appiattisce, si svigorisce, gli cadono /'ali - 11011 è nelle teo– riche, nelle [iloso[ie, nei presupposti dottrinali, nei sistemi ideali; 11011 è nella ragione dei cervelli pen– santi, nè in quella delle cose pensate o impensate; non nelle previsioni e neppure nella storia. Sistemi, filosofie, scienza economica o sociale, storia obiet– tiva del mondo, lo ste$SO movimento operaio in quanto semplice e nudo movimento operaio, tutto ciò non è socialismo, nè potrà mai diventarlo; lutto ciò, per sè, è indi{[erente alla essenza intima e reale del socialismo. Sono le sue vesti, o i suoi compagni di viaggio, eh'esso può prendere o la- sciare.... · . Presi o lasciali che li abbia, e sostituiti oppur no, esso - i.l socialismo - sopravvive e prosegue da sè il suo pel/egri11aggio. Forse, la ma11cumadi que– gli effimeri accessorii, o provvisorii contrassegni, lo renderà meno accessibile alla percezione degli uo– mini; forse sarà, per 1111 tempo, il latitante dell'uma– nità e della storia. Ma, se persiste negli ipogei della vita, rivivrà, un giomo, nel sole: Ridotto, per via di successive evapomzioni e distillazioni, al puro spirito di sè, spogliato di tutte le scorie ciel positivo, del concreto, del mutabile, del caduco, del corrutti– bile, avulso dai fatti, dalla storia, dalla scienza, dalla stessa astrazione della scienza e della storia, cioè a dire da una qr,talsiasifilosofia; convertito in un sen– timento, in un'aspirazione, in un anelito, in un atto di fede o impulso di volantà, meno ancora, in una concezione etica dellà vita collettiva; trasfigurato in un tropo od i,~ una iperbole, divenuto « lo sforzo verso la più grande e la più buona vita», un « as– salto prometeo della saggezza contro il destino », la <<fotosferaelica che avvolge ed accompagna il molo proletario »; abilitalo a rispondere, come il Geova, a chi lo ricerca e lo indaga: « io son chi sono»; esso sfugge a tutte le obiezioni e le con/uta– :ioni che vo rrebbero inv estirlo, desunte appunto dalla scienza, çl.al/astoria, dai principii, dai f alti, dalle previsio ni; esso è qu ello « che c'è o ehe 11011 e'è» e non si può nè creare, nè soslituire, nè cor– reggere; esso è fatto invulnerabile ed insopprimi– bile. L'accusa di utopismo - quella che [in qui più ha paventato e da cui più si è ingegnalo di difendersi - nnn lo tange, nmi lo m•va/ora, poi– chè è nel suo essere utopia, seducente eterna uto– pia, la sua virtù propulsiva, il suo valore prag– matistico, la sua capacità di tradursi in azione reale, ed è nella sua ine[feltuabililà la guarentigia del suo durare perenne. Per la quale esso, come i Numi, 11011 potrebbe morire, « non riesce a mo– rire>>, e virrà - come scrive il Colucci - « [in– chè l'ultimo pugno d'uomini potrà concepire l'ultimo sogno d'una migliore e più fraterna umanità». Se tale è lrt essenza del socialismo, del vero socia– lismo; al Congresso di Reggio, e a quant'altri gli se– guiranno con le stesse preoccupnzioni e l'angoscin degli stessi pr nblemi. no i potremo, col contributo di questo libro. recare.un grande conforto e insieme un ammoniment o liberato re: « .1 che pro - diremo a quei disputanti - vi alfannate a cercare un socia– lismo obiettivo, e cianciate di principii, di tendenze

RkJQdWJsaXNoZXIy