Critica Sociale - Anno XXII - n. 13 - 1 luglio 1912

198 CRITICA SOCIALE Nè comprendono, che la dura scuola dei sacrifici, degli sforzi, della tenacia, non pure serba il carat– tere alla nostra battaglia, ma garantisce le conqui– ste, e assicura l'avvenire. Io ricordo. Nel 1901, nel 1902, nei primi e più tipici scontri delle tendenze ministerialistc e anti– ministerialiste, veniva dal proletariato agricolo l'am– monimento ad appoggiare Giolitti, per salvare la libertà di sciopero, cioè un altissimo principio po– litico, che era anche un praticissimo problema di pane. Tutti noi eravamo concordi nel dire che quella indicazione di lavoratori, impegnati in un vasto, ge– nuino, fondamentale duello di classe, doveva essere tenuta in conto più che gli scongiuri intransigenti rivoluzionari e antiministerialisti dei Circoli, che partivano da preconcetti teorici, quando non ascol– tavano i suggerimenti della scarsella lesa dal « con - tadiname ». Ebbene: i Destri, anche in ciò, cristallizzarono un aspetto contingente della vita, e ne fecero dogma di verità permanente: dogma, che il Socialismo sia, non nei Circoli, ma nelle Associazioni economiche, dogma, che ogni voce e ogni consiglio di proleta - riato, che, per la conquista di una legge, per l'ag– giudicazione di un lavoro pubblico, suggeriscano Ministerialismo, abbiano ad essere ascoltati e se- guì~i! D' I C . ·1· J' . . J J' fna no, per 10. on s1m11 app 1caz10m ettera 1, si giunge all'empirismo più gretto! Un grande mo– vimento proletario, pervaso di « Socialismo », viene apprezzato ex aequo come un piccolo interesse di categoria, pervaso di particolarismo corporativista - che del Socialismo è il contrario, che del Socia– lismo (quanto più si va superando l'opposizione capitalistica) diventa il primo e più pericoloso ne– mico e l'ostacolo più arduo! _ E allora accade che alla malvagia popolarità de– magogica, conquistata dai rivoluzionari che gridan più forte le parole più grosse, si aggiunga la in– sidiosa e non men demagogica popolarità accattatn da quei Destri, che si pavoneggiano come più ge-– nuini, piì, diretti, più obbedienti e fedeli rappre– sentanti degli interessi operai, come esclusivi con– ce-:-:ion::irìdella piìt autenlicn marca prolelnrin. Ora, per mr, In necessità maggiore di (JUeslo momento è di ridnre equilibrio e saldezza a tutti questi vacillamenti, a queste frettolose ipertrofie di questa o di quella tendenza, a questo nevrotico nller– narsi di azioni e reazioni, a questo precipitoso ap– plicare, fino alle esagerazioni estreme, queslo o quell'aspello d'una verità. Noi abbiamo bisogno di ricomporre, sopra dal contingente, dal transitorio, dall'eccessivo, una con– ceziione solida, duratura, completa, ciel Socialismo e dell'azione socialista. Sopra dal politico, che è l'attimo e il mutevole, abbiamo bisogno dell'anima morale ed estetica del Socialismo. Da troppi anni noi facciamo della fotografia; al più, al più, dell'impressionismo. Abbiamo bisogno cli far della pittura, cieli'Arte: di fissare cioè, con larghezza, alcuni punti saldi e perenni del pen– siero e dell'opera nostra; di concepire con ampiezza il divenire del Socialismo, il quale, per i Destri, s'è fatto così facile e così rapido, ch'essi si sentono già maturi per la partecipazione al potere! Occorre riprendere il lavoro in largo, e levarsi le illusioni ottimiste di coloro che misurano i progressi del Socialismo dai loro personali successi presso il mond o borghese: e non s'avvedono che, « non per fq.re, ma per non fare », essi acquistano credito; che non è il Socialismo che s'afferma e trionfa con loro, ma è il loro non Socialismo che trova fortuna presso gli avversari. Occorre ritrovare la nobiltà originale del Socia– lismo, pensando ch'esso è grande cosa appunto per– chè, a certe ore della Storia, esso è so/o, diverso eia ogni altro, superbamente solo e isolato dalla mala compagnia della turba benvestita. I Destri sorride– ranno delle mie parole: ma io provo un dolore fisico quando leggo certi loro articoli quasi officiosi, scritti come quelh di tutti gli altri, in quelle forme invo– lute e stereotipe che non dicono nulla; quando vedo certe loro interviste, in cui si acconciano a pronun– ciare qualcuno di quegli oracoli indeterminati e ba– nali, che sono buoni per tutte le occasioni; quando sento che, andando a Corte insieme con tutti gli altri· deputati, non sanno trovare una parola che li distingua dalla volgare greggia! Penso con orrore: Ma se io dovessi diventare così; scrivere come uno dei mille giornalisti della capitale, parlare come uno dei ,i'50 deputati della maggioranza; che sarebbe di me? Questo orrore soggettivo, personale, della piatta mediocritas borghese, contiene forse una ragione e una sostanza di verità? Io oso crederlo, benchè ciò possa sembrare orgoglioso. Io sento che, mal– grado tutte le accidentali coincidenze, c'è fondamen– talmente un fosso che divide i due mondi. I Destri, illudendosi di far bene e di avvantaggiare il pro– letariato, passano di là, « per non isolarsi». Ma non vedono che si sopprimono, e, con sè, soppri– mono la funzione e l'essenza del Socialismo! Finchè stiamo di qua dal fosso, saremo isolati, saremo pochi, saremo uno, ma saremo. Se passiamo di là, ci troviamo fra molti, ma noi, noi non siamo più nè isolati nè uno: siamo nulla! È nel credere a questo fosso; nel sentire, nel va– lulare la lolla di classe, che sta il dissidio profondo ed intimo e la crisi del Socialismo italiano. GrnvANNI Zm0Ro1. L'OSTRACISMO AI DESTRORSI Previsioni e polemiche_. Espulsione, esclusione, incompatibilità, sconfessione, deplo?·azione .... Sembra ·una "voce n del "Dizionario dei sinonimi• del Tommaseo; ed è la gamma, rligrarlante, i)elle varie degradazioni minacciate ai riformisti di- Destra. "Espul• Rioue,, adombra una quasi indegnità.... politica, che non è in " esc]nsione ,,. " Incompatibilità,, significa il dilemma: autoe]iminazione _di cui si prende atto (qual– cosa come il ~uicirlio dei sultani), salvo pellegrinagitio a Canossa. " Sconfessione ,, è teorico e quindi... inoffen– sivo; "deplorazione,, implica richiamo alla disciplina. Bisso lati, nell'ultima Azione, parla (oh! fantasmi tri– polini!) a dirittura di "impiccagione ,,. Si vede, co' suoi, pendulo già dal gibetto, e giura che tale posizione è propizia alle visioni chiare e serene. Non si direbbe. Infatti, la nostra reazione, per la coerenza riformista e la salute del Partito, contro il • destrismo "' per lui, con la testa nel cappio, si spiega fraternamente così: " i riformisti di Sinistra avvisarono "la opportunità di truccarsi da rivoluzionari (sic) per " salvare le posizioni di dominio entro il Partito ,,. - Se vogliamo far giostra di insinuazioni.... Ma a questo gioco, davvero, l'amico non ci tirai · Soggiunge che da ciò - ossia dal nostro trucco, ecc. - non già dalle loro dichiarazioni e dal loro atteggia• mento, deriva la fatalità della loro condanna. Che il nostro sia un trucco, gli è apoditticamente confermato dall'aver noi posto in rilievo, nell'ultima

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