Critica Sociale - Anno XXII - n. 13 - 1 luglio 1912

20li CIUTICA SOCIALE dalla nuova classe dominata, che se ne serve pe1: la propria lolla e pe!" la propria _ascensione. Il socialismo - il socialismo contemporaneo - è l'involucro ideale ed etico, l'atmosfera umanistica, in cui il proletariato si muove; in cui solo può com– battere la sua più grande, più bella, più buona bat– taglia. Il proletariato ha bene un'erta da salire, per– chè ha un mondo da conquistare .... Vorrà esso ancòra - strumento consapevole di umanità che si !"innova salirla nel nome e nella luce del socialismo? TULLIO CoLuccr. LESCIENZE BIOLOGICHE ELAMORALE Il problema dell'origine della vita animale e ve– getale ha un'altissima importanza non solo scienti– (ica, ma anche sociale. Ognuno intende come la sua soluzione, oltre determinare tutto un nuovo indi– rizzo nel campo della biologia, avrebbe anche ri– percussioni notevolissime in tutto ciò che attiene alle relazioni fra gli individui e fra i gruppi di in– dividui che costituiscono la società. E perciò del più grande interesse esaminare a che punto si è giunti nella ricerca affannosa di questa soluzione, ricerca che si è intensificata s_pecialmente intorno a due p1mti: uno più comprensivo, riflet– tente l'origine della vita in genel"ale e, particolar– mente, sul nostro pianeta; l'altro più limitato, in quanto si ferma a indagare per quali cause, per quale intervento, si sviluppa dall'uovo l'essere che deve servire alla conservazione della specie. Le ricerche sull'origine della vita in generale non sono di data recerlte : in ogni epoca si sono molti– plicati tentativi sperimentali di ogni genere, e so– vente vi fu chi credette avere scoperto dei casi, in cui la vita si fosse formata proprio sotto i suoi oc– chi.' Sorse, in un'epoca .non molto lontana, la fa– mosa teoria della generazione spontanea; ma gli studi di Pasteur, i quali terminavano la serie di quelli iniziati dal nostro Spallanzani, conchiusero con l'affermazione irrefutabile della impossibilità di qualsiasi forma di generazione spontanea. Si andò allora riaffermando la convinzione che la vita non avesse mai avuto un principio; ch'essa fosse eterna attraverso l'assiduo e multiforme ripro– dursi delle specie e degli esseri. Si ammise così che -la vita non si fosse manifestata la prima volta sulla Terra;' ma preesistesse, nell'universo, alla for– mazione del nostro pianeta e i germi innumeri ne fossero sparsi nell'infinito, trasmettendosi e propa– gandosi da mondo a mondo attraverso lo spazio. Anche la nostra Terra aveva ricevuto dallo spazio i semi della vita, riprodottisi e moltiplicatisi poi, tosto che sorsero in essa le condizioni favorevoli. Questa opinione venne scientificamente sostenuta per la prima volta nel 1865 dal Richter, il quale affacciò inoltre l'ipotesi che i primi germi vitali fos– sero portati sul nostro globo dalle meteore che si staccano dai mondi celesti. Sebbene sostenuta, sei anni più tardi, dal celebre fisico lord Kelvin, indi dallo stesso Helmholtz - per non dire di altri minori - tale ipotesi, sotto– posta alla prova dei fatti, apparve affatto infondata, e le successive analisi e ricerche di ogni genere su ogni specie di meteoriti esclusero assolutamente che essi avessero mai potuto servire da veicolo di germi di vita. Pure, il principio enunciato da Richter era troppo bello e conduceva aJ una generalizzazione troppo sedvcente perchè non si cercasse di formularlo m modo da eliminare le obbiezioni. , Svante Arrhenius - il notissimo fisico svedese, direttore dell'Istituto Nobel a Stocolma - l'ha in– fatti di recente ingegnosamente trasformato. Dai lavori di Maxwell e dalle esperienze di Lebedeff e di altri, risulta che la luce osercita una certa pressione su tutti i corpi che illumina, pres– sione sufficiente a spingere con grandissima velo– cità, sottraendoli all'azione della gravità, corpuscoli la cui circonferenza misuri i due terzi dell' ouda dei raggi propulsori. Per corpuscoli simili a goccioline della medesima densità dell'acqua, con sedici deci– millesimi di millimetro di diametro, si calcol/1 che la pressione luminosa è due volte più forte dell'at– trazione del Sole. E poichè è provai.a l'esistenza di microrganismi di dimensioni analoghe o minori, l'Arrhenius crede che i loro germi invisibili subiscano la pressione . delle radiazioni e possano essere spinti, con rapidità grandissima, attraverso gli spazii celesti, fino alla superficie di qualche pianeta. Non bastando alla prima spinta la pressione delle radiazioni luminose, Arrhenius fa l'ipotesi cli co1·– renti aeree, che sollevino i germi oltre i cento chi– lometri, dove, a contatto .del pulviscolo elettrizzato negativamente che sempre vi si trova, si caricano della medesima elettricità e v·engono respinti negli spazii celesti, per quivi, sottoposti alla pressione delle radiazioni solari, iniziare il loro viaggio. Ammettendo che la forza repulsiva solare sia quat– tro. volte superiore a quella della gravitazione, se cotesti germi non hanno densità 'maggiore dell'ac– qua e un diametro superiore ai sedici decimillesimi di millimetro, impiegheranno venti giorni per pas– sare dall'orbita della Terra a quella di Marte, tre mesi a quella di Giove, qua_ttordici a Nettuno, nove– mila anni infine per raggiungere la stella Alfa del Centauro, il sistema stellare più vicino al nostro, dal quale ci separano circa dieci milioni di leghe, Ma, a proposito della propagazione da un sistema solare ad un altro, clie è anche dovuta avvenire at– trave,rso lo spazio siderale se la vita si è manifestata per la prima volt.a in un punto solo, vi è una ob– biezione. Pervenuti questi germi nelle vicinanze di un altro sistema solare, la forza propulsiva del nuo– vo sole non li respingerà di nuovo nell'infinito? No, poiché,. essendo sparse intorno ad ogni sistema i;o– lare nubi di pulviscolo cosmico, è probabile che i germi aderiscano ad esso e, quand'anche questo non avesse che un millesimo di millimetro di diametro, il gruppo formato dal germe e dal grano di pulvi– scolo non subirebbe più l'azione delle forze ripul– sive, ma quella delle forze attrattive, e i germi pro– pagatori della vita giungerebbero a destinazione. Supponiamo che germi venuti da un altro sistema siano giunti cosi ai confini del nostro sistema so– lare presso Nettuno. Uniti a particelle solide, la cui gravità è neutralizzata dalla forza propulsiva della -luce nelle proporzioni del 90 °/0 della sua in– tensità, essi penetreranno nell'atmosfera planetaria con la velocità di qualche chilometro al secondo, sicchè l'elevamento della loro temperatura, dovuto, nella loro caduta, all'attrito coi gas, non superando i 100°, non aiTecherà ad essi alcun pregiudizio. E così saranno finalmente trascinati dalle correnti at– mosferiche alla superficie dei continenti e dei mari, per svilupparsi ove trovino condizioni favorevoli. Sulla nostra Terra queste si ebbero quando, termi– nato il periodo igneo, si vennero formando i mari. Questa bellissima teoria, che istituisce l'unità del– la vita dell'universo, non solo sfugge alle obbie– zioni che vulneravano la ipotesi dei meteoriti, ma poggia sui risultati degli sturlii più recenti della fisiolog_ia su la vita la.tento_e_la resistenza. de!. gcr-

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