Critica Sociale - Anno XXII - n. 8 - 16 aprile 1912

114 CHITICA SOCIALE rispettabili. Gli altri, v1 restano nell'arce, cavallo di Troja. Questione secondaria, insomma. Minutaglia di anagrafe. * ** Altra è la faccenda. C'è un tralignamento, una dev.iazione. Concesso. D'onde? come? perchè? - Voi dite: Tizio Caio, Sempronio: alle Geenne! - È (scusate ta~to) la m~tafisi~o-politic~ ~el fu .Ci~n– chettini. Altre volte 11 socwhsmo 1tahano s1 pia- . ceva di criminologia. Ripeteva con Tomaso Moro: voi create i ladri pel piacere d'imprigionarli: Il reo - sentenziava - non è altro che un md1ce : la società è la colpevole. Noi traduciamo: è il Partito. Che cos'è questo ultra-riformismo, che ha varcato lutti i Rubiconi, che ha potuto - negandolo a pa– role - col pretesto di salvare ciò che nessuno mi– nacciava, ingoiare la guerra, il deserto, Jean Car– rère, gli aeroplani colle bo!Ilbelte e la civiltà colla forca? Come ha potuto alhgnare? _ Non si tratta di ammattiti o venduti; nessuno lo pensa. Ma di gente scissa dal Partito, nel nome e, vorremmo dire, pel bene del Partito. Questo li ha fatti col non fare; li fece essere col proprio non es– sere. Dove fu il riformismo attivo, battagliero, col– lettivo, del movimento socialista? E sorse un rifor– mismo, ridotto, di individui. Per forza, accomo- -dante; addomesticatuccio di necessità. Che si ga– bellò per azione parlamentare del socialismo; non poteva e(ìsere e non fu. Addosso, allora, all'azione ·parlamentare! E « fuori gli uomini!» - Ma no: « dentro, piuttosto, il Partito! » conveniva gridare. In questa assenza è la radice del fenomeno. Con– ~tatata _la.quale, prima ancora della Libia, taluni, 1mpens1er1t1, abbiain detto: « Controvapore! tor– niamo, a qualunque costo, nella e colla massa ». Era il « riformismo di sinistra». Altri han pensato al ramo secco, e hanno sorriso, sfiduciati ed incre– duli. Questa sfiducia - più o meno confessata - era il « riformismo di destra». * ** E allora - eccoci al punto - d'onde quell'as– senza, e questa sfiducia, e come si ripara? È tutta l'azione del Partito che si sottopone a revisione. Nella· quantità, ch'è in difetto; nella qualità, che può aver delle tare. - ·un. esempio,- a caso. Dove sonµ Cooperative di produzione o di lavoro, e in esse si accentra il movimento proletario, ivi i dirigenti (quasi semprA soeialisti, spesso valorosi socialisti) sono cromci, se anche non aperti, ministeriali! Il fatto porta no– mi e cognomi. Ma accanirsi coi nomi sarebbe pue– rile. Indaghiamo piuttosto il problema, con serenità. Quando Salvémini lo denunziò come una infezione, noi .protestammo; protestere·mmo ancora. Ma - ap– prezzamento morale a parte - non chiudiamq gli occhi alla luce. E chiediamo - non di condannare - ma di esaminare e discutere. Discussione, e risoluzione, certo, non spiccie. Perchè - all'infuori del dogma rivoluzionario - non sono problemi che si trincino coll'ascia. Ne– ghèrem? le Cooperative? .Ripudieremo ogni rap– porto d1 lavpr?tori_ collo ?lato? Riabiliteremo le pio– vre-appaltaton? V1 è qui - è chiaro - una que– stione sottile di modo, di misura, di interferenze. E, come_quest~, ve n'è• altre. In Italia - appunto perchè 11 movimento è adolescente e così vario il paese_ - _se n'inciamra u!la, . diversa, ad ogni svolto eh reg10ne. Il Partito s1 alimenta dei lavora– tori, che ne prendono l'impronta, ma anche glie la \ ,! dànno; questi non campano in aria, ma poggìàno sulla terra anfrattuosa, che, come canta il poeta, simili a sè gli abitator prodrtce. Tuttavia, la malaria, dove c'è, è un malanno da sradicare. Di qui - gli esempi .folteggerebbero - la ne– cessità di un vero, rii un grande Congresso. Anzi, via via, di parecchi. Che dagli effetti risalgano alle cagioni. Che frughino, analizzino, « rivedano » l'a– zione del Partito. L'Africa - che acuì e crebbe risalto ai contrasti - e l'imminenza del più che rad– doppiato suffragio rendono soltanto questo bisogno più imperioso e più urgente. Reggio Emilia non può contentarsi di plagiare Modena. Un Congresso socialista italiano - in questo momento - non può ridursi a un Consiglio di disciplina, che applichi una formula stereotipata, o a un Circo, dove imperi il pollice verso. Si avrebbe l'aria di nasconderci dietro il nostro dito; di corbellare noi stessi. No'n sarebbe il Congresso, sarebbe una parodia. La quest.ione, perciò, è espressa nel dilemma in epigrafe: « 0 pro, o co11trdil Congresso». t LA CnrncA Soc1ALE. DALL'ERITREA ALLALIBIA fil' insegnamenti ditrent'anni d colonizzazione talo-africana sulMarRosso IV. Il movimento commerciale. Attraverso i Bilanci dello Stato. .Vediamo il movimento commerdale della Colonia colla madre patria. Nel 1907, nel porto di Massaua approdarono 141 vapori in arrivo, dei quali 78 italiani, che sbarcarono 10.267 tonnellate di merce, e 60 inglesi, che ne sbar– carono 15.165, un terzo di più; al ritorno, i primi im– barca!'ono 2243 tonnellate, i secondi 1331(1). Gli scambi commerciali coll'Ita-lia oscillano fra 6 e gli 8 milioni (2). ANNI 1904 · 1905 1906 1907 1908 IMPORTAZIONI ESPORTAZIONE dall'Eritrea In Italia dall'Italia In Eritrea (migliaia di lire) 3836 215S 2778 4020 4S22 6694 S816 6764 S620 4984 L'Eritrea dà all'Italia per circa tre milioni di ma– teri,a gireggia per industrie, ed è tributaria alla ma– drepatria per acque minerali, vino, confetture~ çon– s-erve ,alimentari, sale, fiammiferi, filati di cotone, ·prodotti chimici e medicinali, saponi, profumevie, vernici, tessuti vari, legnami lavorati, carta, utensili, macchine, teNaglie, mercerie, formaggi; prodotbi che servono precipuamente alla guarnigione e al corpo degli impiegati civili. Nè l'Italia è la nazione più favorita, così nelle im– porta1Jioni, come nelle esportazioni. Nel 1905 (3), su L. 9.152.105 di importazioni in Eri– tr~, l'Italia figurava per sole L. 3.471.318; l'India per (I) Bivlsla coloniale; 1898, N. VI-VII. (2) Jfovlmento commerciale tlel Regno ti' Italia n,1 1908. (S) Movimento commerciale della Dogana lii Massaua nel 1905.

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