Critica Sociale - Anno XXII - n. 6 - 16 marzo 1912

J CR[TICA SOCIALE 8ff stiti, graziosamente, ma non gratuitamente, conoessi. E sa che la grande guerra nav.aJ.e in Levante è, ora, preclusa all'Italia dalle nazioni europye - dallç al– leate, come dalle amiche! -; che i Dardanelli son sacri; che Salonicco non &i bombarda. Quindi - in onta alle nostre periodiche· intimazioni e alle sapienti lucubrazioni di Oli_ndo Malag,odi (questo, oggi, il suo « plinto nero » !), che vorrebbero provare come essa sia foll-e a dar d-i cozzo così nel fato inelutta– bile - respinge, altezzosa, ogni offerta di intervento straniero. Le Potenze, dal canto loro - ben lo dimostrava il Temps - •sanno che, per insistere nell'intervento, m.anca il fatto compiuto ed irrevocabile, per il quale la continuaz,ione delle ostilità più non possa appro– da-re, per nessuno dei belligeranti, a un risultato proficuo - che può -essere il possesso d'un terri– tori-o, e può -essere altro' -; e perciò stanno beffar– damente a guardarci dall-a finestra, pur facendo le viste di prestare, tratto tratto, i loro buoni uffici con– ciliatori. * ** Ora s'è diffusa la voce d-i pretese mobilitazioni di milizie russe al confine Ottomano e di un conflitto diplomatico pei Dardanelli. Dà vernice di verosimi~ glianz·à, alla •diceria, il -rfohiamo del ministro russo da Costantinopoli; richiamo, tuttavia, che ad altro, ci sembra, non saprebbe preludere - ultimo nostro trionfo dip-lomatico! - che a una scemata benevo– lenza della Russia per noi, non certo· a un urto fra Costantinopoli e Pietroburgo, conc·ordi in ciò che p•er -esse è fondamental·e, e lo è ugualmente (alla ro– vescia) per noi: l'intangibilità dei Dardanelli. Alle cianci-e degli ufficiosi, un-a sola realtà sopran– nuota: l'incoscienza -e l'in&ipienza, con le quali - c-elebrandosi il giubileo d-ell'unità nazionale - è riu– scito, allo « snobismo » patriottardo, al vaticanisrno e all'affarismo èongiurati, d,i precipitare il popolo· e le cl-assi lavoratrici d'Italia nelle insidie e nei ro– vesci di un imperialismo pseudo-coloniale, ·che in tutte le naz,ioni civili è già sullo sdrucciolo del fal– limento - com'è naturalmente destinato a fallire, in un'epoca di industrialismo sempre crescente, tutto ciò che promana dal militarismo aggressore e dalla rapina collettiva, ETTORE MARCHIOLI. DALL'ERITREA ALLALIBIA GI' insegnamenti ditrent'anni d colonizzazione italo-africana sulMarRosso Compirà fra breve il trentennio dall'inizio formale, per legge dello Stato, della nostra politica coloniale· africana; un _quarto di secolo è s-corso dalla prima infausta prova delle armi italiane in Eritrea, che prese nome dalla tr{lgedia di Dogali, cui tante segui– rono altre giornate di dolore e di umiliazione, da Amba Alagi a Makallè, fino ad Adua, che ne chiuse la tristissima serie; e, poicbè allora, come ora, la &pedizione fu preceduta e, per un certo tempo,. ac– compagnata dalla stessa odierna infatuazione impe– rialistica, da analoghe speranze di aprire nel i\;f ar Rosso uno sbocco alla nostra emigrazione, da uguali -illusioni sulla mirifica fecondità del suolo e sulle ric– chezze minerarie del sottosuolo, dagli identici mi– raggi sulla facilità della conquista, per.chè « un sol– dato italiano valeva tre Abi,ssini », e bastava qualche cannonata a disperdere quei « quattro predoni »; non sarà privo di interesse vedere come quelle speranze si siano efi.ettuate e quali frutti di cenere e tosco a,bbi·a dato il primo albero colonia·le della Terza Italia. I, In che modo vi siamo andati. Dalla baja di Assab al disastro di Adua·. I miraggi, gli errori e le espiazioni. Le vicende militari della conquista sono presto narrate (1), Incoraggiato dalle continue proposte fatte dal pro– fesso•r Giuseppe Sapeto, già dimorante in· Etiopia e fra i Danca•li, -e spinto anche da un voto delle Camere di Commercio riunite in Genova, il Governo Italiano, presieduto dal Lanza, faceva acquistar-e, nel 1869, per 47,000 lire, dal Sultano Berehan cli Raheita, la Baja di Assab e l'isola vicina di Damaskiè, per conto della Dittta Rubattino, e, per le proteste dell'Egitto e della Turchia e per la agitata situazione interna– zionale, so-lo di-eci anni dopo, il G'overno, presieduto da Cairoli, vi fece sbarcare uomini -e materiali, collo scwpo palesato di impiantarvi uno stabilimento com– merciale di deposito, per la Società Rubattino, e con quello segreto di assumerne l'efTettiva sovra– nità. Composto un incidente col Governo Kediviale d'E– giÙo, con legge del 5 luglio 1882 il piccolo possedi– mento venne dichiarato ufficialmente Colonia Itàliana. Nel 1885, in seguito ai s-egreti accordi con l'In– ghilterra, che allora era impegnala nella lotta con– tro il Mahdismo -e hon disdegnava l'aiuto deH'Italia dalla parte di Cassala, e in occasione dell'eccidio -della mi·ssione Bianchi nel territorio di Aussa, una spedizione militare italiana occupava Massaua - restando impregiudicati i diritti di sovranità terri– toriale della Turèbia. L'occupazione provocò il ma~ lumor,e della Fr-ancia, e suscitò in Italia grandi spe– ranze di ampliamenti territoriali, che però ·1a caduta di Kartum, -e il proposito dell'Inghilterra di rinun– ciare per il momento alla rivincita sui Mahdisti do– ~evano far cadere, Quand'ecco, le operazioni del co.Jon,n.ello SaJ.etta, per occupare Arkico e Arafali, Saati e Amba, pro– vocano le prime diffidenze del Negus, le agitazioni e J.e scorrerie -intorno ai nuovi possedimenti per parte di Ras Alula, il quale sequestra la missione Salim– beni diretta al Goggiam, assalta le fortificazioni di Saati e, respinto (25 gennaio 1887), il giorno dopo sorprende sul ·rio di Dogali_ la colonna De Cristo- -foris, della quale, su 500 uomini, -solo 91 riescono a salvarsi (2), Il Parlamento vota immedialamente un credito di, 20 milioi1i per un'operazione miJ'itare contro l'Abissi– nia, e decreta che Saati, Arafali ed Uà debbano rioc– cuparsi -e mantenersi colla forza. Queste posizioni" sono infatti riprese dalla spedi– zione Sa-n Marzano. Contro di ess-a si schieranò 80.000 lancie abissine sotto il comando del Negus, e una battaglia sembra immin-ente, ma, ad un certo momento, egli togli-e il campo e ritorna nell'interno. Il generale Baldissera, succedulo a San Marzano, procede al riordinamento della Colonia, la quale, in– tanto, dopo l'eccidio di Saganeiti (2 agosto 1888), dove lasciaro-no la vita quattro uffici::ili e un centinaio di (1, Veggasl Il libro ciel tenente n.- M>:LLI: La Colonia Eritrec, dal-I• sue o,·ig·Ln·t fluo al, 1° ,na,·zo 1899. - Parma, Batte1 1 1899. (2) Narrava In questi giorni Ferdinando Martin!, nell'l/.lustrazinue 1ta!-la11a, che Depretls rimase atterrito all'annuncio del • disastro irreparabile 11, come egli Io chfamò, e C'he.non toccò. cibo tn que giorno, solo obiedendo ansioso una carta dell'Africa, Invano cercata 1n tutte le librerie della capitale!

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