Critica Sociale - Anno XXII - n. 6 - 16 marzo 1912

82 CRITICA SOCIALE in cui le fortune della patria sono affidate alle ar– mi, e tutte le nazioni vicine sembrano avere, per noi, qualcosa dell'Arabia - di un'Arabia più pelrea che felice. E va bene; non diciamo di no. La << saharizza– zione » anche della Camera avrà certo del buono. Solamente - clovrète convenirne - .... ce n' est pas la guerre; non è precisamente << fare l'opposizione». Ora le Sezioni del Partito si vanno ridestando - · con solo un semestre di ritardo - e affogano di « plausi » l'A·vanti! e indicono qua e là Comizii << contro la guerra », la quale fa, nullostante, il suo piccolo trotto, come può, lemme lemme. Ma, in Parlamento, è altra cosa. Ivi ogni nostra attività è rimandata, tacitamente, a dopo le ferie pasquali: e allora si farà l'opp.osizione ... agli oppositori del Governo, che, per avventura, assalissero la « gran– de riforma»:· seppure ve ne saranno. Or questo non s1 rileva per pettegolo capriccio di tirar sassi in piccionaia - sassi che, poi, l'ab– biam visto, ci ripiomberebbero direttamente sul ca– po.· Nè per contestare -- e, sinceramente, non po– tremmo - che un'opposizione, anche così blanda, negativa, aspettante, non valga, ad ogni modo, milfe volte meglio - pel male, almeno, che non, fa - del contegno opposto, smaniante di furore ortodos– S?, ~i cui le ostentazioni folleggiano in questi. _porm ... Si rileva per rievocare - col favore di un esem– pio concreto - un vecchio pensiero. Ed· è (vi insistevamo nell'ultimo Congresso e nel _precedente) che l'opposizione socialista, se si vuol fare, e non soltanto proclamare, vuol essere sgolDbo, sudore, entusiasmo, sacrificio, senza risparmio e senza tregua. Per lo più si accoppiano da un lato riformismo e ministerialismo; opposizione e in.tran– sigenza rivoluzionaria dall'altro. Nulla di più arbi- . trario. Il riformismo socialista _:_ immissione assi– dua di fermento socialista nella pasta capitalistica - può essere ugualmente con un· Ministero o contro di esso; più spesso sarà contro; ma, se è riformi– smo socialist~ sul serio, o sia con o sia contro, do– vrà attaccare cli continuo, in tutte le loro espres– sioni più essenziali e salienti, la compagine e il funzionamento degli istituti politici e economici del capitalismo. In un caso attaccherà di fronte: nel– l'altro attaccherà di traverso. E avrà un tantino di respiro, quando, in vista di date utilità che stia conseguendo, lascerà un poco di respiro a un dato Governo. Non avrà alcun riposo - meglio, non dovrebbe averne - nel caso contrario, che è poi il caso normale. Riformismo è azione: nell'alleanza, l'azione può ess~r? attenuata e, in certo modo, divisa; nell'op– pos1z1one, graverà tutta quanta, senza attenuazioni sulle sole braccia del Partito, che ha eletto quell~ via. L'opinione corrente non è questa: opposizione è dare_1~voto contrario - quasi sempre senza effetto sens1b1le - e andarsene a spasso,· e gridare, se piove, « Governo ladro!». Ed è, in fondo, una forma - per la sua innocuità - di ministeria– lismo permanente e larvato. * ** L'impresa tripolina ha, per i. noti mot1v1, scissi violentemente le classi e i partiti; così violente– mente, che un manipolo di socialisti, pei legami che aveva intessuto, è rimasto con un piede, forse più, sull'opposta rivl).. Ma in nulla essa ha mutato, e in nulla poteva mutare, la intima natura del ri– formismo; sopratutto non potè improvvisarlo, dove era un nome senza sostanza reale. Il preteso fallimento del rifovmismo, mentre que~ sto fu sovente e volontieri ministeriale - sia pure che tale rimanesse, per forza d•inerzia, oltre la giusta misura - derivava non dall'essere esso ministeriale, sibbene dal suo non essere; dall'essere povero di sostanza, di ambi.ente, di ausilii, di azione. Non ac– quista questi presidii, solo perchè muti il gesto e la qualifica, e si chiami di opposizione. Li acqui– sterà mano mano, aumentando l'entusiasmo, la forza, la coscienza del Partito, mercé il lavoro di tutti, sopratutto dei giovani. Stare oggi all'opposi– zione è condizione necessaria - non sufficiente, da sola - perchè questo avvenga. , · LA CRITICA Soc1ALE. LA GUERRA CONTINUA .... Stavamo. per scrivere: la rappresentazione conti- _nua... . .· • . Se, infatti, il conl-litto italo-turco fo.sse tutto e~roo- 1 scriUo nella eroicomica J.etteratura nazionaJi.stica; se si ,es•aurisse nei ritratti, nei clichès, nelle corrispon– denz,e e nei giornalieri commenti della grande stampa borghese, o negli sfoghi epico-lirfoi dei poeti, che misurano esattamente la vena al formato della pa– gina di un quotidiano; se non fosse in ballo che la dolciastra e nauseante belletristica dei nov.issimi uma– nisti cJ.eJJ'.imperia'iismo italico; - ben sarebbe il caso di sci:iveTe: la ràppresentazione continua. Ma la~farsa è somme-rsa nel dramma; c'è di mezzo troppo sangue di vittime, troppa angosci-a di madr-i, _singhiozzanti sui figli perduti, sui figli mutilati; c'è il salasso di pa1,ecchi. milioni, ogni giorno, al pa– trimonio nazionale; c'è la digpità dell'Italia, fatta Jud,ibrio di mire e di interessi non suoi, trappolata come in. un laccio, onde non le riesce sf.errarsi, nè per fare veramente la guerra, nè per stipulare, la pace. - E il sorriso non affiora alle J:abbra. Dunque la guerra continua... · Giorni f.a, dicevamo nell'Avanti! i motivi per i quali è ancora ben difficile che si libri sul sanguigno oriz– zonte la mistica colomba dal ramoscello d'ulivo. Poi si lesse di offerte ·mediazioni, di armistizii probabili, di componimenti auspicati... Tutto ciò n.on poteva scalfire il nQStTo pessimismo, non piovuto dai cieli dell'astrazione metafisie.a, ma indotto dalle dure e ·prec_ise realtà. E già -sembra che ·le Potenze siano per rinunciare al troppo platonico ufficio d;i pestàre l'acqua nel mortajo. · · ·· .,t* Perchè, infatti, oggi, la Turchia cederebbe? Quale fatto compiuto la urge, che battaglia campale ha p_erduto, in c_h'epunto vita!,~· fu profondamente fe- rita? . ·.. . Non ha, è vero, (,nè aveva prima) i! .dominio _del · mare; non le è dato rifornire di uomini, di armi, di vettovaglie i suoi· antichi possedimenti del Nord– .Africa, se non a traverso un contrabbando sca•'rso e ·intermittente. Ma sa che ~e sue poche milizie - in– quadranti le· orde arabo-beduine - son più clre suf- ficienti a una guerriglia coloniale senza termine fisso; confida, non a torto, nelle difficoltà, per noi pr,essochè insuperabili, dell'avanzata; calcola che, più ci ·dih,mgheremo dalla costa, e più le probabilità di successo scemeranno per noi; sa l'estrema mobilit,à dei suo.i, che ben d,ifficilmente - se non li affidi una loro superiorità di forze assoluta - si presteranno a una grande· battagli\l in campo aperto; rion· ignora che J.e regioni, dove tuona il cannone, non offrono punti strategici, dei quali possa la conquista stabi- lire la superiorità bellica degli italiani. . E pensa, a buon diritfu, che, quanto più lunga e tenace la resistenza, e tanto sarà più fruttuosa la pace, e lauto il bottino o il compenso pei territorii da cedere al pacifico godimento (ahimè!) dell'ltali-a; ,e che, in .coteste pretese, le darann.o mano forte le Potenze, interessate a che l'Erario della 'Sublime Porta non sia stitico a gittare gli interessi dei pre-

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