Critica Sociale - Anno XXII - n. 6 - 16 marzo 1912

96 CRITICA SOCIALE del 1911 e il principio del 1912; e suscita gli allarmi della stessa stampa liberale. « I promotori - scrive il Daily News - operano per i divid-endi, e sebbene parlino di possibili migliora– menti nei servizi, noi ben sappiamo chè anzitutto «rivedranno» le tariffe, e non per ridurle. Or, di fronte a un'impresa che tocca il benessere dell'intera regione deJ. Greater-London, gli assessori del Comune hanno una grave responsabilità. Un'intera genera– zione londinese faticò a liberarsi dall'impaccio del vecchio monopolio delle tramvie. Come tollerare che, non appena liberi da una piccola timnni1r, si debba ripiombare nella tagliuola di un monopolio, appetto al quale gli altri non furono che giu-0chi da ragazzi?». Così, a dispetto dei preconizzatori del capitale che si democratizza e si sminuzza nelle piccole borse, il grosso e il gross,issimo capitale, anonimo, irrespon– sabile e senza scrupoli,• irretisce e avviluppa, piovra immane, tutta l'attività e la vita m-0derna. Sfruttamento nord-americano, « Stati Uniti» fa subito pensare agli alti salari e a condizioni ideali della class,e operaia, in confronto di questi straccioni di lavoratori europei. Invece neppur essi si sottraggono alla legge, ve– ramente ferrea, di Marx: dove è capitalismo, .è sfrut- • tamento del lavoro. lvi, anzi, perchè formidabile è il capitalismo, più estenuante è lo sfruttamento. Lo rivela una inchiesta del Ministero del Commer– cio ,e del Lavoro americano, nell'industria dell'acciaio, ordinata dal Senato in occ·asione dello sciopero di Bethlehem di due anni fa, e della quale dà notizie il Daily News. La Relazione uffiéiale nota. che gli -Opera.i sono co– stretti a rimanere anche 24 ore ininterrotte sul lavo– ro, senza riposi, e che, in molti casi, il turno di 18 ore è piuttosto la regola che l'ecoezione. Un quinto dei 173.000 operai addetti alle fornaci nelle acciaierie la– vorano 84 ore la settimana, ovvero 12 ore al giorno per sette giorni. Molti non rincasano ·che per man- giare e dormire. . Il malanno del lavoro festivo non si limita alle in– dustrie a fuoco continuo, ma perdura anche in quelle nelle quali il lavoro si potrebbe interrompere lia notte, ,ed è aggravato dal fatto che, nel ricambio delle squa– dre d·al lavoro diurno al notturno, ogni settimana od ogni due settimane, gli operai lavorano, senza tregua, 18 o 24 ore consecutive. Quanto ai salari, sopra 172.706 operai, 13.868, o 1'8,03 per cento, guadagnarono meno di 70 centesimi all'ora; 20,527, o 1'11,89 per cento, da 70 a meno di 80 oentesimi; e 51.417, o il 29,77 per cento, da 80 a 90 centesimi. Così, 85.812, o il 49,69 per cento, di tutti gli operai, percepirono meno di 90 centesimi all'ora. Sal,ari da far venire l'acquolina in bocca ai nostri metallurgici a 45 centesimi all'ora, se non vi cc,rri– spondessero gli alti prezzi delle sussistenze, come circa tre lire la dozzina d'uova, e così via. I magnati dell'acciaio, nel cui trust prevalguno C,n· negie e MO'l'gan, non paghi di ceroor di scompagi– nare le associaz-ioni operaie col principio dell\i ,;ffi: cina aperta a tutti », organizzati e non ( rganizzati, s'industriano inoltre di eliminare gli operai provetti, sostituendoli coi non qua,lificati a 35 centesimi all'ora. • sf. *** G,uuano l'Apostata. S,e c'è un epiteto male appropriato (nella storia il caso è frequente), è proprio questo, che da tanti s·e– coli accompagna, per benignità ecclesiastica, il nome dei! pensoso e pur energico imperatore romano, per– chè in verità nella linea generale e sommaria della ,storia egli segna un ritorno, non un distacco. Ad ogni modo, l'ingiustizia gli ha fruttato - ed anche questo non è un caso raro - di spiccare nella serie di quei nomi imperiali, che ai profani vanno diventando più oscuri via via che si inoltrano nei bassi tempi; molta gente ignora Costanzo, Probo, Valeriano - e non è da fargliene rimprovero: ma ogni lettore di carta stampata o frequentatore delle predi'che quaresimaiJi ha certo notizia di lui, o come d'un filosofo utopista o come d'un crudele pagano, che tentò con vana pr/ potenza imperiale di risollevare i templi argolici a terra sparsi. Corrado Barbagallo ne ha di reoente d!s~gnat~ un « profilo » nella nota serie del Formig– gm1 « editore m Genova» (com'è scritto nella coper– tina a smagare i nostri ricordi modenesi!); e, trovan– dosi a considerare tutta la figura di Giuliano, e la· sua attività così brev-e e pur così varia, è venuto ad una conclusione certamente assai verisimile: che cioè la politi,ca religiosa del giovane Imperatore non fu p~n~o pi~ gloriosa. e sa!i,enie della sua politica am– m1mstrativa e specialmente guerresca: egli fu Cesare in Germania, Alessandro in Mesopotamia. . Cosi infatti dev-e essere stato: l'acerbità partigiana degli storici cristiani, un tempo, e l'interesse un po' romantico dei critici, oggi (ricordiamo tutti il be:l librb del Negri), hanno esagerata, isolandola, la sua azione filosofico-religiosa: sia che si vitùperi, sia che si -esalti. Con tutto ciò, e con le debitissime lodi al Barbagallo per la complessità (che è come dire la. ve– rità) deHa sua ricostruzione storica, n·on ci pare pro– babiJ.e e neppur utile che Giuliano, con o senza l'e– piteto, perda il significato, sia pur convenzionale, che ha ormai assunto nella storia: cioè di rappre– sentare una corrente di spiriti vanamente preveg– genti, ·che intendevano bene come la concezione e l'azione cristiana importava la morte dell'Impero. A petto di questo valor-e come simbolo d'una crisi mo– rale del gran mondo antico, i meriti· guerreschi, quali che si,ano, meno interessano: la sua figura di oapitano d',eserciti si confonde_ nella schiera dei mille « imperator,es ,, di Roma, che hanno preceduto nella conquista mondiale il generai Caneva. . en. c. . Pagine critiche. Il li 1 bro, che mi manda il professor Domenico Orano con 1:J:uestotitolo e bellamente ,edito dal Croce di Pescara, non ri·spomde forse compiutamente alla pro– messa della copertina; perchè, se p,er la critica è un neoessario preoedente la documentazione dei fatti, questa però non la costituisce tutta: ora, in molte di queste pagine, non vi è più che il fatto, nè d'altra parte v'era da metterci molto di più. Accenno ai nu– triti studi dedicati alla famiglia sforzesca e specie a quella canagliol-a di Galeazzo Maria, al quale un segretario nuzzano offre una « damisela », stata la druda d'un cardinale che ora riposa in Santa Pra\S– sede con un'epigrafe assolutoria deHa sua vita exem– plu,n virtutis. Del resto, o ,si tratti de!J.e miserie degli umani(,ti, o delle crudeltà papali e cl,ericali, o delle glorie rivoluzionarie, l'Orano, benc hè giudich i cose e fatti con anima troppo dalla nostra di ver.sa, ha que– sto di buono: che ogni sua parola mostra lo sdegnoso– distacco da un vituperevole passato, del quale noi tutti, irDetiti e irritati dai mali presenti, spesso ci dimentichi,amo allorquando, ci par d'avanzare cosi ada– gio verso il bene. Ma non pensiamo a quella spessa incrostazione di barbarie e di prepotenza che i do– minii secolari hanno formato sulla disgraziata Italia e specialmente su questa Roma, « che par giù cotan– to » agli occhi disamorati. en. c. Il passaggio agli Ufflél · dell'Avauti dell'Ammlnlstra• zione della Oritica Sociale la costringe a conformarsi un poco al pròcedlméntl' - meno " patriarcali ,, --propri al giornali quotidiani di grande tlratu'ra. Non sarebbe più possibile attendere per mesi dal nostri abbonati - siano pure amici a nol conosciuti - l'Invio dell'importo dell'abbonamento, nuovo o da rin– novare. Preghiamo quindi la -loro cortesia di volerci agevo– lare Il lavoro, mettendosi In regola al· più presto pos– sibile coll'Ammlnlstrazlone. GIUSEPPE RIGA MONTI,. gerente responsabile.

RkJQdWJsaXNoZXIy