Critica Sociale - Anno XXII - n. 5 - 1 marzo 1912

CRITICA SOCIALE 67 parte, quando trovasse il partito del prol-etariato confuso nella massa reazionaria borghese, abdi- cante ed inferiore a se stesso. · _ Questo, dunque, il fatto centrale, saliente, rive– latore - -che denunzia due orientazioni politiche in profondo antagonismo fra loro; in quanto non è già il prodotto improvviso e fugace di un caduco episodio, ma si riconnette a un complesso organico di precedenti, e projetta le sue conseguenze su tutto un periodo storico che comincia appena. Di fronte al quale fatto, perdono valore e dileguano le _piccole schermaglie _di ordini del giorno del Gruppo o della Direzione del Partito, la gara per la maggioranza in numerati sinedrii di compagni; il pettegolezzo delle scomuniche e delle espulsioni, invocate, o temute, o stigmatizzate, l'appello a una disciplina formale, da imporsi {in che si è maggio– ranza. o da subirsi [in che la ribellione non sembri utile e matura; tutte, insomma, le abilità, tutte le scappatoie, tutte le « foglie di fico» del pudore e della convenienza - ·non parliamo del· puerile spe– diente per cui la testa di Leonida Bissolati sacri– ficata diverrebbe pegno di concordia! - le quali non potrebbero che diminuire, intorbidare, snatu– rare, ed anca inutilmente inacidire un dibattito, che non è conflitto di uomini, che non è contrasto transitorio di apprezzamenti e di metodi, ma nel quale e dal quale si esprimono du_ediverse - ugual- ' mente rispettabili, ugualmente sincere - concezioni politiche; due partiti; due anime. Questo ben vide e notò, d'altronde, in un recente suo articolo, di cui qualche giornale italiano ripro- dus~e _ i brani più signi[icanti, l'organo centrale del s~cialis~o tedesco,: il Vorwarts. Parlando col mag– g~ore rispetto dell ultra-riformismo di destra, come di una corrente aberrante dal Partito, esso consi– dera il distacco come una necessità liberatrice per una parte e per l'altra, dalla quale dipende la ro- · bustezza e la solidità del socialismo italiano. Potrà la schiera ·neo-riformista occupare util– mente, con più moderni intendimenti e men fiacca tenacia d_iazione, il posto disertato dalla borghese democrazia di Governo? Procederà essa, ardita– mente, nella sua direttiva? Oppure, convinta della inanità dell'indirizzo in cui s'è m~ssa, ritornerà sui proprii passi e - senza rammarichi nè sottintesi - accolta dal più schietto entusiasmo di tutti i vecchi compagni, rientrerà nelle file? Il Congresso di giugno ha questo còmpito, arduo ma degno: non inquisire, non imporre, non espel– lere, non creare dei vinti e dei vincitori, dei tolle– rati o dei rassegnati: ma definire se stesso. Dalla definizione il programma, che il partito, a sua volta, dovrà alacremente attuare. , .Quale sia per essere il µ_erdetto, quali le forze e le tendenze che prevarranno, questo preme, que– sto è necessario : che un partito rimanga, il quale rappresenti nettamente, pugnacemente, esclusiva– mente, gli interessi, l'avvenire, l'anima della mi– li_ziaproletaria; che sia tutto, sempre, sulla propria riva. Perocchè solo un tal partito potrà « fare la nuova istoria». LA CRITICA Soc1ALE. LACONQUISTA DELLA IBIA EILPARTITO S CIALISTA TALIANO Discorso di f. TURATI, 23febb!aio 1912, allaCamera deideputali (Dal resoconto stenografico) Contravveniamo - pe1· la seconda volta, forse, in 21. anni - alla massima, che ci si~mo imposti, di ricu– sare queste pagine ai discorsi, parlamentari od altri, del nostro direttore. Per due eccezionali motivi. Il primo: la impoPtanza peculiare del momento e del tema. Il secondo: la mancanza, in tutti.i giornali, d'ogni 1·iassunto decente, e, in molti, la intenzionale burlesca contraffazione pubblicata. Invero, se alcuni giornali onesti e sérii si limitarnno, a un dipresso, alle quattro righe dell'arido e· sche– matico " Rendiconto sommario ,,, e lo stesso A vanti! ~ questo, indubbiamente, per ragioni di ·spazio e di frqtta telefonica - non diede, in più, che qualche periodo sbrancato; altri, e fra essi i maggiori fogli borghesi della cap_itale,a completare o a coonestare la famosa chiassata di protesta della tribuna della stampa; trovarono estremamente spiritoso di trarre p1·etesto, non ragione, dai rumori, che, in qualche punto, poterono intercettare la voce dell'oratore, per regalare al loro pubblico un centone di frasi mozze o di scempiaggini inventate di sana pianta, che ben poteva intitolarsi " il discorso del pazzo ,, o " dell'ubbriaco ,,. Ma la parola, in quell'ora, doveva esprime,•e, per mandato ~ alla meglio o alla peggio, come l'ambiente tempestoso comportava - il pensiero d'un Gruppo e éi'un Pa1'tito. Ricondurne il testo a quella almeno appros– simativa fedeltà, che fu consentita agli stenografi, é quindi inte,•esse - stiam per dire, è dovere - che di g1·an lunga oltrepassa le ragioni della difesa e della dignità di una sola persona. La C. S. Per adempiere .ad un dovere. PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare l'onore– vole Turati. TURATI. (Segni di attenzione) Onorevoli colleghi. vi ringrazio del cortese silenzio, di cui non intendo abusare, se per breve ora mi sarà conservato. Chi prende oggi la parola in quest'aula per af– fermare la propria irriducibile ostilità alla conver– sione in legge del decreto che è all'ordine del giorno, evidentemente non lo fa per desiderio che abbia di mietere allori o di raccogliere sorrisi; nè soltanto per sodisfare al mandato di un Gruppo, mandato cui è tanto facile, volendo, trovare ragione o pre-. testo per sottrarsi: lo fa unicamente (lo riconosce– rete) per ubbidire a un imperativo categorico della coscienza; per evitarsi il rimprovero di _viltà che, non da altri, ma dalla propria coscienza, gli ver– rebbe poi, _inesorabile, se avesse taciuto. Questo sente certo la Camera; perciò, quando lessi nei giornali di una congiura della maggioranza per boicottare i dissidenti e impedir loro la· pa– rola, non volli dar fede a quella diceria; nè credo che il proposito, se veramente na~que,_ sia stat~ soltanto abbandonato, come anche si scrisse, per. 1\ meschino calcolo utilitario di non dare così maggior rilievo ai nostri attacchi ed alle nostre ragioni. Penso che il Parlamento italiano,_ e me -lo con– ferma una esperienza di ormai ben quattordici anni, non ricusa in massima di udire le voci non confor– miste sovratutto nei momenti più gravi del paese. Tutti siamo abbastanza penetrati di spirito critico

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