Critica Sociale - Anno XXII - n. 5 - 1 marzo 1912

66 CRITICA SOCIALE contrassegnò.· la v~ta d~? partito n~ll'ul/im_o dece_n~ nio - fra rwoluzwnarii o intransigenti sistematici e riformisti - non ebbe realtà di sostanza se non in un primo periodo; quando fii questione del'l'ap– poggio al Ministero in vista della libertà del\e Le– ghe e delle coalizioni operaie, conquistala e non consolidala. Potè averne ancora, quando parve che una certa non inutile collaborazione potesse av– viarsi, con un Governo democratico, per la con– quista e l'utilizzazione di talune progressive rif o~m~ sociali e di protezione del lavoro, delle quali il Consiglio Superiore _del Lav<!ro doveva e_ssere l'in_– cubatore. Per il primo obbietto, la resistenza ri– formista ai sen_iplicismi e alle_impulsi~i!à ~ella me11;– talità proletaria fu necessaria ed utilissima, e ri– marrà titolo d'onore clel socialismo italiano. Pe,· l'altro, la poca consistenza della democrazia bor– ghese cla un lato, ~ell'organizz~zione pr_oletaria da{– l'altro, la immaturità del partito socialista, la de[i– cienza di· elementi intermediarii fra l'azione pro– letaria e la parlamentare, questi ed altri coefficienti, che più volte - sopratutto .nei Congressi - ab– biamo analizzati, condussero a delusioni, che cl persuasero della necessità di un ritorno - pur senza disertare la vigilia pal'iamentare - verso una più intensa azione educatrice e organizzatrice nel proletariato. . E da allora - superato quel periodo, liquidati quegli sperimenti - l'antagonismo riformista-rivo– luzionario perdette della sua efficienza, rimase nelle frasi, nelle formule, nella letteratura del partito - senza in[luenza reale sui fatti. Può oggi la formula dell'intransigenza sistematica illudersi di ricevere una qualche riconsacrazione dal nostro sinistreg– giare. La riceverebbe, crediamo, dalla ,nostra im– mobilità. Senonchè quella stessa forza d'inerzia, quel mi– soneismo del pensiero e dell'azione, che avevano - dopo il 1900 - trattenuto una parte dei socialisti in un alleggiamento di opposizione, divenuto, pel momento, iwcivo alle comuni e superiori idealità e finalità del partito e del movimento; quella stessa forza d'inerzia doveva, poi, trattenere e cristalliz– zare una parte dei socialisti dell'opposta frazione in un atteggiamento di collaborazione, del quale le ragioni sufficienti e necessarie venivano a man– care sempre più. Di qui il ministerialismo quasi– sistematico, gli avvicinamenti al Quirinale, la pre– valenza eccessiva data all'azione parlamentare so– pra l'azione nel proletariato, e il disagio e la pa– ralisi crescenti nelle nostre schiere. La guerra scoppiata come un fulmine lo scorso settembre - e i modi adoperati a determinarla - e la facile previsione delle sue conseguenze imman– cabili nella politica interna e sociale del paese - dovevano, potevano essere lo choque decisivo, per risolvere cotesta stasi del partito, che ,;ion la guerra aveva determinato, che preesisteva alla guerra, ma della quale la guerra aumentava a mille doppii l'as– surdità, il pericolo e il danno. Se i nostri amici, che ormai è convenuto di chia– mare i « socialisti di destra)), non si f assero tro– vati, a quel/' ora, già tanto inoltrati è adattati sulla via di quella involuzione - diamo alla parola, be– ninteso, un signijicato esclusivamente politico, dal p11.nlodi vista del partito - verso la democrazia borghese, nella quale s'erano troppo indugiati; essi avrebbero allom sentita la necessità, l'occasione, lo stimolo di un vero salto· all'indietro, di un di– sta,cco netto e violento. dal Governo e da ogni poli– tica di collal:>orazi,one - la necessità di passare ad un'opposizione tanto più recisa ed energica, quanto maggiore era stata, fino a quel giorno, la loro fidu– ciosa solidarietà col Qoverno, quanto più grave e· rivoltante dovea loro apparire il tradimento so{lerlo, quanto più doveva farsi , loro palese che la loro persistente indulgenza avrebbe, in un momento così delicato e difficile, dato un'arme a tutte le classi avversarie, coalizzale nel nazionalismo, da servir– sene contro di noi e contro il resto del partito. A cotesto patto, la unità, già corrosa, si sarebbe rico– stituita, for?e per un lungo periodo. Questa risolutezza essi non seppero o non vol– lero avere, non ne analizziamo i mo.tivi. Molte forze cospiranti, molte influenze o esteriori o inerenti alla psicologia politica, che essi si erano venuti insen– sibilmente f armando - motivi di cui non sospet– tiamo certo la intrinseca e subiettiva nobiltà - li trattennero in un atteggiamento indeciso e contrad– dittorio, un atteggiamento di risultante fra impulsi conlrarii, che non poteva rispecchiare nè il senti– mento delle masse proletarie, nè forse, intera– mente, lo stesso loro proprio sentimento personale. Rimasero così .a cavalcioni fra le due classi - la proletaria e la borghese -- in un momento in cui l'antagonismo profondo doveva affiorare e spie– garsi nel modo più spiccato. Se una parte della massa proletaria veniva travolta coll'inganno, o per incoscienza si lasciava travolgere, nella infatuazione guerrajola e nazionalista, questo fatto - che ri– sponde a verità - /unge dall'essere, corri'ei sem– brano credere,. argomento a loro difesa, avrebbe tanto più dovuto indurli a schierarsi con noi. Essi preferirono cercare la giusta linea mediana, illu– dendosi di essere « più pratici)), ·di concorrere a deprecare mali maggiori, di mantenere ut.ili con– tatti colle forze prevalenti dello Stato, di non pre– cludersi gli aditi e gli approdi all'altra riva. Co– minciò lo sforzo delle distinzioni sottili, dei ben · congegnati so{ismi, dei colpi di abilità nella con·– .troversia fra compagni - dal deliberato di Mo– dena, rovesciato come un guanto per cavarne una franchigia al ministerialismo perdurante, dagli ap– pelli alla unità ed alla disciplina, dopo averle in– frante e, schia[teggiate, per venire al discorso _di Bissolati alla Camera, nel quale tutte le infamie, tutti i disastri della guerra son riconosciuti - è fatta eco alla previsione del Ciccotti, che non l'I– talia çonquisterebbe l'Africa, ma l'Africa avrebbe conquistata là vita economica d'Italia - ma, con– cessa la necessità che .s'imponeva al Governo di im– pedire, a qualunque patto, a qualunque altra na– zione l'occupazione della Libia, l'opposizione di un minuto al Ministero responsabile - del minuto in cui tutta la coalizione borghese lo sorregge, lo esalta, lo. salva da ogni pericolo - è sospesa a questo {ilo di seta: l'opinione che, ad evitare quella occupazione da parte di altre potenze, una azione diplomatica ·accorta ed energica sarebbe stata suf– ficiente, anche senza l'occupazione nostra, anche senza la guerra .... E se non bastava? se - come il Governo dichia– ra, come il fatto sembra confermare, come l'opi– nione più di{{usa conclama - se, per quello scopo, la guerra era inevitabile? éol discorso schietto ed onesto di Bissolati, ecco dunque il « socialismo di destra )) 1 tutto - netta– mente ~ sul terreno degli oppositor:i. Non lo salva la innocente, ed illogica, di{lerenza nel voto. Non lo snlva l'addotto pretesto, di voler guarentire le due riforme «democratiche)): il monopolio - che è evaporato dalla legge, che ne serba il no~e -. e la riforma del su[lragio, che nessuno minacci~, per. la quale giurano insieme Governo e_ Oppos~– zioni costituzionali ( o quella larva che di esse ri– mane), che nessun Governo subentrato a questo potrebbe ritirare od attenuare - alla quale del resto è promesso, e sarà mantenuto, il ,voto e la difesa dèi socialisti - ma il valore della cui im– mediata approvazione sparirebbe nella massima

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