Critica Sociale - Anno XXII - n. 5 - 1 marzo 1912

68 CRITICA SOCIALE per ammellere che, in materie così complesse, come queste, in cui entrano e s'intrecciano politica e 1i– plomazia, guerra e finanza, geografia ed economia, nessuno ha la assoluta certezza di possedere la ve– rità definitiva; si potrebbe, anzi, dire che non esi– ste una verità unica; c'è piuttosto una verità dell'og– gi e una del domani; ed_è utile eh~ que~l? abbia di · questa almeno il presentimento e v1 trovi 11naturale suo temperamento. Diversi sono gli artefici, nel lavoro diviso; ac– canto a chi semina il foraggio, che fornisce la carne e il latte quotidiano, c'è chi pianta l'olivo, il quale non fruttificherà che dopo anni parecchi. È interesse quindi di ciascuno che ogni. opinio~e si esprima liberamente, c~e ness:u~ equivoco sia possibile; importa, per la n~pettab1ht~ com1;1ne,che di nessuno possa sospettarsi che abbia tacrnto per viltà, nè insinuarsi che, da alcunq di noi, un di– scorso sia tenuto in piazza e un altro a palazzo. A che servono le eresie. L'eresia (chiamale pure così, oggi, la nostra opi– nione) non è soltanto incaricata di far rifulgere me– alio il fondamento - se esiste e finchè regge - <lelle tesi ortodosse. L'eresia ha altro e ben mag– giore ufficio nel mondo. Chi lo sa? Se, quando il nostro sempre rimpianto Andrea Costa, al quale la Camera ha reso poi un giorno giustizja, II_tale cui parole furono così spesso sepolte dagh urh; se, quando Andrea Costa, sul principio dell'impresa eritrea, pronunciò il suo storico « nè un uomo, nè un soldo », fosse stato ascoltato con qualche mag– gior defer_enza; chi può_ dire_ s_e no_n ~i sar_ebbero risparmiati al paese quei lutti, 11cm triste ricordo, pur troppo, fu tra i coefficienti che determinarono, come per un bisogno di rivincita, questa nuova e non meno sconsigliata impresa africana? E, se, nel 1870, a Parigi, mentre si gridava, per le vie, à Berlin! à Berlin!, i pochissimi sovversivi, che ammonivano contro la dissennata politica del terzo Napoleone, non fossero stati vituperati come prussiani e come traditori; .se,_ in Germania, Bebe~ e Liebknecht, per analogo motivo, non fossero stati condannati a più anni' di fortezza per titolo di_ alto tradimento; chi può dire se quelle due gr::rnd1 na– zioni non avrebbero evitato lo scontro, disastroso per entrambe, pel vincitore come pel vinto; lo scon– tro, onde poi s'iniziò e si propagò in tutta Europa la folle gara de15li armamenti, onde ancor oggi popoli e Goverm, pur riconoscendone l'assurdità ed il disastro, non sanno come districarsi? (Ap-,)ro– vazioni all'Esfl·ema Sinistra). Ma, poichè è desiderio dell'assemblea, ~l qua~e io mi inchino, di chiudere rapidamente questa di– scussione, io mi guarderò bene dall'entrare oggi in un'analisi minuta della questione, che ci è sottopo– sta. Neppure imiterò l'on. Sonnino nelle sue ri– serve, di carattere politico-ministeriale, sul modo con cui il Governo ha condotto militarmente e diplo– maticamente l'impresa. Non è delle minuzie che in– tendo occuparmi; ma, per sintetici cenni, investire il nòcciolo stesso dalla questione. La speculazione sul patriottismo. Stimerei fare ingiuria a voi e a me stesso se, quasi ad ingraziarmi l'uditorio, premettessi banali dichia– razioni di patriottismo, o mi difendessi dalle ac-_ cuse incivili, che da certa stampa ci vennero mosse a questo proposito. Alle polemiche dei giornali si può tutto perdonare, ma nessuno di voi ha potuto credere sul serio che la nostra astensione da ta– lune manifestazioni vostre potesse significare dis– pregio o indifferenza per il valore dei militi che, in qualunque paese, sotto qualunque bandiera, com– piono il loro aspro dovere, con sacrificio, se occor– re, della stessa loro vita. Nell'apprezzare l'erois·mo non credo possano farsi distinzioni di partito-; ma, certo, chi anela a una rinnovazione sociale nel senso di una maggiore, più vera· e salda giùstizia, quegli, più di chiunque altro, ha necessità, e dee quindi volere, che siano tenuti ben alti il sentimento del dovere, l'entusiasmo della disciplina, la capacità, quando occorra, del sacrificio personale. Bensì non inte~dia!Ilo pres_tarci a_che q:ue~ti nostri sentimenti, nell equivoco d1 mamfestaz10m confuse e tuJllul– tuarie, servano all'altrui artificio, per raffigurarci indulgenti, o, peggio, solidali ·verso un'azione po– litica, che stimiamo disastrosa al paese e che re– cisamente condanniamo. E, certo, nessuno più di noi sarebbe lieto, se i nostri foschi presagi venissero smentiti dai fatti. Se le trepidanze nostre, che sono poi quelle medesi– me dell'on. Bissolati, col quale abbiamo comuni le premesse e dal quale divergiamo recisam'ente nelle conseguenze, fossero un giorno dimostrate fantasti– che, noi saremmo felici ed entusiasti di quest'umi– liazione personale, come italiani, come democratici e come socialisti: tre cose che fanno una cosa sola nel nostro cuore. (Approvazioni all'Estrema Sini– stra). Sl, noi esulteremmo nel profondo del· ·cuore, se, un giorno, ci potessimo dire: non fu vero, quel che a noi era apparso, che la democrazia abbia fatto bancarotta in Italia; non fu vero che l'impresa d'Africa, e con essa e per essa il militarismo, il parassitismo, la reazione inevitabili, abbiano - co– me lo stesso on. Bissolati paventa - tagliato fuori il proletariato' dalla vita. del paese e lo abbiano co– stretto ad accamparsi, in atteggiamento arcigno ed inconcìliabile, contro le altre classi; tutto ql!lesto era una nostra infatuazione dottrinaria; la storia, fortunatamente, ci ha sbugiardati ... l'utopia d'una sospensiva. Purtroppo, all'augurio non si, accompagna, ugual– mente fervida e pronta, la speranza. Noi giudichia– mo disastrosa l'impresa, in cui il Governo ha lan– ciato il paese; disastrosi i modi, con cui la conduce, le direttive e i confini, che le prefigge; disastroso più che mai il decreto, che oggi ci propone di san– zionare. Tantochè, se io avessi il coraggio dell'in– genuità e potessi supporre che_ un te~p~ramento ragionevole, presentato senza ammo par~ig1ano, P?– tesse essere accolto dal Governo e dalla Camera rn questo momento (ma ahimè, neppure il collega Bissolati, oggi più ortodosso di me, e che pure quel temper,amento accennò, ebbe il coraggio di ve– ramente formularlo!); allora io scongimerei il Go– verno di non insistere nella sua odierna pi·opo– sta, e, non dico cli ritirarla, ma di rinviarla a tempo migliore. Poichè l'occupazione di quelle terre 11011 esiste ancora, poichè essa è appena agli inizii, poichè non si tratta che 'di una sovranità o di una annessione simbolica, -rinunciate per ora - direi al Governo - rinunciate al proposito di ottener~, <?ggi,_ la sol~nne sanzione del Parlamento a una d1chiaraz10ne d1 so– vranità, la quale, concepita. da v~i come_ accorgj– mento cli guerra o come spediente d1plomat1cq, oggi, convertita in legge dello Stato, così poco risponde alla realtà delle cose, che parrebbe jattanza e spaval– deria; rinunciatevi, oggi, per· carità di patria; at– tendete almeno che i fatti abbiano dato sostanza ed autorità alla parola. Oggi voi non avete il diritto di ipotecare l'avvenire; di imporre a noi, al Paese, ai Governi e ai Parlamenti che succederanno, un :programma, che ignorate se vorranno, sè. potranno interamente attuare.

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