Critica Sociale - Anno XXII - n. 5 - 1 marzo 1912

78 CRITICA SOCIALE una cooperazione di funzioni, senza o quasi gerar– chia, rese equivalenti dalla pratica; non v'&a più che una funzione amministrativa, senza .soluzione di con– tinuità, dal più mod,esto agente al rappresentante del popolo. « Ebbene, questo primo aspetto delle cose non è che l'introduzione del nuovo diritto wstituzionaJ.e: in so– stanza, se sono gli Uffici dei Mfoisteri che preparano le leggi, sono essi che tendono a divenire i veri J.e– gisLatori.... · « La, gran -parte delle leggi proposte dai deputati abortiscono, i Minist,;i hanno al loro cospetto il vero monopolio della fabbricazione delle leggi. I deputati trovano ciò normale e lo giustificano dicendo -che il Governo, per i mezzi d'informazione di cui dispone, è esso solo nella possibilità di conoscere i bisogni del paese e la soddisfazione che esso ha modo di dar loro .... «·L'Ammi-nistrazione propone; 1i.J P.arl~mento accetta o rigetta, facendo veramente l'ufficio e l'opera d'un giury, nonostante il suo diritto di emendamento; esso 1 legifera, ma noo con materia e sopra dati -che siano frutto dell'opera sua; occorre anzi aggiung-ere che esso J.egifera poco, malgrado l'apparenza .... « Il Parlamento di-pende talmente dall'Ammi,rnistra– zione, la loro collaborazione è così intima, che il so– vrano è ,sparito per divenire impiegato. « IJ Parlamento· non è più che un'Amministrazione dello Stato; è as_sorbito nella burocrazia esecutiva». E conclude: ad aggravare la fetida piaga del favoritismo - la burocrazia è la dominatrice assoluta e incontrastata : dà alle_ legg_i ~ a! decr~t_i l'!nterpretazione che vuole, con gli ordm1 d1 serv1z10 mterno che emana; e im– pone tutti i criterii che crede, anche i più strampa– lati e capricciosi; punisce e premia senza render conto a nessuno; calpesta i più sacri diritti acquisiti o ne conferisce di arbitrarii. Quivi - e gli estranei non possono farsene nep– pure la più lontana idea - è il regno più pauroso e iniquo. ~ell'intrigo, dell'arbitrio, 'del privilegio, del ~avorillsmo, de!la corruz~one, che gli impiegati vogliono spazzar via ad ogm costo mercè la forza delle organizzazioni. E già nel chiuso della buro– crazia si di'segnano le parole di fuoco che fecero inorridire Nabucodonosor nel Convivio: " Il tuo regno cadrà ,,. (Continua). GINO BAGLIONI. La bottega dello stregone< 1 > P.e_r opportuni~ - editoriale questo libro è venuto fuon nell,e feste d1 Natale e Capodanno, in compagnia delle strenne variopinte e scipite che sogliono far mostra d·elle J.oro lucenti copertine, accanto ai ca– lendari, ai quadretti combinabili e ai libretti di divo– z_ione, in quei giorni di gioconda domestica libera– lità; e cosl è avvenuto che molti non ci hanno posto mente abbastanza e l'hanno prescelto o negletto come un qualsiasi volume d'occasione, e che più d'un gior– nale, anche tra quelli che vanno per la magg,iore e che ,pr-e.sumonodi fare irl sereno e la pioggia eziandi-0 in fatto di J.etteratura, ne ha discorso con benevo– lenza sufficiente e distratta nella sommaria rassegna dedicata aUe strenne; come se Ang-iolo Silvio Novaro fosse, non uno dei ·nostri più delicati -scrittori, ma un liquido compilatore di ·pagine occasionali, attento a no!ll lasciar passa:r,e !ia data mercantescamente pro– pizia -s-enzaaver dia profferire il suo lusinghiero vo- lume! · «Dall'evoluz·ione democratica che ha subìto il P·ar– lamento, il quale quasi si spossessò da sè della fun– zione legif-erante, donando così largamente allo Stato il diritto di far le leggi, non si può certo dedurre nè la ,soppressione della 1-egge,nè la disparizione impli– cita del Parlamento; ma che un'altra concezione della legge, e pertanto della funzione del Parlamento, è in via d'•elaborazione ». L'opportunità editoriale ha dunque, questa volta, · fatto torto al fine autore, e ha fatto torto al suo 1ibro. In quale conto, quindi, (5li impiegati possono te– nere il consiglio, che segmtano a dar loro gli inte– ressati custodi del sacro fuoco dell'autorità, di affi– dare cioè le loro querele al Parlamento? Un proverbio toscano ammonisce argutamente: « rivolgétevi al compar mio - vi dirà quel che dico io». · Data l'evidente e naturale dipendenza del Parla– mento dall'Amministrazione in tutto ciò che è d'or– dine tecnico· e amÌn~nistrativo, è chiaro che riman– dare gli impiegati al Parlamento significa .riconse– gnarli garbatamente, legati mani e piedi, all'_alta burocrazia, la quale attualmente - così come è co– stituita e per gli interessi suoi di casta e i privilegi che si è creata a danno degli agenti e del Paese - è la nemica contro cui insorgono. Nè, si· badi, la burocrazia centrale ha solo in– fluenza preponderante e decisiva su quanto, secondo la finzione costituzionale, spetterebbe al Parlamento· - creare cioè le funzioni; regolarne l'organizza– zione generale; stabilire le piante organiche·, gli sti– pendi e le paghe; determinare gli obblighi di tutto il personale e il suo trattamento disciplirrare e di, vecchiaia - : essa fq. i reg.olamehti; vale a dire ha .il modo di allargare o restringere a suo piacimento le leggi e magari distruggerle addirittura o capo– volgerne gli intendimenti. · V'ha di più. Nell'amplissima zona d'azione, che comprende tutti gli interessi professionali del per– sonale dei pubblici servizi - nella quale il Parla– mento normalmente non ha alcuna ingerenza, e in cui soltanto entrano personalmente i parlamentari Questo non è una -strenna, ma un'opera d'arte; ,e quegli è proprio l'opposto dell'accorto verseggiatore o prosatore d'occasione. Scrive, -o almeno pubbli-ca, parco e rado, e soJ.o si risolve a farsi vivo quando la sua schiva incontentabil:ità noill lo trattiene «per lo lembo D. E non va egl-i a cercare la sua musa; ma da questa con fi.era ritrosìa si fa cercare. E lioenzia per le stampe ciò che via via gli ,accade di scrivere nel suo delizfoso romitaggio onegHese, q,uando la cosa è perfetta, cioè tale che egli non d ha più da metter mano o non può. Insomma; egli è un artJi,sta nato, per bisogno e non per di-segno; e, pur essendo fervidamente ·c;dmunicativo, scrive per sè e p,er la sua Musa prima e più che per qualsiasi successo presso il pubbli-co. E però << fa parte per ·se stesso » e non si lascia allogare in nessuna nicchia nè ascrivere '<i ve– runa scuola o cenacolo o moda, e anche si rifiuta, la sua aristocratica e pensosa fisionomia, di ap,parire, o piuttosto di scomparire, frammezzo alla. famiglia vistosa e quasi tutta volgare e venale dei Hbri a data e -stagione fissa. E questa è non ultima tra le ragioni per cui mi piace di venir in ritardo nel dir qualcosa di questa dilettosa e saporosa Bottega dello stregone. •*• :E: un libro per ragazzi; cioè destinato a cercar sua ventura specialmente tra le anime puel'ili e giovinette. M.a, come è dei libri belli, i quali veramente non co– noscono nè ammettono termini di età, si indirizza esso anche a' lettori grandi, e a questi pi•ace non meno che al gaio stuolo de' leggitori minuscoli; chè e agli uni e agli altri o!Terisce una copia opima di spiritual cibo amabile e puro, e discopre, tra fanta,stico e rea– listico, il dolce aspetto di molti veri umili e grandi: (1) A. s. NOVA.KO: La bottega dello stregone, 1111ano, Treves, 1912, pagine 167.

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