Critica Sociale - Anno XXI - n. 21 - 1 novembre 1911

Il Congresso infine: ,,,i,lerando che la questione del suffragio uni- versale è ormai irrevocabilmente posta, e la sua conquista non potrà subire notevoli e funesti ri- tardi se il proletariato fortemente lo vorrà e ne in- tenderà il valore, mentre il suo valore sarebbe mi- nimo liriche fosse soltanto una generosa e forse in- teressata largizione dall'alto; che la sorvenuta impresa di Tripoli, quali che ne siano stati i motivi determinanti e comunque possa venirne temperata l'estensione politica e — mentre repugna, anche per le forme in que- sto caso adottate, ai sentimenti fondamentali che sono ragione del socialismo — rappresenta, ad ogni modo, un arresto inevitabile di ogni seria politico di riforme interne, democratiche e sociali; elle il proletariato non può, in nessuna forma e dentro nessun liinite, accordare a tale impresa la propria, neppare postuma, solidarietà; che la sua aperta e pugnace sconfessione é, anche pratica- mente, il miglior metodo per diminuirne, in quanto sia ancora possibile, gli effetti deleterii e prevenire ch'essa sia prodotta a maggiori conseguenze; che sarebbe politicamente assurdo, moralmente impossibile, mantenere viva ed efficace la protesta contro la nuova follia coloniale, e al tempo stesso proseguire accordi col Governo, che di essa conti- nua ad essere l'agente, come ne è il più diretto reoponRabile: esprime l'opinione: non potere e non dovere più oltre il Gruppo parlamentare socialista sostenere sistematicamente, coi pioprii voti, l'attuale Gabinetto. TREVES, BUSSI, ZIBORDI, RIGOLA, TURATI. NB. — Abbiamo stampato in neretto il «sistemati- camente» della penultima riga, unicamente perchè, com'è noto, la sua soppressione fu tutto il contenuto del proposto e non accolto emendamento Modigliani. Questo ordine del giorno, nella sua dicitura testua- le,,riportò voti 7818; e altri 17,46 ne pttenne sull'emen- damento Modigliani, che avrebbe soppresso il e siste- maticamente» dell'ultimo comma, per rinforzarne il carattere di opposizione: in complesso ebbe quindi voti 9564 ('). I rivoluzionarii intransigenti — il cui ordine del giorno Lerda (da noi già pubblicato nella Critica del 1° ottobre, pag. 298) aveva ottenuto 8594 voti — rinun- ciarono al ballottaggio, in seguito alle dichiarazioni che assicura-vano all'ordine del giorno Treves, oltre quelli Modigliani, già computati più sopra, anche i 1986 voti raccoltisi sull'ordine del giorno Niccolini- Basile; il che portava la cifra — a non tener conto dei 1073 integralisti, solo una parte dei quali avrebbe fatto lo stesso, e il resto si sarebbe astenuto — a un totale di voti 11.550, superando la votazione rivoluzionaria di circa 3000 voti (precisamente 2956). (i) Per queste dire e le successive, alcune delle quali variano di q ualche diecina di voti da quelle ufficialmente proclamate nella stanchezza e tumultuarleta dell'ora notturna, e pubblicate dal gior- nali, veggaei più avanti: La statistica del Congresso. 326 CRITICA SOCIALE Il Congresso dichiara : che, come il Partito Socialista non può accet- tare una politica di opposizione gladiatoria e mec- canicamente sempre uguale, che ridurrebbe al nulla l'azione parlamentare e condurrebbe logicamente al- l'utopia della violenza perenne e all'astensione elet- torale; come il Partito Socialista deve, sempre e più che mai, persistere nel combattere le fraseologie che, in fatto, carezzano e sollecitano la fiducia po- polare in episodici movimenti impulsivi e convul- sionarii, fatalmente sterili, anzi generatori di fune- ste reazioni; cosi esso, e con pari energia, deve ricusarsi alla illusione opposta ed equivalente: deve rifiutare, cioè, una politica socialista di patronato, la quale, in base al continuo riconoscimento dei fat- ti via via compiuti, per mantenere i contatti e le in- fluenxe sul potere e per l'ossessione, assidua del «meno peggio », praticamente — anche per effetto . del presente grado di evoluzione della psicologia delle masse — ridurrebbe quasi tutta l'azione del . Partito all'azione dei più o meno abili accorgimenti di alcuni benintenzionati parlamentari; che, pertanto, è assurdo un sistematico mini- sterialismo del Gruppo socialista parlamentare; che, a maggior ragione, senza la pretesa te- meraria di prevenire ed ipotecare tutte le possibili situazioni di un remoto avvenire, è da escludersi, nella presente fase storica italiana, la possibilità di una partecipazione di socialisti — che intendano continuare ad essere considerati tali — al Governo borghese; partecipazione la quale — come quella che implica una intima e continua solidarietà del Partito in tutta l'azione di difesa della classe anta- gonista al proletariato — non potrebbe concepirsi se non in momenti ed a fini precisi quasi-rivoluzio- nari, oggi neppure prevedibili in Italia, e per la volontà espressa del Partito e delle masse proletarie organizzate. Il Congresso ritiene inoltre : che, nell'impossibilità pratica di prevedere, e codificare tutti i casi di possibile e conveniente ap- poggio socialista al Governo;' libera rimanendo all'iniziativa e alla responsa- bilità dell'organo tecnico specializzato, ossia del Gruppo parlamentare, la scelta degli atteggiamenti lattici, dipendenti dalle improvvise e mutabili situa- zioni parlamentari; e dovendo escludersi la insulsa e inconcludente politica del «caso per caso», che si risolve nel porre, colla più palmare ingenuità, le forze socialiste parlamentari a servizio dei peggiori avversarii del proletariato; sia opportuno — allorchè trattisi, eccezional- mente e per gravi motivi, di concedere un appoggio continuativo a un indirizzo di Governo — che la relativa deliberazione sia presa d'accordo — con forme e modalità da ragionevolmente concordarsi — fra il Gruppo parlamentare e la Direzione del Partito, consultate le maggiori rappresentanze del proletariato, organizzato su direttive convergenti alle direttive socialiste.

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