Critica Sociale - Anno XXI - n. 21 - 1 novembre 1911

CRITICA SOCIALE 325 gruppi antagonisti di ieri, rimanendo dai lati le due ali estreme, la possibilista e la rivoluzionaria nel senso e nell'aspetto antico, con tendenza, senza dub- bio, se la disciplina non le freni, a separarsene del tutto, sia per formare il nucleo di nuove formazioni di partiti affini, più o meno vitali, secondo trove- ranno intorno a sè propizio o refrattario il terreno, sia per venire attratte ed assorbite da altri partiti già esistenti; il radicale, forse, da un lato, il sinda- calista o l'anarchico dall'altro. Evoluzioni e adattamenti, questi, che sono di tutti i paesi, di tutte le epoche, di tutti i partiti, e solo può mostrarsene sorpreso chi della vita e dello svi- luppo dei partiti non abbia mai fatto oggetto di esa- me e di meditazione. Né cotesta formazione centrale sarebbe — come anche fu detto con grande semplicità di pensiero, già lo rilevammo al Congresso — la rinascita del- l'integralismo morgariano, che era eclettismo di ten- denze e di azioni antagoniste, elidentisi a vicenda nella vagheggiata applicnione simultanea. Sarebbe anzi esattamente il contrario: sarebbe l'eliminazione di cotesti antagonismi, mercè l'eliminazione dal Par- tito, o l'allontanamento verso i confini estremi del Partito, delle tendenze contrarie, che l'integralismo s'illudeva di conciliare. Con la quale effettiva fusione e integrazione di concetti e di azione in un solo plesso organico ed in sè coerente, ogni utopia in- tegralista cesserebbe di aver anche un pretesto di vita. Il fenomeno si può dire già avvenuto; e fu la ri- duzione dell'antico integralismo all'ordine del gior- no Pescetti, col quale la utopia morgariana sembrò veramente dare le sue dimissioni. Rimarrebbe allora ultima incrinatura appa- rente — quella che trovò espressione nell'emenda- mento Modigliani. Poche linee bastano a chiarire come in essa non sia certo né l'indizio nè il germe di un contrasto qualsiasi colla corrente mediana. Basti dire che tutte le premesse, tutto intero l'or- dine del giorno prevalso, erano il frutto di un pen- siero comune fra Modigliani e noi. Un'interpreta- zione letterale del suo emendamento — il catego- rico divieto, cioè, fatto ai deputati socialisti, di so- stenere eccezionalmente un Governo, anche quando battaglia gli fosse data da partiti il cui program- ma esagera ed aggrava le ragioni della nostra op- posizione al Governo — implicherebbe un assurdo, che nessuno, Modigliani meno di chiunque, può seriamente volere. Poniamo che domani, mentre Tripoli è ragione precipua di nostra opposizione al Gabinetto Giolitti, esso sia investito dai nazionalisti e dagli imperialisti, per non essersi spinto, o per non volersi spingere, nell'impresa africana, molto più in là; e che quindi l'abbattere il Governo signifi- casse dare ai successori briglia sciolta per centu- plicare quella follia. Votando allora coi nazionali- sti, i socialisti voterebbero — delittuosamente — contro il proletariato e contro se stessi. Perciò il nostro ordine del giorno — che solo dal sofisma più evidente può venire interpretato come tale che apra la via a un ministerialismo qual- siasi — coll'avverbio « sistematicamente » non pre- cludeva la via all'applicazione del senso comune. Ma l'emendamento Modigliani ebbe pure la sua ragione d'essere nella tumultuosa vicenda del Con- gresso. E fu che, non avendo — e questa sarebbe stata logica vera e leale — la Destra del ministe- rialismo, e magari del ministeriabilismo, presen- tato una propria esplicita mozione, che ne esprimes- se il pensiero; e poichè l'altro sibillino ordine del giorno — che, proponendo il rinvio dell'oggetto del Congresso a dopo il suffragio universale, adombra- va, senza precisare, un possibile consiglio di ministe- rialismo sistematico — era stato abbandonato dai suoi proponenti, risolutisi a votare, con evidente restrizione mentale, il nostro ordine del giorno, nè era certo che, ripreso e fatto proprio dall'avv. Ba- sile, avrebbe richiamato a sé tutti quei voti; parve al Modigliani fosse divenuto opportuno — anche di fronte a dichiarazioni di altri Congressisti, che ten- devano ad annebbiare il significato preciso di op- posizione del nostro ordine del giorno — accen- tuarne questo significato, con un più spiccato con- trassegno, poco importa se non perfettamente lo- gico in se stesso, secondo il letterale valore delle parole. Parve a noi, per contrario, che una nostra rinno- vata dichiarazione —e la facemmo — riaffermante quel significato — dovesse bastare, anzi rispondesse meglio alla esattezza del pensiero. Piccole — come ognuno vede — schermaglie di Congresso; meri giuochi di opportunità, all'intento di sventare equivoci voluti o sofferti. Nulla più di questo. Il voto del Congresso fu chiaro. Può negarlo sol- tanto chi ha interesse a intorbidarne il significato e a paralizzarne gli effetti. MINISTERIIIIISMO E PARTECIPg/1011E 111 POTERE La risoluione approvata. • Considerando : che, ai fini del socialismo, é pregiudiziale asso- luta il fatto di una sempre maggiore elevazione tec- nica, morale, politica del proletariato e del consoli- darsi ed estendersi della coscienza proletaria di classe, senza di che sempre ugualmente vane, e fon- te di delusioni sempre rinnovantisi, riesciranno tutte le più accorte strategie politiche e parlamentari, in qualunque senso indirizzate; che, perciò, il primo e più essenziale obiettivo del Partito Socialista — nelle presenti condizioni d'Italia — dev'essere di rinforzare il lavoro inte- riore di educazione, di propaganda, di organizza- zione socialista; che, su questa base, è di supremo interesse del proletariato — e conforme ai fini intimamente e pro- fondamente rivoluzionarii del divenire socialista — agevolare lo sviluppo di progressive riforme . so- ciali, intese, maturate, volute dal proletariato; le quali esso può conquistare, normalmente, con un atteggiamento di recisa opposizione agli istituti bor- ghesi imperanti; accidentalmente, anche con oppor- tune transazioni e collaborazioni; come conseguenza di tali principii fondamentali e in relazione anche alle esperienze ed emergenze politiche dell'ultimo decennio, le quali chiarirono sprimentalmente come la collaborazione o la ral- lentata opposizione in Parlamento — perfettamente giustificate quando si trattò di consolidare le essen- ziali libertà proletarie o di aprire la via a quella vasta riforma del suffragio, onde il proletariato deve ripromettersi, sopratutto nel Mezzogiorno d'Italia, un poderoso risveglio di energie — meno giovas- sero, con l'eccessivo perdurare, allo sviluppo e al- l'unità combattiva delle forze socialiste nel Paese; LA CRITICA SOCIALE.

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