Critica Sociale - Anno XXI - n. 18 - 16 settembre 1911

278 CRITICA SOCIALE einazione sarà alfine dispersa. E forse, allora, co- mincerai a sospettare, che l'ignuda azione, che la miserabile realtà, hanno pur qualcosa di buono. Con esse, per esempio, alla loro aspra scuola, è ben difficile scambiare gli umili specchi da teletta, per finestre spalancate che danno sulle vie della storia! LA CRITICA. Variaiioui mulmouicho sul sullmio ulliversulu Un antico e ottimo compagno, che vive, alquanto appartato, in una città delle Marche, e a noi non dà sentore di sè che a lunghi intervalli, ci invia queste •brevi note, ch'egli stesso si piace di intito- lare « melanconiche i. Melanconia, lo sanno tutti, è mezza follia, e non importa se una vena di sottile , sarcasmo trapeli dall'autodefìnizione. Anche la follia fu venerata un tempo, e si credette che, per essa, sentenziassero e ammonissero i Numi. Noi non siamo affatto melanconici »; non vivia- mo appartati in una piccola città di provincia; e ci sarebbe ben facile opporre al pessimismo del nostro troppo intermittente collaboratore: « a che prò queste querimonie, oramai ? v Eppure... non cestiniamo. Non cestiniamo perchè, nelle lugubri righe che seguono, vi è pure la eco di un pensiero; il quale, sino a ieri, covò nelle teste di parecchi di noi, d'on- de tutti ci affrettammo a snidarlo, come vergognosi, allorquando si vide che, a carezzarlo, ci si sarebbe sospettati di custodire, nascosti sotto il lucco socia- lista, parecchi chilometri di coda conservatrice. Vero che, a reciderci questa atavistica appendice, già ci si era fatti coraggio, dacché Gaetano Salve- mini ebbe dimostrato, con tanta fiamma di eloquen- za — e poniamo pure che qua e là esagerasse, come è di tutti i ferventi e suggestionatori — quel che potrebbe il suffragio universale significare per le plebi italiane del Mezzogiorno e, di riflesso, per tutta la politica del bel paese. Anche è vero — e da tempo lo avevamo ricono- sciuto — che vi è qualcosa di borghesemente super- stizioso in quel culto del possesso dell'alfabeto, o meglio del certificato di alfabetismo (le due cose stanno, l'una all'altra, come il diploma alla sag- gezza), che prova così poco o così nulla quanto a presunzione di intelligenza politica. E già si era venuti nel concetto che cotesto alfabetisrno pu- ramente « anagrafico » non può ragionevolmente co- stituire un titolo differenziale, necessario o suffi- ciente, a distinguere, il cittadino dal non cittadino. Mentre, poi, apparve indiscutibile che attendere la scuola per tutti — la vera scuola — finché domi- nassero, in mezza la penisola, i nemici della scuola, era un'atroce ironia. E la tepidezza, fino a ieri, di molti socialisti per il suffragio universale, anche soltanto maschile, piut- tosto derivava dal computo delle resistenze che si supponevano sbarrargli la via. Ma vi è nelle osservazioni della marchigiana Cas- sandra qualcosa che risponde ancora a «in affanno vero e profondo del nostro spirito. Va bene: avanti pel suffragio universale, poiché esso ci viene incontro così cortese! Ma avanti, dun- que, per davvero! Ma almeno — se non sarà con- quistato coll'impeto nostro — vi si ponga, giacché viene, il nostro suggello; lo si incateni, quanto più si può, al nostro carro; lo si voglia e lo si sappia, noi, brandire e manovrare. Or di questo — D. S. parla d'oro — non si vede finora alcun segno. Alla soglia del suffragio univer- sale, si, è indetto un Congresso socialista... L'ordine del giorno del Congresso si è scordato di farne motto! Così grossa insensibilità politica, di grazia, chi ce la spiega? Ricaschiamo nel tema vessato delle nostre pole- miche: il difetto sta nell'azione. La quale ben. può svolgersi utilmente o pei suffragio universale ,o per altre rivendicazioni; o col suffragio universale o senza di esso. Le vie del socialismo sono • infinite. Ma a patto che, in qualche direzione, per qualche obbietto, un'azione si svolga. Ciò che sgomenta è questa tenace malattia del sonno. Quale perfida mosca, africana penetrò, notte-. tempo, sotto l'epidermide del nostro partito? Dica ora, dunque, la sua il nostro compagno mar- cliegiano. LA CRITICA SOCIALE. Mentre il Partito socialista, ringalluzzito di pesar qualcosa sulla politica ministeriale e di contare in attivo un portafogli rifiutato, si illude perciò di aver i muscoli ben poderosi e di poter affrontare con fiduciosa baldanza e con giovanile spensiera- tezza' l'incognita del suffragio universale, invocato ufficialmente a gran voce; sarà permesso — non è vero? — ad uno ch'è costretto a stare alla finestra, di far udire la sua opinione, benchè... clamantis in deserto? Beninteso, non la giustizia e l'ineluttabilità del suffragio universale io contesto, ma l'opportunità attuale della riforma, e sopratutio la via da te- nere per giung ervi. Ora, io cred o che il partito socialista tenga per essa una mala via, via che sa di giacobinismo, sia pure aulico. Mi si taccerà di conservatore; ma a me pare che la miglior via per giungere al suffragio universale sia pur sempre quella att raverso l'alfa- beto. SI, l'alfabeto deve rimanere sempre la tes- sera, la garanzia, modesta quanto si voglia, ma non disprezzabile, perché il cittadino sia dignus intrare nei comizt. Ricordo che, allorquando, qualche tempo fa, in un articolo su questa Rivista, toccai incidental- mente questo tasto, l'egregio Turati mi obiettò' che il suffragio universale, da conseguirsi attraverso l'al- fabeto, rievocava il circolo vizioso della priorità dell'uovo o della gallina. Ma oggi, dopo la legge Credaro, non so se egli ripeterebbe la stessa obie- zione. Un giorno il partito socialista, per la re- denzione delle plebi italiane, bandi una formula, degna, per sagacia, di un uomo di stato — Pane ed alfabeto. — Al grande lavoro, compiuto in paese dal partito nostro su questa direttiva, si deve in molta parte se 'fu richiamata efficacemente. l'atten- zione pubblica sul grave problema della scuola, e se, debitamente agitato, questo divenne bisogno e s'impose. Ora, bene avrebbe fatto il partito so- cialista, anzichè smarrire dietro ad esso la lena per via, di intensificarla invece sempre più, con tenacia e con fede, sino all'ultimo, sino cioè a cer- car di ampliare adeguatamente la portata della legge Credaro, e di assicurarne una coscienziosa applicazione, si in prò dei bambini che degli adulti analfabeti. Ouesta, secondo me, la bella, la santa parola di battaglia del partito socialista nell'ora pre-

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