Critica Sociale - Anno XXI - n. 16 - 16 agosto 1911

242 CRITICA SOCIALE 1° che la discussione di Ministeriabilismo e Mi- niateriabilismo non debba varcare oltre le due prime giornate (si terranno all'uopo, la vigilia, riunioni preparatorie di Gruppi); 20 che i successivi argomenti si raggruppino in soli quattro nuclei, da esaurirsi rispettivamente nelle quattro riunioni — mattinata e pomeriggio — delle due ultime giornate; e lo schema logico del raggrup- pamento ci sembra dover essere questo: 3' GIORNATA; mattino; riforma del suffragio; — pomeriggio; assicurazioni sociali (vi si connette- rà, senza dubbio, il monopolio assicurativo), rifor- ma tributaria, spese militari; 4° GIORNATA: mattino; conflitti di categoria; cooperazione; — pomeriggio: Gruppo e Partito; Statuto del Partito (cui dovrebbe aggiungersi un generico inciso cti ComunicazioN della Direzione, anche per ottenere sanatoria al trasferimento del- l'AvantiO; Residuali e Varie. Con un poco di buon volere, munendo la Pre- sidenza degli opportuni poteri discretivi, e affinan- do le logorree collo sfogatoio di opportune riunioni di Gruppi, la trama può venire benissimo esaurita nei quattro giorni prefissi. Ma il Congresso di Milano, approvando a grande . maggioranza il noto ordine del giorno sull'Azione politica (1), impegnava la Direzione e le Sezioni del Partito a intensificare l'opera di propaganda, di agitazione, di istruzione del proletariato su tutto ciò che è azione generale e parlamentare del socia- lismo italiano, e a preparare pel prossimo Con- gresso un rendiconto esatto e specificato, località per località, di cotesto lavoro; fra i caposaldi det- razione più urgente, oltre la riforma del suffragio, arresto nelle spese militari, assicurazioni vecchiaia e invalidità, poneva lo sviluppo della scuola e di tutte le opere di cultura proletaria; la Relazione notava fra le maggiori lacune di cotesta azione lo scarso interessamento del Partito al problema, ca- pitale per esso, dei grandi servizii pubblici, segna- temente industriali. A commento e a rinforzo di queste deliberazioni e di questi desiderata, l'anno politico trascorso ci dava: la nuova legge scolastica coi cospicui fondi messi a disposizione e coi Patronati scolastici da istituirsi in ogni Comune; le discussioni parlamen- tari — rimaste senza conclusione — sulle ferrovie e sul monopolio assicurativo; la promessa estensio- ne del suffragio a otto milioni di italiani. Ignorare o dimenticare tutto questo, tacerne al prossimo Congresso significherebbero, ci sembra, pel Partito, consacrare la sua più colossale incoe- renza e insensibilità politica — sconfessare e &Tifati- ficare se stesso. Potrebbe più pretendere, poi, che lo prendessero sul serio i partiti concorrenti e la pubblica opinione del Paese? In conseguenza, proponiamo formalmente, e chie- diamo alle Sezioni, alla Direzione, alla Stampa del Partito di esprimere sulle proposte il loro pensiero: 1° che le Sezioni. o Federazioni, o gruppi di compagni, o i giornali dei vari centri. allestiscano, nelle due prossime quindicine, brevi riassunti obiet- tivi del lavoro fatto localmente, dei propositi, dei risultati, e li inviino, entro settembre. alla Direzio- ne, che, elaboratili, ne darà conto nelle Comunica- zioni, da aggiungersi, come si è detto, al § VI del- l'Ordine del giorno; 2° che si aggiungano, o sostituiscano, al § V, i seguenti de temi: a) .4zione per la cultura proletaria, in rela- zione alla nuova legge scolastica; (1) E riprodotto, fra l'altro, nella Crittm Soctale 16 novembre 1910 (N. 22, pag. SS8-89). p) I grandi servizii pubblici di Stato e muni- cipali; 3° ché il Congresso dedichi ad essi una quinta giornata, prolungandosi al 19 di ottobre. Alla Direzione del Partito designare fin d'ora due nuovi Relatori, competenti e solerti, non può pre- sentare difficoltà. Noi siamo qui, pel poco che valia- mo, a coadiuvarla, occorrendo. L'essenziale è che queste, ed altre eventuali pro- poste, non cadano nel vuoto; che non si canti ai sordi; che la Direzione ed il Partito si sveglino. L'avemaria del mattino è suonata da un pezzo. Altrimenti, a qual prò la spesa, il perditempo e la... scocciatura, non indifferenti, d'un Congresso? LA CRITICA SOCIALE. L'EREDE Permetta la Critica Sociale — che ringrazio delle assai gentili parole, ond'ella, quasi di soave licore, ha voluto per me aspergere gli orli dell'...ostico calice del « contravveleno » — ch'io m'indugi ancòra un po' sul tema risaputo, con brevi considerazioni. Poiché, da un lato, questo tema è vasto, interes- sante, suggestivo, nè si presta a essere percorso e sviscerato molto alla spiccia; dall'altro lato, fiorisce in me la speranza che possa, prima o poi, raggiun- gersi una qualche linea di coincidenza, nella quale trovino onorato riposo le nostre divergenze e le di- spute nostre. Forse, la questione potrà — se, attra- verso il nostro dibattito, riesciremo a strappare ogni velo al nostro pensiero — denudare improvvisamente la propria inconsistente vanità; forse, potrà, d'un tratto, rivelare che, in sostanza, essa, appunto, non è che una questione di parole; che, sostituitene al- cune con altre, oppure, data a quelle una significa- zione convenzionale, noi potremo tutti trovarci in perfetto accordo. Occorre soltanto che noi ci sforziamo a dimenticare la nota massima del Signor di Talleyrand; che noi non nascondiamo il nostro pensiero dietro le nostre parole; e che, invece, chiamiamo ogni cosa col suo vero nome. **. • La 'Critica comincia col negare la crisi del socia- lismo (ammette, tutt'al più, vaghi a malanni di par- tito »); ma afferma, subito dopo, che la fase in cui il socialismo aveva le iridescenze e la forza dell'ideale — la fase dei « fantastici miraggi » — è, ormai, de- finitivamente e fortunatamente superata; il socialismo s'è, oggi, transfuso nell'azione; è tutto azione, e non può essere altro che azione. Ma l'azione è la vita: dunque, il socialismo vive, vivrà. Ebbene, qui bisogna sùbito affermare due cose: che il' e miraggio » non è altro che l'ideale, non è altro che il socialismo; e che il socialismo senza ideale, cioè tutto azione, non è più socialismo (1). Perché il socialismo, oggi, noi non l'abbiamo in saccoccia, come qualcosa di esteriore al nostro spi- rito, di obbiettivato in forme concrete di realtà; non l'abbiamo neppure nel cervello, come nozione ferrea d'un avvenire, dimostrato matematicamente inelutta- bile; ma noi lo conosciamo e possediamo, e possia- (i) Su questo, e su altro, veggasl una prima risposta nell'artico- letto ohe segue. (Nota della CRITICA);

RkJQdWJsaXNoZXIy