Critica Sociale - Anno XXI - n. 15 - 1 agosto 1911

CRITICA SOCIALE 237 provvisate dai conservatori in Montecitorio stupe- fatto, manifestazioni gemelle di certe altre improv- visate tenerezze per le pensioni operaie.., non in- scritte nel programma Giolitti.., da parte di sistema- tici dispregiatori delle riforme sociali e dell'inter- vento statale. E chi intende — come noi intendiamo — di passare dalla scaramuccia alla battaglia, utiliz- zando tutte le forze e traendo profitto da tutte le cir- costanze favorevoli — deve freddamente esaminare gli elementi e le contingenze della recente dimostra- zione di politica sociale. Bisogna, per esempio, tener presente come gli stessi settori che aveano plaudito entusiasticamente al gesto dell'on. Silvio Crespi, invitante il Governo a presen- tare un vero disegno di legge per le pensioni operaie, assicurando il consenso degli industriali, risuonas- sero pochi giorni dopo di bene! e di bravo! alle ul- traprudenti riserve del Raineri (1) e alle frecciate del Ferrero di Cambiano (2) contro i «sentimentali- smi o dei .fautori della obbligatorietà. E, per valutare esattamente, gli « impegni » dei de- putati conservatori industriali, sarà igienico tener pre- sente — ora che anche gli interessi industriali ed agrari sono presidiati in organizzazioni di classe — quanto segue: I. alla notizia della decisione, presa dal Gruppo parlamentare industriale, di oppugnare il monopolio e di presentare un disegno di legge pro pensioni operaie, subito seguì l'opposizione al monopolio... ma niente disegno di legge sulle pensioni operaie. IL il leader degli industriali, on. Silvio Crespi, invitato a precisare, si affrettò a dichiarare che la sua adesione al sistema della obbligatorietà era una adesione personale. III. la Relazione Ugo Nauarra, la discussione e il voto sulle pensioni operaie e sul monopolio, nel X Congresso nazionale degli industriali, commercianti ed esercenti (Torino, maggio 1911), hanno sostanzial- mente escluso qualsiasi pronto passaggio alla obbli- gatorietà, limitandosi a invocare un miglior funzio- namento... della previdenza libera-integrata! In tale Congresso, l'oratore più applaudito fu il più tenace avversario del passaggio al regime della obbligato- rietà: l'on. Ferrero di Cambiano! Quanto alla improvvisa luce di verità che — tra. il 24 giugno e 1'8 luglio dell'anno di grazia 1911 — percosse e irradiò — quasi rinnovando il miracolo dello Spirito Santo — i deputati cattolici più vicini alle correnti democratiche (i quali la imperscruta- bile volontà di Dio tenne in silenzio durante l'esame dei tre bilanci dell'economia nazionale di questa le- gislatura, proprio mentre i socialisti propugnavano riforme, pur consentite da competenti scrittori in (1) Rainert (Seduta 27 giugno).— Ora vasi dire questo li disegno di legge: che, entro due anni, saranno presentate disposizioni che stabiliscano l'obbligatorietà? Non Io so. Il passo mi pare molto ardito se da compiere immedia- tamente; e lo dichiaro volontieri da questo posto, giacché non mi dimentico di essere stato al Governo, e pure dallo scanno di depu- tato sl deve mantenere chiara la visione del bisogni dello Stato.... (Approvazioni). (2) Ferrero di Cambiano (Seduta 2 luglio). Distinguerò I due mo- menti e le due forme dell'assicurazione: la libera, annidiate dallo Stato, e l'obbligatoria. Cominciamo da quest'altlina; alla quale, per quanto non ne sia fatta menzione nelle Relazioni ministeriali, tendono evidentemente le aspirazioni del promotori e del fautori del monopolio, come In genere di quelli fra noi che si lasciano condurre piii dal sentimento elle dalla ragiono. giornali e riviste clericali).., nell'osare previsioni sulla durata e intensità di tale luce miracolosa.., sarà bene tener presente che, fuori della maggioranza ministe- rale democratica — i nostri cattolici sociali, nella Camera come nel paese, sono obbligati a colludere con il grosso dei conservatori, avversi a qualsiasi riforma che allunghi le mani nelle loro tasche. Tali constatazioni per altro — se riducono entro modesti confini la significazione di certi atteggiamenti parlamentari — non negano affatto il valore della inattesa cooperazione, trovata, lungo la dura sua via, dalla causa delle pensioni operaie. Ieri eravamo pressochè soli — socialisti penetrati della efficacia della legislazione sociale e Confede- razione del lavoro — a dichiarare impotente la previ- denza libera, comunque integrata, a proteggere sul serio la vecchiaia dei nostri lavoratori: oggi, esplici- tamente o implicitamente, il consenso in tale giudizio risuona pressochè universale. Pressochè soli eravamo, sino a ieri, a dichiarar l'economia del paese e il bilancio dello Stato conci- liabili con la graduale attuazione della grande rifor- ma delle pensioni operaie: oggi, parlamentari illustri come l'on. Salandra e l'on. Sonnino, e finanzieri, ma- cerati nello studio del nostro bilancio statale, come l'on. Rubini,, parlano di 20-30 milioni di lire, che ogni anno si possono e si devono senz'altro assicurare alle pensioni operaie: alle pensioni di Stato — realiz- zando un provvedimento di assistenza anziché di previdenza — secondo Sonnino e Salandra: alle pen- sioni di previdenza, con contributo statale e padro- nale, secondo invece il Rubini quando parla di sala- riati, proponendo senz'altro assegni a carico esclu- sivo dello Stato a favore di tutti i vecchi bisognosi, anche oltre i margini della classe lavoratrice... Sol- tanto due anni sono, un ministro della A. I. C. poteva dichiarare onere intollerabile, per il bilancio dello Stato, i due milioni di lire occorrenti a integrare la previdenza libera contro le malattie! Avanzi di bilancio... Incremento delle entrate... Gel- tifo del dazio sul grano oltre la media di quest'ultimo decennio... Non è còmpito di questa pubblicazione l'esaminare e il commentare tali proposte, egualmente lontane dal nullismo di ieri e dai voti formulati dalle organizzazioni politiche e sindacali del proletariato: essa le registra, le coordina, le lancia quindi in mezzo alle masse lavoratrici, tuttora condannate alla vec- chiaia, priva di pane, di dignità e di dolcezza. Le diffonde come lievito sovvertitore delle menti, che si acquietavano alla tesi della rinunzia italiana alla conquista, di cui le legislazioni dei paesi più ci- vili van fiere, anche se nella piazza sibilino l'impre- videnza o la demagogia. Le diffonde come documento della irresistibile forza di penetrazione di quella le- gislazione sociale, che attua gradatamente il divenire del proletariato. Nella battaglia elettorale, da cui uscirà la XXIV legislatura, non un partito politico potrà scendere in campo senza prendere posizione sulla questione delle pensioni operaie; e la precisione della richiesta e il calore del patrocinio, recati nella battaglia dai partiti, coopereranno in modo positivo alla forma- zione di quella maggioranza riformatrice, che darà un contenuto alla avvenuta l'innovazione del corpo elettorale. ANGIOLO CABRINI.

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