Critica Sociale - Anno XXI - n. 6 - 16 marzo 1911

ùRlTIOASOCIALÈ l'economia dei paesi nuovi è in uno slalo pat.ologico, dovulo alla scoperta di vasti giacimenti auriferi; gli elevatissimi salal'ì ne sono una semplice conscguenzn e, col lenlo e inevitabile ritorno allo stato normale, le rimunerazioni dovranno diminuire. In secondo luogo 1 pe1·chè, malgrado lulli i rigori e le proibizioni, il lavoro giallo, disciplinalo nelle sue organizzazio11i di classe e di mestiere, è riuscilo a penetrare e a im• porre alti salari: quindi non vi è nu!la di vero nella pretesa corrispondenza fra immigrazione mongolica e salari affamatori. L'Autore nmmelle però « essere fuor di dubbio che, se le classi operaie fossero le sole immediatamente minacciate, la crescente marea gialla desterebbe, in parecchi dei paesi esclusionisli, ben scarse preoccupazioni». La terza fase si cnrnllerizza per le limila:.ioni poste all'immigra::ione bianca. 1 più decisi in qucsla via sono gli Slali :1uslniliani e le colonie inglesi elci Sud•Africa. Le reslrizio11i poste sono così rigorose e vessatorie che, nell'annata 1901•1902, in Auslrali::i, la eccedenza degli arrivali sui partiti è stala appena cli 55 persone. l salarì minimi degli operai sono stabi– liti per legge; <( il salario giusto e razionale» è quello che corrisponde ai bisogni normali dell'operaio nella misura apprezzala d:11giudice, aumentala da un pre• mio rappresent:rnte la capacità professionale del sa– lnriato. Se il mercato fosse libero, qu:1.lunquc fissa– zione dei prezzi e elci salari sarebbe impossibile: quindi, guerra all'immigr:rnte. Negli Stati Uniti, non si è giunti a questi estremi ma le organiZ7.azioni locali strepit.nno invocando prov• vedimenti energici: è natur:1le che ii prolelariato si esasperi ,·edendo finire disastrosamente colossali scio– peri, a cagione dell'intervento del lavoro straniero, e prema con ogni sua forza sui poteri costituiti. Seconda parte. * * * Troviamo sludi!lta la pohl1ca della 1mm1graz1one nelle vecchie società europee J n Francrn progl'cd 1- sce lentamente uno spirito gelosamente nazionalisti– co, prevale il concallo più grettamente protezionista del lavoro e domina una tendenza nettamente osi.ile nl lavoro straniero. La Svizzera non sta addietro ::llla Francia e smentis~~ la sua proverbiale fama di ospi– talità. In Germania, dominano concetti più liber:1li; la Prussia, però, mirando a colpire i salari indigeni, ha promulgato « le famigenite carte cli legittimazio– ne», puro « espediente di oppressione capitalistica». L'Austria-Ungheria e il Belgio concedono una libertà d'accesso e di soggiorno pressochè illimitata. La Ru– munia è celebre, invece, poi' la b:1.rhar:1 guerra allo straniero. La stessa Inghillerra, terra classica e sa– cra al liberismo, sembra lasciarsi trascinare dalla tendenza limitatrice del lavoro strnniero. . ~" "' Terza porle. , Convien premettere che il Dott. Prato riconosce che « il protezionismo operaio procede indissolubilmente congiunto al cornmerciale: è un compenso che chiede il prolelariato per le t::i.rifTeche, nument::mdo i pro– fitti dei capitalisti, rincarano nl tempo stesso le sue sussistenze>). Non solo; ma « le barriere doganali, alla cui ombra possono sorgere e prosperare i gigan– Leschi monopol1 dei lt'llSls, devono loqicamenle senire ad assicurare agli operai una parte degli esagerati profitti estorti ai consumatori, senza di che troppo apparirebbe esoso lo sfn1llamcnlo a vanlar,r,io d'una sola classe». li protezionismo operaio trova dunque iri queste parole una com·pleta spiegozione .. non però la sua giustificazione. Ma veniamo allo studio elci caratteri e degli effetti economici del prvlezioni,;;mo della mano d'opera: è la parte, come facilmente si intuisce, più intercs– &ant.edella trattazione. « Il protezionismo demografico, non meno del com– merciale, oltre riescire spesso inefficace ngli scopi chr si propone, per la focilità del contrabbando e perchf' il vietare l'accesso ad un elemento straniero age,·ola la venuta cli altri, spesso più pericolosi, risulta clan• noso in senso assoluto ai popoli che lo applicnno nonchè nlla comunit.l umana considerala nel suo com– plesso, perchè, moltiplicando gli attriti che sccmono la Ouidità dello. merce lavoro, determina impieghi BibliotecaGino Bianco meno profìcu i dei fattori prod ut I i,,i e ost:1.cola un utile as&cllo loco.le e mondiale della li bera conc or– renza». L'autore dà un quadro suggestivo dei danni - ri– cadono anche sui monopolisti - clcrivanLi clall'esclu– s1one del lavol'o straniero, e ciò specialmente per l'Australia, che ha il sistema prolettiro più perfetlo. L'errore della democrazia sociale oceanica sta nel fatto d'essere « part!ta dal presupposto ben netto che la legge, e non il perf.ezionam-':!nto 111defìnito ,~ell:1 produzione, potesse assicurare alle classi operaie il massimo guadagno col minimo sforzo». E noi.a la legge economica che nf'l'errnn: se il sag– gio clell'inlcresse, in una regione, diviene sensibil– mente •inferiore al livello medio delle nazioni vicine, il capitale cerca altrove una rimunerazione più brg:i. Ecco percl\è le industrie australiane non prosperano e sono tecnicamente arrctl'atissime: perchè i Dìstretli agricoli sono in continua decadenza e si tende ad abbandonare i giacimenti auriferi, e i cnpitnli emi– grano ... : così si procede verso la b:1ncnrolla finnn– ziaria, mentre, date le ricchissime risorse naturali e la manc,3.nza cli spese militari, si clovrebbe verilicarc un meraviglioso rigoglio d'attività economica. Da un punto cli vista generale, dunque, il p1·otezio– nismo operaio deve venire combattuto. Non solo. Ma tale cleVeessere l'atteggiamento :1nche cla una , isualc speciale, come è quella dell'organizzazione opernin. l11falli, economicamente, essa C::: « lo strumento più perfello, con cui i lavoratori realizzano l'ipolesi ma– dre della libera concorrenza ll, e in ciò sta la sua necessità e la sua ragion d'essere come « mezzo po– tenle di progresso economico genc1·alc, al patto però che 110/l venga 111.rno il presupposto della /ibel'là ciel merc,:,,.fo ». Crediamo quindi di do,•er essere consenzienl i con l'Autore nel concludere: « che la liberi:\ di condoltn, stabilila in proposito dalle org:mizzaz:oni operaie. contraddice a parecchi dei postulati scientifìci, in base a cui si sostiene il beneficio sociale dcll'ozione unio– nislica, e segnatamente all'influenza favorevole che le si vuole attribuire sulla unifìcazione ciel mercato ciel lavoro, sulla determinazione di una selezione qu:-i– lit.ativa della mano d'opera e sul conseguimento d'un pili razionale ccl utile impiego dei vari fattori pro– duttivi, mercè il grado più elevalo di equilib,·io, ot– tt:nuto col perfezionamento delle schede dell'offerta». Abbiamo così riassunto, con la moggiore fedeltà possibile, il lib1·0 e il pensiero del Doll. Giuseppe PraLo. 'i: * • Il protezionismo oprraio, dunque, è una delle mol– teplici manifestazioni della vecchia politica unionisti– ca della limitazione della mano d'opera·: la quale oggi, credo - dopo i \•Vebb cd nitri teorici e pratici - non abbia più sostenitori convinti. (Tutti ricono– scono allo Stalo la facoltà cli respingere i criminali, i paz.~i, i mendicanti.. per quanto anche i provYedi- menti più severi siano insuffìcienl.i). , ]n questo ordine d'idee ci confarla, dal puro punto di veduta• socialista, uno dei canoni fondamenlali del– la nostra dot.lrina: il lavoro è la so1·gcnte d'ogni ric– chezza. Abbiamo inoltre un precedente in un ordine de_l giorno del Congresso socialista di Stullgorl del 1907, contrario - malgrado l'opposizione degli Ame– ricani - alle esclusioni per causa di nazionnlilà e cli razza. Noi italiani, poi, che portiamo un così largo contributo olla massa migratrice, dobbiamo essere forzalamente liberisti e almeno in qucslo campo non saremo « ec1uicl1&lanli » fra gli est.remi: è necessario quindi opporsi alle tendenze csclusionisLiche cli tanta µarte ciel prolelariato internazionale. Da quanto abbiamo esposto scnturiscono due que– ~lioni d'allualità e d'importanza ei.;ceziona!c. Ammesso, anche seguendo un criterio cli pura e s~rnplice opportunità, come in fatto di emigrazione sia. inclispen_sabile, per noi italiuni, propugnare un regime ù1 libel'lù, e constatato come le organizza– zioni proletarie di parecchì paesi nuovi e vecchi cal– deggino e facciano una politica d'esclusione del la· 1·oro straniero: chiara ne risulta la collisione mo– mentanea d'interessi. Allora non solo In politica estera - permelletemi questa denominazione - delle no– stre organizzazioni deve indirizzarsi a premel'e sulle

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