Critica Sociale - Anno XXI - n. 1 - 1 gennaio 1911

'CRITICA SOCIALE ogni giorno: "aspettate; aspettate la fine della guerra senza tregua in cui siamo impegnati; aspettate fino al giorno in cui ogni italiano avrà nelle sue mani .]a scheda ,,. Questa logica è falsa perchè è feroce; è feroce perchè è falsa. La transazione H l'intransi– genza hanno pari diritti, e si debbono avvicendare per non diventare ugualmente sterili e assurde. Così la magg.ioranza parJamentare non è la mu– raglia monolitica ed insuperabile, che il Salvémini sembra figurarsi, la quale non si abbatte che in blocco, dal di fuori, con uno sforzo supremo. Il Sal– vémini lo ammette quando parla dell'efficacia delle forze sopratutto morali. Lo ammette - senza ad– darsene forse - quando constata la fiacchezza dei conservatori, il facile e pronto sgretolarsi della com– pagine camorristica dei 250 1 com'egli si compiace di ·chiamarli, deputati malfattori. La concordia delle forze, ch'egli invoca contro costoro, non è solo, non è fatalmente, di forze socialiste e proletarie; ben può essere anche mescolata di forze borghesi; <li in– teressi, di antagonismi molteplici parlamentari. Certo, un'intesa più fervida, una convergenza più viva, fra l'azione .socialista dei deputati e l'azJone proletaria, sarebbe, dovrf)bh'essere, il massimo pre~ sidio, che noi pure invochiamo. Ma, nelle presenti condizioni d'incoltura e d'immaturità delle nostre , organizzazioni, non vi è forza umana che possa s.u– scitarla e provocarla suhitamente, oltre una certa misura. Non può dunque diventare l'unica leva, che autorizzi a far gitto d'ogni altro strumento, d'ogni altro mezzo d'azione. Sopratutto s'inganna, Ci sembra, il nostro ottimo amico, quando mostra di non ammettere altra tran• sazione, altra gradualità di conquiste ~ccettabile, fuor quella che è la resultante obiettiva di un conflitto fra due forze estreme. La dottrina del tutto o nulla è pericolosa, in q,ialunque sede o momento della battaglia. Non è vero che accettare e proseguire un termine medio, una seria ma parziale riforma, si– gnifichi abbandono del tutto, significhi rendere im– possibile la propaganda per l'intero. La riforma, che, onestamente, nelle nostre minori riunioni, non pos– siamo - com'egli confessa - dichiarare irrisoria ed inutile, nolt diventa, non deve diventare irrisoria ed inutile trasportata nei Comizi di popolo. E a noi nulla avrebbe impedito di rispondere, in Gioia del Colle, al dehellista inte1ligente, il cui spettro tanto spaurì l'amico Salvémini, e di chiarire alla folla analfabeta, queste semplici verità intuitive: che la comunanza momentanea del voto, effetto del com– plesso gioco parlamentare, non fa essere una sola carne e uno spirito ~olo De Bellis e i socialisti; chi-, la conquista del suffragio a tutti gli alfaheti sarebbe un passo decisivo verso il suffragio universale; che gli analfabeti per l'appunto - essi più di chi 1 unque altro - avrebbero interesse ad aiutarci a conqui– starlo, o_qgi 1 ai loro compagni - prrchè questo signi– ficherebbe averlo conquistuto a. se ste8si in un sicuro domani. E mettiamo pPgno che gli intelligenti " ca· foni ,, dj Gioia del Colle ci avrebbero intesi. Perchè i dilemmi sono forme astratte della log·ica - como<le al gioco del pensiero - ma nelle rigide .loro corna mal s'adatta la multiforme e mubile realtà della vita. FILIPPO TURA'I'L Avete le prime tre annate ? L'Amministrazione della Critica è disposta a ricambiare con una qualsiasi successiva annata, rilegata, oppure con un anno d'abbonamento, l'invio che le vetÌisse fatto della 1a, 2a o 3a annata (1891, 1892, 1893) di Crit!ca Sociale in buono stato di conservazione. BibliotecaGino Bianco IL VOTO OBBLIGATORIO "La recenLe proposLa fatta dal MinisLero Luz– zatti, ai 111Lroaurre la obugaLonetà Ciel voLo nella nos,ra legge eieLLora1e, ha aesLaLo in molLi dap– pnma un senso Ciiviva sorpresa e poi C11111denza, npugnanza, avversione aec1sa. Nè a·d1ss1pare l'o– suuta Ciegli avversari del voLo oJibligatono pote– vano va,ere le Linuae ù1lese di cara,Lere teorico, quando ciò che pw u1sprnceva e ollencteva era il vectere il voto obbugaLono aes1cterctto od imposLo dagli w1i, accetLato o subito dag·Ji alLri come un corre.U1vo, o aaa1riltura uu cont..ravve!eno, della eslens10ne del sunrag10. La stessa ùichù1rn,10ne di guerra conLro il "voLo coa,Lo n venuLa dal Gruppo parlamentare socrnlisLa, p,ù che da una valutazione ob1eLLiva del provv,eC111neHLO proposto, muoveva dal convin– cimenLo che, nel proporlo, il Mi11isLero avesse obbedito ad una inL11naz10ne dei moderati, i quali ostenLavano ui riporre nel prmcipio dell"obbligauo– nelà le più rosee speranze . .bi aggiungeva, in Hon pochi, anche il trn10re che, agg10gando ror– Ziitarnente allo stesso timone il volo obbligatorio e !"allargamento, pur già cosi cauto, del suffra– gio, si tendesse a rendere impossibile l'approva– aione di ambedue le parti del disegno di legge. Ma, comunque sia, l"obligaLonetà del voLo è ormai proposta al Paese e merita la pena, ces– sala la sorpresa o la irritazione della prima ora, di considerarla serenamente, senza preconceUi, per giudicare quale accoglienza essa rneriLi in se stessa, indipendenLememe dalle persone e dai fini di coloro che se ne sono faLLiispiratori, e dal modo e dal momento in cui è slaia presentata al ParlamenLo e al Paese. Poche questioni forse - per non dire nessuna - lasciano; nella scienza costituzionale, cosi per– plessi come quella del volo obbligatorio; poche, l)er non dire nessuna, offrono un aggroviglia- 111enlocosi inLricaLo di affermazioni e di obiezioni, di asserzioni e di dubbi. Cosicchè sarebbe !acile a noi, trincerandoci dietro una pregiudiziale dopo l'al"Lra, invilupparci nella. discussione di tante quesLioni teoriche soLLili e minute, da non giun– gere mai ad esaminare diretLamente il problema pratico dell'adoz10ne del voLo o·bbligatorio, nel– l'ora presente in Italia .. Mi limiterò quindi ad acoennare soltanto i varii ordini di successive opposizioni t.eor;che, che si poLrebbero facilmente affacciare, ma luLle queste opposizioni io supporrò e darò sempre come riso– lute in senso favorevole al voLo obbligalorio, in modo da poLer procedere nella discussione fino a portarla eia! campo clell'asLrazione a quello della realtà. Procediamo dunque un po' per eliminazione. Si potrebbe cominciar.e dal contestare senz'altro la legittimità del voto obbligatorio. Chi lo accetta, infatti, deve aver già superala, nella sua mente, l'ardua contesa della prevalenza nel suffragio del caraLLere di diritLo, o di qu€llo di dovere, o di quello di funzione. Perchè, evidentemente, colo– ro, i quali non sanno rinunciare all'idea che il cittadino votando non adempia soltanto un do– vere, non compia so!Lanlo un munus publicum, ma eserciti anche un diritto, non potranno in– dursi ad ammeUere che l'esercizio di questo. di– ritto sia soggetto a coercizione ed il mancalo eser– cizio del diriLto stesso dia luogo a sanzione .pe– nale. Per questi dunque il voto obbligatorio sa-

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