Critica Sociale - Anno XXI - n. 1 - 1 gennaio 1911

CRITICA SOCIALE 13 nesi; naturale che il propagandista cerchi di non spia– cere troppo a chi vuol convincere. Ma Richard Wuldt dichiara per conto suo di essere d'accordo con Adolf Braun, il quale, nella Neue Zeit .del 30 settembre, di– scorrendo sullo stesso tema, fu più spiccio: u Non vi sono - afferma Brauu - cause a·indole generale che condu– cano gli intellettuali al socialismo. Il medico senza ma– lati, l'avvocato senza clienti, lo scrittore senza lettori, Pinsegnante senza allievi collocano le loro speranze sulla fortuna che li faccia salire d'un gradino ed entrare nel regno dei satolli e contenti. Non v'è nessuna ragione che li induca a far causa comune coi proletari e a porsi in lotta contro le classi dominanti.,, E Woldt ribadisce: "Noi abbiam sempre trovato i pro• fessionisti contro di noi. Nei tempi di crisi politica li abbiamo sempre visti abboccare a quel qualunque amo che loro venisse lanciato, obbedire docili e proni all'ul– tima _patriottarda parola d'ordine messa in circolazione• Se vogliono dare sfogo al loro malcontento, migliorare le loro condizioni, hanno somma cura di inserire fra gli articoli dello Statuto la clausola " entro la cerchia del presente ordinamento sociale m e cominciano e finiscono i loro lavori con un regolare hurrà! alla patria ed al re. Oli intellettuali sono intimamente legati per senti– mento e convinzioni al mondo borghese, e non posSono aver nulla di comune col socialismo. ,, Tutt'al più Braun e \Voldt fanno un'eccezione per gli impiegati intellettuali delle grandi aziende capitallstiche, i quali dal fatale processo del sistema capitalistico - perfezionamento del macchinario, specializzazione sem– pre maggiore del lavoro, livellamento dei valori indivi– duali - vengono ogni giorno più meccanicamente con– finati fra i salariati e u subalternizzati ,,. Questi intellet– tuali verranno necessariamente al socialismo, ma non certo spintivi da cQnsiderazioni teoriche o da palpiti sentimentali. Gli altri, i professionisti liberi, sono gente refrattaria. A.·woldt e a Braun non si può dar torto; nella patria di Marx e di Lassalle gli intellettuali, che disertano le file della borghesia per sposare la causa dei diseredati, sono rarissime eccezioni. Net 1870,secondo Rodolfo Mt>yer, fra gli internazionalisti tedeschi si pofevano qualificare intellettuali Guglielmo Liebknecht, Guglielmo Blos e Bernardo Becker, oltre ai " sapienti 11 che risiedevano a Londra. Fra i Lassalliani gli intellettuali erano più numerosi, ma se ne andarono presto. Nell'immenso par– tito socialista germanico dei nostri giorni gli intellettuali provenienti dall'alta borghesia o dalla nobiltà sono forse un paio di dozzine. Sanno tutti il contegno irreducibilmente ostile che la borghesia della Germania tenne contro il movimento operaio. Il mondo intellettuale intermedio fra il mondo proletario e il mondo borghese è una fisima, e la tesi di Max Adler è sbagliata; la dottrina del materialismo storico riceve una nuova conferma; le rigide linee della concezione socialista tedesca non restano deformate nep– pure d'un millimetro; Braun e ,voJdt e gli altri tutti sono in perfetta pace colla loro coscienza. Sì, se essi avessero l'avvertenza di circm~crivere le loro argomentazioni entro i confini dei paesi germanici; quanti pangermanisti incoscienti anche fra i socialisti tedeschi! IL pensiero corre spontaneo alle prime linee del bel libro, che un altro tedesco, Robe1'toMichels, scrisse sul Movimento socialista italiano. " È un fatto storicdmente accertato e che non ammette dubbi - scrive Michels - che, quando una classe della società si agita per affran– carsi clalPoppressioue sociale ed economica, il primo im- Biblioteca Gino Bianco - pulso e i primi duci del movimento sogliono sorgere non tanto dalla classe che tende ad elevarsi, quanto dal seno rlella società preesistente e combattuta. ,, E, parlandosi di primo impulso e di primi duci, il fatto resta storicamente accertato anche per il movimento so• cialista germanico. Ma Michela in altro punto dice di più: u La gioventù universitaria in Italia pare una vivente confutazione di tutte le leggi economiche e principal– mente del materialismo storico. In gran parte di essa Pi<lealismo, come spiritus rector, prevale di gran lunga sull'interesse materiale. È un fatto che essa possiede una singolare predestinazione a comprendere e a mettere in esecuzione un ordine di idee socialistico, altruistico, in-– ternazionale .... ,, Tralascio, perchè c'è da arrossire per or– goglio. Ma le osservazioni del Michela non sono isolate. fnvece la grande maggioranza dei dottrinari tedeschi ignora o vuole ignorare queste cose; è noto che, posti din:-.nzi ad una legge e ad un fatto che le disobbedisca, essi uon esitano a dar torto al fatto impertinente. Se gli intellettuali d'Italia si rivelano d'una pasta migliore dei Joro colleghi nordici, non riceveranno per questo dei complimenti, no; essi trasgrediscono le più fondamentali leggi economiche, e ciò significa semplicemente che sono <lei poco di buono. Cominciò Marx a dare il buon esempio: gli intellet– tuali italiani che avevano aderitO all'Internazionale erano " avvocati senza clienti, medici senza ammalati e senza cognizioni, studenti assidui al bigliardo, giornalisti çlella piccola stampa, di fama più o meno dubbia; rifiuti della, borghesia, spostati che nell'Internazionale cercavano una carriera o una via d'uscita,,. Da Marx fino a Kautsky quanti sputi non furono lanciati dal di là delle Alpi addosso agli spostati delle nazioni latine ! Ma spostati v 1 erano anche al di Jfl.; soltanto, come ci racconta nuo– vamente il Braun, al di là il medico senza malati, l'av– vocato senza clienti, ecc., ecc., mirano a salire nel regno dei satolli, e al di qua invece scendono fra i diseredati. E gli spostati di qua si chiamano talvolta Caflero, Mer– lino, Costa. Certo che ora sono troppi e non v'è più lo staccio della repressione che separi il grano dalla crusca. Io volevo solo accennare di sfuggita, cogliendo l'occa– sione della pubblicazione del dott. A.dler, alla facilità colla quale teorie di ottima stoffa, a volerle tirare cogli spilli per adattarle ad ogni persona e coprire ogni cosa, vanno perdendo dei brandelli, facendo fare una pessima figura ai sarti miopi, presuntuosi e malaccorti. (Blwlino). FEDERICO VEt,LA, L'ASCESA PERMANENTE DEIPREZZI Cause e rimedì. La discussione sul faticoso problema è risorta, mentre istituzioni pubbliche di varia natura affidano a Commissioni d'illustri competenti il còmpito di esaminare le condizioni dei mercati in cui avven– gono le compere e le vendite dei prodotti d'alta necessità, di ricercare le cause fondamentali che. mantengono i prezzi ad un livello insolitamente ele– vato, e di proporre rimedì opportuni ed efficaci contro il gran male. Le ultime Relazioni - alcune auto– revolissime come quella compilata a Torino dal prof. Achille Loria per la Commissione eletta dalla Giunta municipale - come gli ultimi studt com - piuti da economisti - e da economisti che da lungo_ tempo seguono con mirabile pazienza e sapienza il fenomeno, come il Leroy-Beaulieu e il Flora - met– tono ancor'oggi in rilievo la recisa disparità d'o•

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