Critica Sociale - Anno XX - n. 22 - 16 novembre 1910

CRITICA SOCIALE E non è finito! La Sezione di l\lovlmonto, dopo che ,101 medesimo ratto iosigoiflcanto ha avuto notizia dal proprio personale o dagli altri duo Servizi, a sua volti, ri~pondo allo cornorollo del )lantonlmcnto e rtella '!'ra– zione - con riferimento, ecc. ecc. - che si ò provve– duto, o si sta 1•~onedondo, o si prOV\'Odcrà a carico del responsabili, e nel medesimo tempo scrive nlla ~taziouo che aggiunse il carro mal cll.rico e alle stazioni succes sh·o di tran~ito o,•o evcntualmcnto si fecero manovro per stabilire a chi risalga. la responsabilità rtell'avve– nuto1 sebbene tale responsabilità, novant1rnove volte su cento, sia 11iù inafferrabile dell'aria. C'è bisoi~no di citare altri C'lCmpì tipici, dei quali si potrebbero riempire dei volumi? Sulla linea l'nlazzolo-Paratico i troni subiscono rortl ritardi per l'nssolutn dcttcenza di lrnphuiti nella shl7.ione di Capriolo. Ciò orm11i ò riconosciuto ed ammesso dalla cornpetento Sezione ili Mo,•imento e dalla. superiore Di– ,·i.sione, ma questo non toglio cho tutti l giorni si ripeta la rar.ia di un telegramma. epistolnro della Divisiono alln Seziono chiedente la causa, riconosciuta e inevitalJI le, di quei ritardi, e di una risposta stereotipa della Seziono nlla Didsiono. Ln staziono di Urescia, per l'infelicità. del suo 1>iazzalo, tli cui gìì~ nbblomo dotto, non può r11rpartire in orario I treni merci della Brescia-l'11rrna, s1>ccionella stagione autunnale in cui si verinca l'amento del tratlico. i•:, si potrebbe dire. una causa di forza maggiore, ma ciò no– nostante tuui i giorni la Seziono IIl di Mo,,imeuto ,11 Piacenza, dalla quale d!pcnde la Brescia-Parma, scri\'O dozzine di lcttoro alla Seziono Il di '.\lìlano 1 che sovrin– tendo alla St1lzione di Brescia, donunoiand0 i rltardl; la Seziono li no scrh·e altrettaute di richiamo a Uro– scia stimolandola a rare quello che non può, o questa ne riscri\·e al1rottante aucora tutte eguali, salvo il nu– mero del trono o la data, per ridire monotonamente la sua impotenzll. Così gli impiegati scribacchiano, le noie el)ase si ammonticchiano, e con tale lavoro inutile o IJnlordo paro che In burocrazia si tenga paga e soddl- 8fo.tta quasi nella persuasione che lo pratiche abhiano la taumaturgica possanza di ampliare i piazzali di ma– novra e di aumentaré'i piaui caricatori e i bioarì. Ultimo esempio: suppcncte che a Treviglio un treno della linea di Cremona subisca un qualsiasi ritardo in partenza. r.a Divisione del Movimento, che de\'O J)Ur di– mostrare d'e3sorci, scri\'e alla li [ Seziono di .Mo,·imouto a Piacenza - dnlla quale dipende l1t.linea 'l'revigl\o– Cremona - per sapere, in curiosità, la ragione del ri– tardo. 11a TrO\'lglio, stazioue ove Il ritardo si veriftcb, appartiene alla linea .Milano-Yerona, dipendente dalla Il Sezione di Movimonto 1 per cui la lii Sezione di Pia– cenza è costretta a. rivolgersi l\lla Il a lli\auo per schia– rimenti. Questa, a sua volta, si affretta a chioJorli a 'l'roviglio o, appena avutili, li trasmette alla JI( Sezione a Piacenza, che fhrnlmento li comunica alla Divisione Movimento o Traffico a .Milano, la quale avrebbe, con molto maggiore brevità, potuto chiedere la notizia di– rettamente al la J I Sezione che el trova al piano lnre– rioro dello stesso palazzo. Vottanta per ce11to del carteggio che passa fra lo 01- vi,doni, le Sezloul e le Stazioni non ho alcuna utilità. E il si~tema ò generale a tutto l'E~erclzio o il glro ozioso e inutile si ripeto purtroppo tante volte quante piaccia alle 01vlslonl - che è sperabile saranno tolt.e Tfa presto - di Insistere, di osservare, di contraddire. Cosi si moltiplicano all'inftnlto tali carteggi che, tanto perchò el sappia, passano in medi& per le manl di . circa trenta impiegati e ruozionari, i quali non ranno che sognarvi del numeri, delle sigle, dello postille i:ici– plte, fluchò non capitano in mano dell'ultimo che Il 11 evade ,,, corno si dice in gergo, e non hanno altra ragion d'essere se noo nella sfiducia completa che c'è, In ogni rapporto, fra Ufficio superiore e inferiore, o nel meschino spirito inquisitoriale che ha finito per pre\'alere e:iagorntamente e ridicolmente, giacchè si rerma alla suporHcle senza intaccare la radice del male, o si sbizzarrisce a inflerlre soltanto su gli umili, i quali, dopo tutto, sono I mono clanno:ii, so nuche non si vogliano ammettere tra i più utili. Si pensi intanto all'enorme congerie di lavoro che potrebbesi elimina.re senz'altro, o alla somma di rlenari che, per esgo, giornalmente, si getta. via cosL La novella di Petuzzo ò elevata a sistema amministrativo nella azienda rorrovlaria statale, ciò che potrebbe anche ossore umoristico so non rappresentasse lo sperpero Incurante del pubbllco denaro tolto al con– tribuenti con I balzelli e lo tas11esulla rame, e non co- 11liluisse il peggior tradimento agli Interessi e alle le– t,;ittime a 1 epirazioni del nostro paese. La via. d'uscita. Quale la via di incita.? Ormai il ritornello ò divenuto antipaticamente mono– tono, tanto lo abbiamo ripetuto: occorre i11dmtrializzare i pubblici servizi ,ii Stato, se non si t'oglio110 cm1dun·e al (allim~11to; occorre, cioè, toglierne tutti i giri Inutili e di~pendiosi, tuui I parassitismi burocratici, le ruinose iuframmettenze politiche, le basse e volgari pretese loca– li tte. Filippo Turati - il più grande o geniale interprete In Uali:, del bisogni dello Stato nuovo che diviene, o il pili profondo co110:1citoro di quella cancrena na– ~donale che è la burocrazia a11c/e,idgime - sulla Cri– tica St>Ciale, li 1° agosto, ammoniva tteramonte che net servizi pubblici IJisogna assolutamente " capovolgere tutto il metodo n· L'alta burocrazia, alla quale sono aftldati i più impor– tanti servizi ))Ubblici a tipo inrlustrlale, è un organh1mo refrattario e lnca1>aco di comprendere i bisogni nuovi dei trafUcl e delle industrie, 1,erchè è rormato tale e quale come la burocrazia vera e propria - che detiene una parte di potere pubblico ed esercita runzlonl d'Im– perio e di coercizione - nella strutthra e nello spirito. Come quella, costituisce l'armatura. del potere politico, ed è scelta e organizzata con crltert politici di privilegio o di ravoritismo, che non hanno nulln da vedere con la competenza e la tecnicità occorrenti per una sana dire– zione e amministrazione ilei congegni statali, cho eono come le vene e I nervi del Paese. Bisogna toglier via il più possibile Il paradosso buro• cratico, che disgiunge, allontana e mette in contrasto l'azio11e e la àh·ezione, le quali dovrebbero collaborare armonicamente, specie nel servizio rerrovia.rio, ove ne– cessita la massima intesa e la più J>orretta cordialità di rapporti fra chi ordina e chi esegulsce, dai più grandi f<Lttiai minimi, e In questi non meno che in quelll, gìacchè basta magari, In un dato momento, che un de– \'iatore vada a \'Oltare uno scambio con indolenza an– z1chè correndo, perchè i due minuti o tre 1 impiegati lo più, rendano necessario lo spostamento di un incrocio o di una precedenza di due treni da una stazione ad u11 1 a1tra, cou un perturbamento ohe si ripercuote su tutto li movimento del convogli, che è come un sistema delica– tissimo d 1 orologerla. Cosl occorrerebbe che gli ingegneri, che intendono dedicarsi al senlzio ferroviario - nelle Università. - e gli Impiegati più iotelllgentl e volonte• rosi - in letitutl sul tipo della. Scuola Superiore Poste-

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