Critica Sociale - Anno XX - n. 20 - 16 ottobre 1910

CRITICA SOCIA LE 317 internazionali, e una nazione. che nulla sia in grado di offrire, nulla può dignitosamente chiedere. Limitandosi a riconoscere la necessità del contri– huto dello Stato alle pensioni per gli ilH'alidi e per i vecchi, l'Aj1i non ha sl'onata una vcr:1 scomu– nica contro la previdenza llbcrn sussidiata; ma, nella esposizione dei risultati conseguiti dai diversi sistemi, t·rtalia è appRrsa :rncorn. una volta alla coda tlegli nitri paesi che adottarono o il regime dcli:~ 1>ensione pubblica o quello della assicurazione ob– hligatoria mediante il t.riplice concorso de!Popcraio, del padrone e dello Stato; e non può non aver av– vertita la sua impotenza a guadagnare anche appena qualche po' di terreno, persistendo col sistema dclltt nostra CllSSa Nazionale di previdenza. j; ({1mque all'assicurazioue obbligatoria che bi..soynri arrivare! Dal Congresso delle malattie del lavoro ancora una volta è emersa lil inscindibilità della a1:1sicura– :done contro le malattie comuni dalh, assicurazio11e contro le malattie J>rofessionnli. La famosa line:1 1 che dovreùbe dividere il J>rimo gruppo di malattie dalle seconde, trop1>0 spesso scomptu·e e diventa e resta inafferrabile. Anche qui i tedeschi guardano il mondo piccolo dall'alto della loro triplice assicurazione, 1mr mo– stranJo di apprezzare gli sforzi volti 1l conciliare la ancor debole fibra economica cli altri paesi con una prima disci1llina della assicur1t1.ione obbli~atoria, là dove infieriscono quelle mnlattie del lavoro che pre– sentano i caratteri più distinti dalle malatth: comuni. Lucidamente riassunta dalla delegazione italiano, hL soluzionò assentita dal Congresso lii Bruxelles come una specie di progrnmma minimo fu questa: Jufafrtre l'assicurazione obbligalori<i contro le malattie in quelle industrie <love wui o pii, malalfie del la• voro tiJ)iche insidiano l'operaio, ioi assicurando l'ope– raio stesso confro tutte le malallie, p,-ofessionali e co– m1t11i (I). JI quale punto di vista - salvo una nrnggiore 1>recisione scientifica, risultata dalle esperienze fatte dai IH\esi che hanno cercato la soluzione del prn– blema nella estensione doll'assicuraziono infortuni n un gruppo di malattie del lavoro - collima co11 quello da cui guardò il 1>roblema la nostra Confe– clerazione del lavoro nel suo Congresso di Modena. A Parigi, discutendosi della lotta contro lll disoc– cupa1.ione involontaria, tutte le simpatie degli orga• ni1.zatori del proletariato si sono orientate verso il sistema delle sov-ve11zi011 i dei pubblici voteri alle Casse dei i,i<lacati p•·ofessiouali. Contmriamente a quanto narrò qualche quotidia110 1 nella grande ,e austera aula drlla Sorhona il con– trasto non fu tra l'assicurazione obbligatoria e la nsaicurazione lib~ra sussidiata, IJensì tra la limi– tazione del sussidio integratore alla previdenza col• lettiva e la estensione del beneficio alla previdenza individuale. Oli elementi conecrvutori - preoccu1>ati di non far concorrere lo Stnto all'incremento dell'or– ganizzazione sindacale - si polarizzarono \'erso il . secondo sistema; mentre i <lemqcratici si schierarono I\ difesa del primo. li discorso di chiusura di T.,éon Bourgeois - l'eminente uomo polit.ico che veleggia (') Por l'anclillostomlaSI- cho tanto ti dllfOll(lll Ira 111\\'OrlltOrl delh, torrn, co1tnuont1 la lmmen8a maggioranza del prololarlato - bisogni\ tenero llltra ,·ta, organizzando la lotta (\'ISUc, curo, rltoslonc a11•ope– rn.10del d,rnno economico c11glonato dalh1 ror:to8n nstenslono dnl !a• voro) con lo formo di 111111 lnrgR o a••arlalll assis1e,.::a socia/e; n1111- 1og1une11te ano pro,•,•ltJenze A<lOURtc 11oll1t lottn contro IB malaria e oolltro la J>Cll/lgra. Il rorto contributo cho I r1m11atrll di emlgr1ut (IAll'Amcrloa <1el Sud dRIIIIO Alla dUl't1810ll6<1ell'11nchllostom1a,1 COll• rerlsco carattere di urgenza alle 11ropo1tc che lo scrivente, ln~lcmc al chiaro 011. doti. rteracclnl, cbl>e gh\ n sostenere 1ier speciali prov"edlmenll nel riguardi dell'emlgr111.101rn(cura n Mrdo e r1uaran– tc11a allo allar..-o). \'erso la presidenza della Repuhl>lica francese - fu tutto un inho all'organi1.zazionc professionale," arnm· tura della legiHlazione sociale n· Il disegno di legge liu1.1.ntLi 1 appl'ornto dalla Ca– mcrn il G luglio u. s. e che altt per affrontare il Capo delle tempeste del Sonato - foggiato sul sistema di Liegi (Oand, senza il risparmio individuale), ordina• mento che ò poi quello del Milleraud in li'ranci:t e dell'Umanitaria tra noi - ha messo l'Italia in buona compagnia. )[a come mortificante l'assenza del no– stro Stato dalla 1>olitica ciel rollocamento - inscin– clihi!c dagli aiuti alla pre, 1 idenz1t nella lotta contro la disoccupazione! I~ ,:{li scarni su::sidì comunali a c1uattro insignificanti Uffici di collocruuento, messi su da qualche Camera del lit,·oro che ha ancora la malinconia di ricordarsi del pros;ramnw ciel 1890-92?! Mol'Lifìcant.c, sopratutto, in confronto delle superhc iniziative dei paesi tedeschi o anglosassoni: dalla fitta retr. di Borse di lavoro create dallo Stato nei principali centri industriali della Oran Bretagna e facenti capo alla centrale <li Londra, agli ullici p11h– hlici della Germania. con In rappresenb:rnza parite– tica del lavoro e del capitale e neutrali dinanzi agli scioperi e alle serrate! A che l' llllìcio di collocameulo vresso il Commissa- 1·iafo cit'ile ve,· la Basilicata. senza mi programnui di volifica delle migrazio11l iulerue ?,.. Quante diuastie di re d,usi dovranno passare vl'ima che dii;enti legge l'ormai leggendario disegno gorenutlii;o per il colloca– mmto i11lerregio11aledei r·onlaclini ?... ,~· nel vrossimo bllanl'io del Mi11istu-o dì. A. 1. r C.. 'ìi intende o 1w di inscrfrere una congrua somma per sussicliare gli Ulllci di collof'amenlo, che il funzionamento di leggi di ::ila/o (redi, lrct l'altro, il riposo selfimauale dei pcmattieri) rn rendendo a.'1.~0lufameute indispeusabili? Orari, salari, statistiche, igiene, ispezioni. Oa\le assicurazioni e dal collocamento passando nlla difesa della vita ciel lavoratore contro gli orari omicidi e contro i salari di fame, quanti altri do"cri i Congressi hanno additato al nostro paese! La nostra legge sul lavoro clelle <lo1111e dei. {an– riulli t:li 1·if01·1uata, vincendo le opposizioni delle in– gordigie industriali e delle incoscienze proletarie. Ornrni molti Stati limitano per legge a diuci oro il matsimo della giornatu lll\'Orati"a per le donne e per i fanciulli; e l'assemhleu di Luj:ano. ciò consta• tnnclo con viva soddìsfa1.ione, si dichiarò per una Convenzione internazionale, che universalizzi la prov• vida misura; e raccomandò al Gornrno federale svi1.zero di promuo,•ere una speciale Conferenza fra gli Stati industriali per limitare lo sfruttamento dei minorenni, di cui in troppi paesi la legge pili 11011 si curo. appena abhi:lno superato il periodo della adolesce111.a. Le invoca1.ioni del Loriga, nel suo re– cente studio sul lavoro dei fanciulli, non potevono trovare pili autorevole consenso! E, a difesa delle giovnni vite, Lugano ha reclamato hl esclusione dei giovinetti dal lavoro notturno. La corrente decisa a fìssnre, per Convenzione in– ternazionale. al 14° anno di età il limite minimo !)Cr la ammissione del fanciullo nl hn·oro - così nella grande come nella 1>iccola industria non insalubre nè pericolosa - ,·a diventando sempre pili imponente; debole una decina d'anni sono 1 e alimentata quasi esclusirnmente dai partiti cl'avirnguarclin, in questi ultimi tempi ha guadagnato numeroee adcsio11i. Non sarà inutile ricordare che le nostre leggi fissano il 12° anno, limitando altresì tale povera tutela a podio categorie di lavoratori. rn tutte le attività agricole. nelln diffusissima piccola i11dustria 1 nell'artigianato o nel commercio, il fanciullo è indifeso contro i piÌI esosi sfruttamenti. E indifesa resta la ,•ita dei fonciulli, delle donne.

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