Critica Sociale - Anno XX - n.13-14 - 1-16 luglio 1910

CRITICA SOCIALE 199 una congregazione di caritìt per i figli della borghesia in cerca di un gagne-pai11. Curioso il fatto che la J)irezione Generale lascia gracchiare la stampa e continua a crescere il numero dei funzionari, come risulta dal ruolo cli a.nzianit,\ dei primi sei gradi del 1° aprile 1910 (funzionari 1386) in confronto a quello del 1° UO\'embre 190H (funzionari 134.6). (n compenso, si riduce il personale attivo, specialmente nelle stazioni, rovinando il servizio delle merci, per– chè l'intensità del lavoro e la prostrazione per l'ora– rio tolgono la possibilifa cli tenere in corrente le Tnriffe e i Prontuari colle quotidiane modificazioni (onde una folla di errori o cli reclami) e di atten– dere con pacatezza al disbrigo delle pratiche com– merciali. Nelle grandi stazioni, poi, si riduce il per– sonale, contro il parere comJJCtente dei superiori immediati, e si aumenta invece il numero dei ge– stori, condiuvanti il gestore principale, senza sentito o palese bisogno. Quosto esempio dei nuovi gestori 1 fra cui si pretende non manchino gli incompetenti beniamini, dimostra come in burocrazia, al contrario che in biologia, il funzionario crea la funzione, e non viceversa, e come l'ansia della carrlera tende ad au– mentare i posti superiori e a ridurre gli inferiori. Da nota.re , in proposito, che la necessità dei nuovi ge– stori fu fissata di punto in bianco dal tal mese, pa• , gando perciò centinaia di lire ad Applicati, che di– simpegnavano il normale e giornaliero se;-vizio, per i mesi intercedenti dalla nuova pianta organica al– l'occupazione dei posti 1 posteriore di molti mesi. Uon. Nofri, dalla soppressione del Servizio centrale del personale, sanitario, legale, Approvvigionamenti e delle Direzioni compartimentali, calcola una decina dl milioni di risparmio. Meglio Angelo Scalzotto, nella stringata e chiara Relazione del memoriale cieli' U11io11e impiegati, presume un risparmio annuale di 14-16 milioni, purchè sia ridotto l'esercizio stl'\tale nei limiti osservati dalle cessate Compagnie. 19° Tutti gli sperperi, di cui parla la Cl"itica So– ciale <lell'l-lG scorso giugno, sommano a decine di mi– lioni. Aggiungasi che le famose automotrici subirono fin 35 riparazioni e vennero poi inviate alla. _qnmde 1·iparazione con una maggiore spesa di L. 1.000.000; e che il consumo maggiore di carbone (nell'esercizio 1908-1909 si ebbe una maggiore spesa di 3 milioni e mezzo) dovuto alle macchine non riparate, da IO mi– lioni e 800 mila lire si ftt ascendere a 20 milioni (b1 macch:i11a, N. 5, giugno-luglio 1909). .,,•lii La filnstroeca dolorosa non è terminata, ma - se essa non è della pura fantasia - basta a dimostrare come e perché il servizio di Stato vada a rotoli, e manchino i fondi per i miglioramenti economici dei rerro,·ieri. r quali no1\vogliono sopratasse sui già alti trasporti, non avanzano pretese sui milioni rispar– miati nelle Convenzioni marittime, sui gitti delle entrate doganali in aumento, sul maggiore introito di circa 23 milioni e mezzo dell'esercizio ferroviario 1909-10; ma domandano libert,\ di critica e collabo– razione fattiva per conseguire un meno costoso e più snello servizio, che consenta. la sop1>ressione degli stipendi di fame e la perequazione con gli 1itipendì e paghe degli altri impiegati dello Stato; più, do– mandano l'applicazione, ai funzionar"i sperperatori, dell'art. 37 del Re~olamento sul personale, che pre– scrive le adeguate ritenute per risarcimento danni, e dell'art. 14 della legge 7 luglio 1907, N. 429, che sancisce le responsabilità degli amministratori pet' le perdite e i danni recati allo Stato. Chi ha rotto paghi! I .Ministri dei La\'ori Pubblici e del Tesoro si val– gano coraggiosamente dell'art. 3 della legge su ci– tata, delegandc alle ispezioni ruuzionarì sicuri, la cui competenza sia anche riconosciuta dalle organiz- zazioni dei ferrovieri. UN APPLICATO. L'articolo precedente è già composto, quando i gior– nali di Roma ci recaoo il rendiconto del discorso del prof. 'l'revisonno nl Comizio dei ferrovieri cli domenica 17 alla Casa del Popolo. In esso molti dei fatti additati in que~to articolo, e taluni dei più gravi, sono so.stanziai• mente ribaditi, come può vedersi dalle relazioni ditfuf.lo del Messa9ge,·o e del Giornale d' ffalirt (18 corr.). Ulte– riori osservazioni su questo argomento trovano i let– tori nel nostro articolo di fondo. La l'. S. IL PROBLEMA DELL' EMI6HAZIDHE VJI. L'azione dello Stato. (Co11tlmw::. t 1111e). Scartata la politica dell'emigrazione noi modo com'ò inteso dall'on. F'errl, quale altra no rimano? Secondo noi, resta ancora abbastanza margino perchò il Governo possa spingersi proficuamente al di là della semplice tutela passiva esercitata flnora. Veramente, anche dal solo perrozionamento o comple– tamento di questa tutela, l'emigrazione avrebbe tutto da glrndagnaro. So non altro, renderulosi ancora pii, fa– cile e più economico al lavoratore di imbarcarsi o di viaggiare, si aumenterebbero quello correnti d"emigra– zione periodica che già si sono sviluppate attraverso l'Oceano. Oli operai, i contadini, che, approfittando della diversità dello stagioni, partono l'inverno, nel periodo morto, dall'Italia, per darsi in America ai laYori estivi, ricavano dall'emigrazione un sicuro vantaggio econo– mico e si tengono lontani, insieme ai loro, dalla mag• glor parte dei danni morali, specialmente da quelli che deri\•ano da una prolungata acefalia della famiglia. Che se poi il Governo vole!IS0 faro qualche cosa di più, estendendo e Intensificando l'opera qua o là intra– presa, non gli mancherebbero lo vie da battere. Perfe– zionamento e ammodernamento del servizio consolare; apertura di numerose scuole all'estero; istituzione, in ogni cospicuo centro d 1 emigrazione 1 d'Uffici cJ'informa– zioni, di avviamento e di collocamento al lavoro 1 sareb• bero provvedimenti salutari per i nostri connazionali e di indiscutibile beneficio per la madre patria. Sopratutto si dovrebbe cercare, con appositi istituti, di avviare gli emigrati ai lavori agricoli, strappandoli ai tentacoli delle grandi città, e di educarli alla organizzazione sinda– cale e di classe, liberandoli dall'infame parassitismo della camorra e <lolla mafia trnpiantatesi al di IA del– l'Oceano. La prima impresa non è cos\ facile come alcuni riten– gono, perchè i la\'0ri agricoli hanno bisogno rli quel capitale di cui la nostra emigrazione difetta in modo assoluto; ma non ò neppure da considerarsi impossibile. Almeno in tal modo la pensano persone pratiche delle località('). La seconda impresa non richiedo che dol buon volere e clella iniziativa, e sarebbe di grande beneficio. Come scriveva un console di sentimenti moderni sulla Rivista d.'emigrazio11e 1 all'infuori di una larga e vigorosa azione, diretta a promuovere l'organizzazione economica dei nostri emigrati nella forma delle 7.'rades U11io11, poco è da sperare nella efficacia cli altri rimedt Anche la pili Intensa attività del Governo e dei suoi orgaul rimarrà (I) 1.eggiu11 111 &lltl/iuo 1lcll'l."'111igi·a:io111, 1~09. n. 18, ~ l>oi·t po,;• sono om11u-t gli ltofia11/. lmmlg,·autl aoH Stati l.!111fl ~, conferentK del dotlor (I. •:. DI P,1.L).[,I,Ca\SrI0LI0!i"t:, direttore dell'Ufficio grntuli'-1 d'lnfornu,z\0111 e di collocamenio per y-11lmm!i:ratl lh1llan1.

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