Critica Sociale - Anno XX - n.13-14 - 1-16 luglio 1910

CRITICA SOCIALE 195 Ma 1 intanto, l'on. Sacchi ha promesso un'altra volta, e più chiaro e più forte, che ai bisogni ur– genti del personale - se stia boaino - sarà. prov– veduto a novembre. E 1'.Avanli! pone l'avallo. Con che mezzi sarà provveduto? in che modo? Si dice: non colle imposte; non colle tariffe ina– sprite. Dunque, unicamente, o quasi, con le economie. Quali? Q11a11te1 sopratutto? Manca a tutto questo - non accusiamò l'intenzione! - manca l'ohietth'a prohità delle cifre. Quanto somma il bisogno ur– gente, riconosciuto, innegabile? Dodici milioni, disse Bertolini; ma le proteste pullularono. Trentacinque, grida il Sindacato. Ma il memoriale, in realtà, chiede forse il doppio. - Quanto gitteranno le economie? Cento milioni, sessanta, venti, sostengoao i postulanti. Se aoi siamo bene informati 1 la Direzione generale e il Ministro competente non ne hanno in vista che sei, e non tutti vt.ire economie, e conquistati con furore di lesina. Chi s'inganna? Chi inganna? Forse ciascuno, pH1 che altrui, inganna prima se stesso. Ma così, a senso nostro, la queslione è mal posta. E i ferrovieri hanno torto - per riscattarsi d'altre colpe e comprarsi, o ricomprarsi, il pubblico favore - cli seguire il Governo su questa china. insidiosa. Se i bisogni sono reali, le ingiustizie flagranti - e, in gran parte, ciò non è dubbio - lo Stato, che esercita il servizio, deve provvedere ..E:sso è il debi– tore de' suoi agenti. Se non paga è fallito. Se scan– tona, sguiscia: fa l'indiano, è di quei debitori, cui, per cautela, si sequestrano i beni. La ferrovia non è un'industria; è una necessità, un dovere nazionale. I vantaggi, ch'{'ssa reca, non thtiscono tutti immediatamente all'Erario. \"anno all'economia, alla civiltà, alla difesa. del paese. [ contribuentii che, ogni anno, per goderne, per essere l'Italia e non la Lapponia, già pagano in sostanza allo Stato, sotto formu d'imposta, ben 77 milioni (1) 1 ben possono, per goderne onest.nnente e durevolmente 1 pagarne cento, centoventi, se occorre. Se il terremoto ci sconquassa, se la guerra incombe (ogni progetto militare presuppone questo), il Parlamento non lesina; protesta che non può lesinare. Non avere ferrovie, o averne che viurno alln malora, vale bene un terremoto o una guerra. Di fronte ai bisogni ur– genti del personale (male s11adafames), come a quelli degli impianti 1 l'economia non può essere il punto di partenza; sarà invece, soddisfatti i bisogni, il punto di arrivo. La lesineria è uno sperpero. Certo, alle economie conviene provvedere. Non pel' dare pane al personale, ma per non roderne tl'Oppo ai contrihuenti. B, in una fase successiva, le econo– mie potranno gio,•are anche al personale: un'azienda che prospera può essere miglior pagatrice. Può es– serlo anche solo se il nuovo ordinamento le promette 1 scontandole in anticipazione. Ma è assurdo fondarsi su cli esse, come su un presupposto, per rendere agli agenti la elementare giustizia, per soddisfarne il diritto . .Può un gruppo di cooperatori stringersi volontario la cintola 1 per fondare e far fiorire un'in• dustria, ripromettendosi un giorno lauti profitti; ma nessuno, che non sia pazzo o delinquente, penserà di aprire un opificio, promettendo agli operai salariati di pagarli soltanto in ragione delle e,·entuali economie, ossia dej profiUi. Meno di chiunque lo Stato. . .. Il problema ferroviario non è che tm caso del pro– blema generale dei sen 1 izi di Stato. Non si risolve, se (1) t'LORA: ~·e,.rovle «I /h1m,:e ili I/olla. - I\ eoleolo Ò rRtto l>lgllando oomo punto di partenza Il prezzo degli Impianti (cLron sci miliardi), 11ucui IOStato Jlago ogni anno al mutuanti, a! s,~'/o In media, circa 168mlllool, Qucata clfrn è poi de11urata del reddito netto dell'e&er• clzlo, o di l\llrl Introiti Indiretti o 1rnrl!le aooessortc, 11011 si contemperino gli interessi ciel servizio e del per• sanale, dei consumatori e dei produttori, per modo che coincidano 1 si fondano 1 facciano uno. Nelle aziende numerose moderne, la gernrchia militarescn 1 sempre meno sostenibile e più antieconomica, cede ognor più, per necessità delle cose, ai congegni democra– tici ciel lavoro dh•iso e autocont,rollato, delle Com– missioni elettive cli vigilanza, nelle quali il salariato diventa l'associato e il partecipe al governo di sò e dell'azienda; alle combinazioni sapienti dell'interesse benint.eso, degli stimoli psicologici ben architettati, dei concordati collettivi periodici, dei componimenti arbitrali cli eventuali conflitti. tutti strumenti che conducono all'effeturnzione pro'gressi ,•a e spontanea della legge economica e mornle del minimo mezzo. Questo discorso, che si fa per le ferrovie, può ripe– tersi per le municipr1lizzazioui; per le poste, pci te• lefoni, per l'insegnamento, per le amministrazioni civili in i:tenere, per le bonifiche, per le imprese in· dustriali o terriere, elle giì, in parte lo Stato assume o coutrolla 1 che domani assumerà diretlamente in piì1 larga misura, trasformandole, e trasformando se stesso. A dispetto dell'ambiente capitalistico. il servizio industriale cli Stato è un inizio obiettivo 1 tenden– ziale, di socialismo in azione; è un corpo socialisbl per destinazione, che cerca la sua anima. Finchè questa gli manclii 1 e lo spirito vi sovrasti dell'antica oppressione, nasce in ~sso la reazione dei la,·oratori irritati. (I coucetto "- la ferrovia ai ferrovieri. "' che significa la ferrovia contro la nazione (e contro i forrovieri medesimi, a loro insaputa), è !'equi \'alentc rovesciato, è la reazione 111duralc a un ordinamento che considera i lavoratori delle ferrovie come ma– teria sfruttabile 1 come i servi di un'industria pri– vata. È la stessa mentalità, perfettamente capovolta dallo S!Jirito di classe. La ferrol'ia della ·1wzio11e per la, nazione sarà. anche pei ferrovieri, sarà per tutti. La riforma democratica dei grandi sen·izì di Stato è, ripetiamolo ancora una volta 1 del socialismo che si fa. Ma il concettot cosi piano, pare ostico, e i nostri compagni socialisti sono i primi a sorriderne. LA CRITICA SOCIALE. 6U mmm n f HRHDVlf omo mrn li problema dell'esercizio di Stato dolio l<'crrovie ò divenuto cosl preminente 1 non soltanto per sò e per i suoi rit1essi immediati sulla economia e sulla flnauza italiana 1 ma per gli addentellati che offro col pÌl1 Yasto problema degli esercizi di Stato iu genere, e quindi an– che colPessonza della dottrina socialista, cho è neces– sario affrontarlo da tutti i lati, non risparmiaudo le note forti, fossero pure eccessive o unilaterali i tanto meglio se, provocando chiarimenti e smentite, aiuteranno a di– lucidare pili ampiamente gli elementi primi del pro– blema. Continuiamo quindi la pubblicazione degli articoli di Vtt .Applicato, che cominciò, nel precedente fascicolo, trattando del Coefficiente<L'esercizio . I ferrovieri domandano miglioramenti i ma dove trovare i milioni necessari, se il bilancio ferroviario è uno sbilancio finanziario·? [ ferrovieri intanto constatano che, coi criteri 1>re• valent_i degli attuali amministratori, ~i dissipereb– bero, in breve volgere di anni, se fossero loro affi– dati, tutti i milioni delle entrate nazionali. Ecco un elenco di sperperi già noti, che riassu-

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