Critica Sociale - Anno XX - n.13-14 - 1-16 luglio 1910

I94 CRITICASOCIALE plinari, aumentate lo mercedi, lissa.te e accelerato le carriere. Tutto, si capisce, no n si compie in una. settimana. Con\'Cni"n, molte cose, studiare e speri– mentare. 'i lnschtrono de~li addentellati. Tre anni dopo, le Convenzicni famigerntc scadevano; o si rinnov1\\'iHI0 mutate, o, come noi vagheggiavano, su– bentrn,·a lo ,'tnto. Si rimase d'accordo che, per quel– l'epoca, nitro intese si sarC'bbcro predisposte e poi stipulate. Fra chi? Fra lo Stato. sempre, e quei Co– mitati de' ferrovieri, mcm rappresentanza di fatto, un tantino rnccogliticcio, tumultuariu, rivoluzionaria. J>rimus deos fecit 1xwo;-. Il timore della sincope circolatoria aveva procreato il germe di un nuovo diritto; Intente però nelle co1Se, sentente dolle cose. Questo, allor:1, fu chiarissimo: che il contratto di lavoro elci ferrovieri, come atti11enti a un servizio economico essenziale della. nnzione. è un rapporto di diritto pl'ivnto-pubblico, un rapporto sui generis, non equipnrnbilo >1.llu ordinaria locazione d'opera; da disciplinarsi. quindi, per int.ese collettive rcci• proche, per successive n•visioni. per cointeressenze Sitpientementc concordate. Nessuno, iu quel rnome11to, pensò alla. posi;ihilitìì di permonenU coazioni. Un articolo del r!'golamento, che punir:a lo sciopero, fu fallo cancellare, su noilra istanza, dal Governo. · '.l'utto questo ... virlualmente, in astratto. In con– creto, durò, come le rose, l'espac~ tl'un matin. Avve– nuto il disarmo, rientrnti i ftutti entro gli argini, le conquiste ml\teriali. ch'erano il meno, rimasero; le morali, ch'erano il più, entpornrono tutte. Lo vecchie mentalità, appena scosse, ri1>resero il disopra. Cominciarono - era naturale - i ferrovieri i in– tendiamo le rApprescntanze. che gli organizzati si erano elette. Questn classe cli ln\'0ratori, per motivi 1>sicologiciche dovrebbero aualizzarzi obiettivamente, è (non soltanto in Italia) il paradosso perenne; il procedere \'0l'tig'inoso dei treni e nei treni, quel sobbalzare o fuggire fulmineo di tutte le cose, sem– pre, cPogni intorno, e la \'itu errante e dis1>ersa dei cantonieri e ~uardif111i. dHnno nl personale \'iag-gianle e di mHnutcm:ionc unn instabilità, impulsivitrt e in– dirferr11za. peculiari, che lo fanno come ,wulso e in– sensibile nlle suggestioni ordinarie e ai criteri della vita normale ( 1 ). Uomini, in generale, di coraggio e di sacrificio 1 organi dell'industria pil•, collett.i\'izzata che oggi esista - quasi un rozzo brano di socialismo antici1>ato - 11011 sono, ma 1:1i lasciano apparire, sin• dacalisti e ribelli, nelle personr cui affidano i loro mandati! Predestinata avangu11rdia ciel proletariato, questa classe ,.e ne isolA, gli si contrnppone 1 gli si accoda. Ifa per le nrnni un servizio vastissimo, modernissimo, indispensabile. in evoluzioue rapida e perenne; un ser\'izio tutto mecct1nico, collettivo e sociale per ec– cellenza, che esclude la proprieti\ che esclude il pa– drone. Il 1>adrone ;, lu nazione e lo Stato. di cui essa - hl classe ferroviera fa parte, su cui può intluirc in mille modi, con la propria forza econo– mica, colla soliclarietlL di tutti gli altl'i la\'oratori. colla pressione eletlornle. Se v'è da temere. è che possa premere troppo. 'l'utto ciò è del socialismo virtuale, ma che sì ignora profondamente. Essa era uscita dolle trattati"e col Governo come una potenza, pilt alta d'ogni altra corporazione di la,,oratori; si nffrettò a sconfcssnrsi, 11 discendere, ad assumere at– teggiamento di ribelli e di servi. Il gioco della mi– naccia, che avevo scosso l'oppressione, continuò, senza scopo, coll'ofl'otto di ricostituirla .... per quant'era poa• ~i bile. Il Oo,•erno, per consuctu dine di pensiero e per (1) 'fuU'Rltra, corto per r11gh.1nldi ,·ua o di Mml/lento dh·crso, fra gll 8ICIII rcrro1•lcrl, Ò IR 11~ICOIOglR (lc1rll 011eral delle ofnolnc. O dcgl1 1mr1egat1. J,f,t IJUh'I rC(l'llk l'RJIRtlM, .forza d'inerzia, si acconciò a secondare quell'abdica• zione. 'l're anni dopo, quando le ferrovie, per l'im– pulso sovratutto <lei ferrovieri, passarono allo Stato. i rapporti del Ino2 1 di permanente trattativa, che la i; statizzazione,. do,•ca sviluppare e consolidare, erano del tutto iufranti ed irreparabili. Da un lato, prepa– rnronsi o mlnacciarousi scio1>eri, ostruzionismo, ., sa– botaggio,,, più o meno, poi, abortiti; dall'altro, si fu~ cinarono legali rappresaglie, aborto anche più colos• sAle. Si ordì la militarizzazione 1 o legge marziale, pei momenti del pericolo, e una semimilitarizzazione ge• nernle e continua, creandosi i ferrovieri " pubblici utficiali ,,, non per accrescere, sibbene per scemar loro i diritti del cittadino e del lavoratore. Il vecchio Co– dice comune puniva lo sciopero dei funzionari, so– spendendoli dall'ufficio, quindi allargandolo e perpe– tuaudolo. Orn si in\'entò la " dimissione presunta " dello sciopernnto; e, poichè conduceva alla conse– guenza medesima, e non do\'ea servire che da spau– rncchio, si fece arbitro il Direttore generale di ap- 1>licarla a suo libito, ,,er clecimnzioue, non pensando che, così, si esaltavano le poche vittime nella invio· cibile solidarietà della massa, creando i capitani per• mrrnenti, gli Spartachi in pianta stabile della sedi– zione. La Camera discusse a più riprese, per intere gior– nate, <1uesto tema, ,legno di Bisknzio: se potesse ai ferrovieri consentirsi lo sciopero; e opinò (si poteva imaginaro!) per la negati\•a; si scordò di discutere soltanto in qual modo si potesse effettivamente evi– tarlo. Ora la minaccia risorge, all'intento, persino, di ot• tenere l'amnistia di altri scioperi! Nè sembra sia mi– naccia SJ)recata. L11 paura, dissimulata per jattanza, fa promettere al Governo un (>O'di giustizia. r sin– daCAlisti hanno ragione! . .. Hanno ragione, sottinteso, perchè tutti hanno torto, cominciando dEt loro medesimi. Organizzato il con– flitto pormanente, vi ò una logica del vandalismo, delln barbarie, della comune povertà. L'esercizio di StAto 1 che doveva infinite cose redimere - il per– sonale frn queste - minaccia, gemono le Cassandrn, la bancarotta propria e dello Stato. Forse converrebbe clistini:;uere. Il fenomeno del calante reddito. netto, nel crescente reddito lordo, non è esclusivo all'Ittt.lia; <JUi ò aggrtn 1 ato dalla trista eredità legataci dalle Compagnie, dal periodo di crescenza, dalle urgenze del riassetto tecnico. E' da vedere quanta parte del minor profitto (in rcalti1, se si bada al patrimonio, del disa\'anzo) si debba. a queste causo transeunti, quanta agli sperperi, di cui scrive, più innanzi, il nostro Applicato. Se mai su un 1 Ammioistrazion1· debba aprirsi un'inchiesta, non sappiamo caso più tipico. Ma una 1mrte di quel disavanzo deve pure assegnarsi a cotesto stato di guerra, impalpabile, diffuso, latente, vorremmo dire psicologico, fra la impresa e i suoi colhtboratori necessari. Una grande azienda di Stato, della quale non è dato far senza neppure un giorno, che ha un eser– cito di 150 mila lavoratori, il quale ne dipende, ma dal quale essa sovratutto dipende, e che pesa per quasi una metà sul bilancio passivo 1 non fiorisce - ò assiomatico - senza un'assidua e spontanea con• vergenza di interessi, di volontà, di accorgimenti, di sforzi, fra essa e quel personale, che vuol essere ben reclutato (In concorrenza vincitrice suJle indu– strie privato), soddisfotto 1 .stimolato, cointereBSato, denunziatore pronto di ogni abuso r suggeritore Accorto, nel suo proprio interesse) d'ogni semplifi– cazione, d'ogni economia possibile. Vi è un " sabotaggio ,. inconsapevole, cento volte più disAstroso di quello volontario ed organizzato, perchè nò si stanca, nè si afferra.

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