Critica Sociale - Anno XX - n.13-14 - 1-16 luglio 1910

CRITICA SOCIALE 219 dati statistici, essi non devono essere usati scienti• ficamente al di là di quello che valgono. E ciò per la natura stessa del metodo statistico, il quale non può isolare, nei risultati, la parte di ciascuno dei vari fattori che contribuirono a formarli. Quindi una sola esperienzii positiva avrà sempre, in biologia, maggior valore di un cumulo di statistiche, anche se fatte con criteri rigorosi e sert, e non coi metodi impressionistici dei pupazzetti 1 t.anto in vog-:t oggiM giorno. lo conclusione, quello che io sostenevo nel mio articolo si può ridurre in questi termini: fino lt che non era nota l'azione fisiologica dell'alcool, si poteva, in considerazione dei pericoli del suo abuso, propu• gnare, senza esitanza, il metodo radicale della asten– sione assoluta. Oggi, che sappiamo come le modiche dosi di vino renrlano più utilizzabile la dieta prole– taria e migliorino le condizioni organiche, senza danni nè vicini, nè lontani, non si deve fare astrazione da f1uesti fatti e pronunciare ancora la condanna as• soluta. Se il dott. Amaldi non riconosce l'importanza dei fatti nuovi e la loro portata fisiologica, discuta su questo, ma non adducendo i fatti della patologia alcoolica, perchè questi nessuno lì contesta, ma easi non servono a diminuire il valor'e fisiologico, e quindi più generale, che la dimostrazione degli effetti utili di piccole dosi di vino ha. dal punto di vista indivi• duale e sociale. Il fatto che molti astemi stanno benissimo senza vino significa soltanto che, con una bu01ut e sutfìcie11te alimeutazione 1 si può star bene e lavorare anche senza vino. i\ra vi sono anche quelli che, pur mangiando bene e abbastanza, non possono lavorare in buona salute senza un poco di vino. Le esperienze indh·i· duali quindi si bilanciano, ma sopra di esse resta sempre il fatto che il vino, a modica dose, migliora le condizioni organiche e facilita l'assimilazione in coloro che lavorano molto coi muscoli, e che hanno una dieta cattiva, mal digeribile, uniforme, irritante per l'intestino e spesso insufficiente. 1 sostituti che si propongono all'alcool, quali il the e il caffè, valgono solo per le classi agiate, per· chè sostituiscono l'alcool soltanto per le sue proprietà nervine (anzi, in questo senso, sono peggiori): ma non possono evidentemente supplire le funzioni termodi– namiche. di risparmio, digestive e assimilative. Resta l'obbiezione della praticità della propaganda, cioè che: per estirpare l'abuso, è più pratico e effi. cace predicare l'astensione assoluta che non la tem• peranza. Ma, se la questione è più complessa, se il còmp'ito è pìù arduo e delicato di quanto si credeva, sarà proprio utile e pratico semplificarlo artificìal• mente e nascondere a se stessi le difficoltà? A me sembra invece eh~, superati i primi ostacoli: la pre– dicazione della temperanza darà migliori frutti di quella dell'astinenza, perchò contro quest'ultima starà sempre l'istinto organico 1 il quale avverte i lavoratori proletari: che un bicchiere di vino reca loro una reale utilità, quella che le ricerche fisiologiche hanno di• mostrata. Senza contare che il criterio della tempe• ranza è moralmente più elevato e più educativo di quello del divieto assoluto) il quale sarà equamente applicabile ai beoni, cioè agli anormali, non agli individui normali. Perciò, a mio parere, sarebbe desiderabile che la lotta antialcoolista si combattesse secondo le norme generali che ho proposte e giustificate in un articolo sulla rh•ista Contro l'alcoolismo (maggio, 1910) 1 e che riporto qui: 1° Proibit·e assolutamente l'alcool sotto qualsiasi– forma che non sia il vino. 2° Proibit·e anche l'uso dtl vi.no ai ba.mbini e ai ,·agazzi fi,110 ai 16 • 18 a,mi. 3° l,imitµre, negli (Ululti. l'uso del ·viuo ai JXtsti, e alla dose massima yionu,.l'ierct cli. mezzo Wro. 4° Ostacolare if più vossibile, con misure legali: la ve,l(li/a di alcoolici ù1 genere, e limitare all'estrem() anche gli spacci cli vino, nei quali qnesto viene cnnsu. malo su.l l1WfJfJ, i11dipemlf'J1fe111enle dai, pasti. E'1l,lf'l'O LUtiSAXA. OALL' EVOLUZIONE ALLA MUTAZIONE Non so so, In un paese seimanalfabeta come l'ltalia 1 ove conta pili per l'evoluzione cerebrale la " \'edova allegra " che 11011 tutta l'opera ,u Spcncer, i volumi di De Vries, che pure assurgono alla. importanza di fonda– mento di sclei,za, avranno rortuna; anche non pensan– dolo1 è già ragiono di conforto il sapere come esistano editori coraggiosi a sufficienza per lanciare in mezzo al pubblico Op13re,che hanno por aola attratti\'il. la inten– sità del pensiero ( 1 ). 11 la,·oro del De Yries non è nuovo i o il botanico olandese meriterebbe un posto d'onore tra i pensatori contemporanei, so Il mestiere di pensatore non rosse classificato dopo quello cli coloro che ingannano il tempo col rar nulla, forti dell'aforisma che il lavoro dei padri nClbilita Pozio dei flgli. Sotto un certo rnpporto è anco bene che l'opera ,li DeYries sia.poco nota, perchò la primo. impressione che essa suscita è di un vivace involontario attacco alla teoria darvinlana dell'evoluzione i e por questo non parmi fuor di luogo rarne parola qui. Il positivismo in fllosofla, cosi come Il materialismo storico in sociologia, sono talmente legati alla teoria dell'evoluzione, che ogni oncleggiare o vacillare di questa si ripercuoto immedla• mente sn tutto il positivismo. Ora, la. teoria delle mu– tazioni, così come De Vries la formula, l· qualcosa. di meglio di una ipotesi: ò una deduzione attinta ai fatti di una grande fucina, l'osservazione diretta nel campo e nel giardino; e, se la teoria delle mutazioni non sposta ancora per intero l'edificio darwiniano, addita però nuovi orizzonti e mostra come, in altro maniero, da quello un po' semplicisticamente ammesse, si siano origin~_te lo specie. Vediamo quindi di penetrarne l'intimo valore. . .. Ogni individuo di coltura appena mediocre conosce o erede di conoscere la teoria darwiniana, sebbene pochis– simi abbiano letto in Italia il suo libro rondamentalo della Evoluzione clelle SJ}ecie, e quasi ueesuno abbia sro– gliato gli scritti che, dal 'Ml In poi, il grande biologo ò andato pubblicando. Ho parlato solamente dell 1 Italia; in Inghilterra e in Germania (In minor grado in Francia) l'opera darwiniana ebbe edizioni infinite, e conviene davvero pensare che la conoscenza della teoria dell'evoluzione sia penetrata ben dentro nelle menti, se ancora oggi si vendono ogni anno duo o tre migliaia dl esemplari della sua opera fondamentale, nella sola lagbiltorra. Per i lettori italiani non ò però fuor di luogo ricor– dare che Il contenuto ideale più Importante dolla teoria darwiniana ò la evoluzione della specie, nel senso cho l'ambiente esterno agisce modificando ed esaltando i diversi organi e le funzioni, selezionando i più atti alla sopravvivenza, abbandonando i deboli. La rormazlone lenta della specie è quiucll funziono (I) IIUOO Dt: YR1•:s: ~'pttlt t Vm·/etù (tr11.duz!o11e di f'. Rn(fMlt), - R. SRnl!ron, Palermo, 2 ,•ol., 1909,

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