Critica Sociale - Anno XX - n.13-14 - 1-16 luglio 1910

212 CRITICA SOCIALE t.ntt(' le rtltre cause, si vcdrohhc come sin bon I produzione, non potrì~ mai complctnmonte scompn- poco rispor1dcntc al vNo, cho ud 1111 aume11to di riro d11lla socictiì bol'ghesc. popolazione in /.!l'~ldo mag~iorc del .cilpitalc. fo.srw . Da qu~sto 1! ~111.to ~i vis!a ci nppai~no •:el~~ivamont~ do\•11to l'eccesso d1 popolnz1onc opcra1:1, e qu111d1 lo 111fccond1 tutti I r11 ned1 c&cog1tnt1 dai 11formator1 crisi di disocc11pnzionc, che contristò quel periodo. I~ contro la disoccupazione. L'ultimo Congresso contro l:1 focilit:'1 1 con cui si n.ttribuisro nd unn caus,t demo- la disoccupazione, tenutosi testò a Ravenna, è riu• /.!l'llfìca ciò ch'è scm1>liccmentc effetto di una caui;a I scito non 1>ertanto ammonitore. A parte l'alta opera d'indole economic;1, è indico c~i quella superficialit1\ di provvidenza socinle, costit.uita dnlln nssicurnzion~ tl'inclat!ine, conR"iunta 11 1111 panicolaro stato cl'unimo, contro la disoccupazione, esisto t11ttn una folli\. cli ('!ic j!ìustilicCIappieno r,1sscr;,.iono clell'csistcnza d'una provvedimenti, che la classe lavoratl'ice reclama dallo lilosofia della riccht.>zza, in rrntitcsi nel una filosofifl Stnto, o che si adopera a fornire a se stessa senza della miseria. i,:· evidente perciò come con grande l'niuto di alcuno. La riser\'a di la\'ori 1>ubblici, i I\CCortezz,l e l'IWI !J1'(WO ~ali.<; debhu essere accolta lavori di soccorso, le case di lavoro, le colonie agri– e considerata (1uella causa di disoccu1>nzione acccn- cole, le Cooperali\•e di 1)foduzione, le Società anonime nata dall'A~nclli e di cui ci siamo or orn occupati, di l:woro, i cont.ratti collettivi, le aflHtanze colletthic 1 cioè l'aumenlo 11at11ralcdella popolazione in misura I ln. colonizzazione interna, gli Uflìci di collocamento, maggiore del capitale. Il pili delle volte, quel che 11emigrazione, il turno di lavoro; molti, moltissimi chiamasi aumento 1. nat.uralc" non è invece che un sono i rimedi, quali efficaci, quali sterili, cho il semplice l\umcnto " artificiale " della popolazione. proletariato vagheggia od attua contro la disoccu1>a– che1 lungi dal costituire un fenomeno d'indole de- zione. E' mm lottiL accanita, senza posa: pure, 11 mo~rafiéa, non è che il prodotto di cause oscut·(' triste spettro si rÌJ)J'esenta, sempre più terribile, n qu:111topotenti ccl insite nell'assetto puramente eco tla!{ellare corpi, ad immiserire anime, a schiantare 111unìcodellu società. esistenze. Frttl:l <1uestn rnpida corsa in così complessa ma Ma base cli tutti quei rimedi, cardine di a;,.ionc terh1, e questo pili rRpida rtnalisi delle cause della intorno a cui rotenno e su cui s'incuneano tutti i disoccupazione, quali ci \'Cngono esposte nel libro progetti che il proletariato fa pe,· debellare la su11 citato, ci si ripresenta il quesito, nello stesso modo deplorevole condiziouc di scl'vo.ggio, ò l'orgauizza– in cui, da principio 1 l'abbiamo posto. 8 1 il prohlema zione lavoratrice, l'associazione di mestiere. La storin tlella disoccupazione connesso, e cou quali rapporti, interna del proletariato si può dividere in due fasi cd in quali limiti, con quello della popolazione? I•:, nettamente distinto: la fase tlell'atomismo o della più precisamente, rcstrin~endo rinda:rine alla nostra libera concorrenza più sfrenata fra le file della classe soeietìt capitalistica: i disoccupati rnµpresentano po- lavoratrice, e la fosc in cui i singoli 01>erai inten– polazionc in eccesso, oppure costituiscono una parte dono Pequh•alcnza 1 l'identitìt dei propri interessi 1 r drllii classe lavora!ricc, che i cattivi ingranaggi della si stringono nel fascio dei propri Sindacati, nel blocco produzione odierna mct.tono violentemente fuori di ferreo delle proprie organizzazioni di mestiere. Il ogni impieg-o o non riescono ad nssorhire? mondo 111 è irretito, la tracotanza capitalistica smus• L'esame sLesso delle cause dcll:l disoccupazione sarn. ne ha rh·elata 11 sumcienz:1. tutta l'indole e la strut• ~ella prima fllsc, come è chiaro, la classe sfruttn. tura. La disorcupazione è un fenomeno esscnzinl- trice è l'arbitra assoluta del mercato e i suoi inte– mentc economico cd ò il prodotto del sistema sociale. ressi trionfano costantemente, in tutti i modi: essa Vf'rO che l:1 elas~c salariata tendo nccessal'iamentc I può ridurre artificialmente la domanda cli lavoro, con– nlla rapida moltiplic,,zioae. )lo. è la sua natura sacrandole una parte minore di quella ricchezza che stcssa 1 la sua. titcssa compo~izione economica, che I" ò dotata della potenzialità economica di trasformari,i inducono ad una procreazione imprc\'idcntc. Poichè, in capitale-salorii. " In tal modo - nota il Supino - da 111.1 l11to 1 essi\ r.1g_gi11nge presto il limite delle sue si forma u11 1 nrmata di riserva di capitali, la <1uale, a~pirazioni, l'tlpicc della sun carriera, onde ogni 1·cndentlo piì1 piccola la domanda offctth'a cli lavoro sfor,.o di mig-liornmcnto ulteriore, e1>però ogni pen- rispetto alla domanda possibile, provoca un'armata 11irM di pre\•idcnza, è per essa completamente spre· Ji riservn di operai, risultante dalla differenza tm <>alo; dall'altro lato, lr&possibilità cli im1>iegare fan- 11offcrta di lavoro esistente e l'offerta effettiva cito ciulli nelle fabbriche le fa hnlcnnre il pensiero di trova. impiego. " In siffatte condizioni, la posiziono accrescere, col numero dei fìgli 1 il reddito della della clatise capitalistica è una• posizione di mono• p1·opria fnmig'\h1. La descrizione stessa di ta.l fono- polio. 11 hl\'oro, offerto in condizioni di libera con• meno mostra come elci tutto economica sia la causa col'l"enza, è acquistato in condizioni di monopolio: ,l!'Cmcratrice della rapida procrcnzionc nel proleta- esso perciò si vende al valore piì1 vantaggioso per riato, e come la clisoccupazionc, In quale non ri1>etessc il compratore. I.a disoccupazione, in questa fase :lltra origine 1 si riallaccerehhe in ultima 11nalisi ad dell'economi:l capitalistica, si genera. naturalmente, un fenomeno essenzialmcnlc economico e 1>ropriodel fatalmente, opera in tutta la suo. forza di depressione presente assetto sociale. o cli annientamento, perviene alle sue ultime e piì1 Cosicchè - nota il Loria - " la battaglia dei I tristi conseguenze. fcr1omeni 1 onde erompe la miseria dei più 1 non si ì\Ja la forza cli lavoro non tarda, in un periodo comhatte fra due leg-gi, fisica e fisiologica. eterne successivo, n federarsi. Da questo momento non ò come la natura. ma ht!nsì rra un coefllcicntc ccono- che ai invertano le parti: il proletnriato 1 finchè per– mico - ncg-ativo - di produzione, cd un coefficiente durano le attuali forme di produzione e di diatribu– economico - positi"o - di procreazione, ai quali I zione della ricchezza, non può che permanere nelln si aggiunge il sistema attuale di ripartizione delle sua condizione di classe oconomicamentc soggetta; ricchezze; e questi fenomeni sono a. lor volta il pro- può. tutt'al più, alleviare le proprie condizioni. Esso dotto 1 11011 già di una leg~c immutabile della popo· dunque, mediante 11organizzazione, non acquista la la.zione, ma do! grado attuale della sua densità n· posizione p1'i\'ilcgiata del capitalista, ma riesco a !~eco dunque che il carattere di fotalità, che ve sottrarsi in 1>0rte alle ineluttabili conseguenze della niva atlribuito alla disoccupozione da chi la faceva legge di libera concorrenza ed a mettersi, agendo ('Oinciclerc con l'eccesso di po1,olazione, diventa cva- collettivamente, in una condizione meno sfavorevole, ncscente sino a dileguarsi del tutto. E', d'altra parte, che consente agli operai 1 se non altro, d'intervenire verità hwoncussn che il fenomeno della disoccu1>a- nella determinazione del salario normale. Gli O1>erai zione, per le ragioni già dette e pel fatto 1>recipuo infatti - dice il Supino -, associandosi, acquistano ch 1 esso giova. alla classe detentrice dei mezzi di la possibilità. di desistere dal lavoro per un certo

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