Critica Sociale - Anno XX - n.13-14 - 1-16 luglio 1910

CRl'flCA SOCIALg :!Il proprietà, perchè costringere coloro, che si accingono n fare la propria casina popolare, a riunirsi In quell'inu– tile orga11ismo elle ò la Cooperativa? Qua.le garanzia offre in rondo questo ente, sia per la moralità di ap1>li– cazlone della legge, sia per la sohibllltà verso gli enti che prestano il credito? E non earebbo piì1 semplice concedere anche n certi privati (ad esempio, a coloro cho non banno redditi globali su11eriorl allo 3-3500 lire) l'uguale concessione che ò ora limitata allo Cooperative? Il Casalini, ho detto, ueva ratto parola di ciò, un po' ìn sordina, nella sua Relaziono al Congresso di Milano: io credo che il eostenoro l'idea sin doveroso, visto che, negli effetti, anche oggi la leggo a null'altro serve, so non a favorire I elngoll individui, cbo hanno penetrato il lato utilitario della leggo e hanno capito li segreto dei benefizi che se ne potevano trarre. IL PROBLEMA DELLA DISOCCUPAZIONE Il. Le oltre cause di di~occupAzionc, ll'inllolc csson– zialmentc cconomicn, souo molteplici, 111n non così discusso quanto la introduzione delle macchino. Così la diminuzione del capitale industriale. con corri– spondente diminuzione del cnpitale-salarii e quindi con restrizione del cam1>0 d'impiego. Così il bHoro a cottimo, sostituito al lavoro a. giornota, il l:noro straordiunrio, ccc.: in genere, dice P1\gnolli 1 ogni diverso ordinamento del contratto di lavoro. 1-: chi 1\bbia lotto le paAino ro,•enti, che Marx scrive li tul proposito nel " Capitale,,, certo conosce quanht sia l'influenza, sulla disoccupazione, di alcuni sistemi di lavoro o di sn.lario (lruclt-l•y~lem), che pon11ctto110 un minore impie~o <li lavorntori ad cg-ualc pro– dotto. Ultimamente ci si (lrcsenta il fenomeno della i;er– rnta, liHl\lc causa economica della disocc1q>aiìonc operaio. Non occorre che qui sir~ delineato il carat– tere di quello, che fu defi11ito .: lo ~ciopcro degli industriali ,,. Del re:sto, è chiara la s1m grande im– portanza come fonte di irrave nlterniionc nell'equi– librio fra domanda. ed otr~rta di laYoro; e la. 1·eccntc serrclta nell'indust,ria. edilo g-crnrnnicll n'è pro,•a smagante e insieme doloro~u. Tutte <1uestc cause economi< hc di di:-Joccupaiiono operaia ne rivelano chiaramente ed in massima parte la natura. Se si csamirw.110 infatti le altre c11use di indole non propriamcntl' ecouomica, mn che con l'economia lrnnno scretttl 11ttincm:a, pur via via di– scostandosene, non si tarda a riconoscere come lutto il fenomeno della disoccupRiione sin un fenomeno essenzialmente sociale e strctt11mcnte economico, e che, lun::ci dall'1wcre 1111 carattere di fotalitit incom– hento sulla specie umarnt, no ha uno di i-toricit:ì, di temporanei ti\. Uno dei fatti soci:lli piÌI sing-olari dell'epoca mo– derna ù l'urbanisrno. Hagioni economiche e ragioui psicolog-iche, cho qui sarcbhc troppo lu11go appro• fon<lire, hanno fatto delle grandi cittìt com11 dei centri di attroziono umirnn 1 ciclopici, fn..:cinanti i hanno creato - come si es1,rimern Housseau - de::cli nbissi delh1 specie umana, delle ,·on,gini pro• fonde, entro cui pulsa violentemente lu vita e si produce la più ,•aria e putrescente gamma delle de– gencrnzioni. Ebbcn<', ò aµpunto J'urhanismo che, nello squilihrio da esso nrtificialmente prodotto fra offerta e domanda di lavoro, fornisco un'altra dello cause potenti cli disoccupazione: ò unu disoccupniio110, di– remo così 1 locallzznta, che non cessa di avere le sue gritvi conseguenze e le suo non meno ~ra,·i riper- cussioni. In 'genere, può dirsi con l'Agnclli 1 ogni immigrazione che superi i limit.i dcllil domanda di lavoro co:stituiscc una causa di disoccupuiioue: cnusa, corno o~nun vedo, su cui l'economia pur potcnt('– m<•nte i11tluiscc, in <1uanto ogni rcno111c110 migrnturio può dir~i, nella massima parl<' dei casi, 1111 fenomeno rconomico e, solo in cosi pochi e sporadici, un fr– nomeno esso11zinlmente domo:,.;-rnfìco. )la le ragioni economiche l'!Cmhrnno del tutto csu· taro da quel che costituisce il fatto su cui 1 pii1 che su o,gui altro, gli autori hnnno appuniato cd ('SCr· I citato il proprio acume critico: l'aumento naturale, cioè, della. popolaiione, pii1 ritpido di quello del t11• pitale. Scnoncht'· studii approfonditi h1rn110 mostrato la .vern origine di silfatt11 soprnpopolaiionc. I•: nota a lai proposito la teorica. cho il Lorin ha I traccit\lfl e sviluppata nell:1 sua A11a/i.l(i dPlla pro– JJrietù capifalislu. l!'ino a quando v'è tena lilJern. non v 1 hn squilihrio fra popola1.iu11e e sussìstenzl', nè fra popolazione e ca.pilale. Solo in un periodo f)O· stcriorc, cessata la tcrrn libcr11, gl'incrcmcnti della I popol11zionc dipendono dal honcplncito della chtssc capitnlisticn, ossht dagli incrementi di profitto, cli(• essa consente n distrihui1·c, sotto forma di ,,irnri, fra l'ultra ch,ssc. Ora, in una prima fase. con In I genesi del profitto, si produce necCijSflri:unente una popolniionc eccessiva sistematica, non sulle sussi· stenie, ma sul capitale. In 1111a seronda fase, lu soppressione della terra libera gen('ra la rcnditft 1 limite delht produzione; ,:cncra il minimo dei pro- I fitti, limite dell'acc111nulazio110; genera il salario, stimolo nlla procrea1.io11e; sicchè produce, come 111- t.imo risultato, Peccesso di popolniione automatico, oltre che sul capi tille, ancho sulle sm1sistc11ze.Dunque. per il Loria 1 l'aumento di popolazione ò causa nccc::1- :'-aria, mn non sufficiente dcll'ecce:;so di popola,donc, il quale non sorg-c, se non in qua11to 1':u1mento della popolazione produca lit ccs1;aiione della tct'l'a libcrn, e 11uesta Holga delle potenti intluenic economiche, cioè il profitto, c1·eante l'ecce:c:so sistematico, cd il salario, la. rendita e il minimo dei profitti, crtanti recccsso automatico di popolazione; 111cntro 1 se l'nu– mento di popolazione non sopprimCS$C In tena 1i– hera1 o se qu<:stn non produce~sr lo intluenie t.•co– n<imichc dcsi,:natc, quello riuscirchhc impotente a I creare una popolazione eccessiva. li che toron 11 dire che In J)opolazione eccessiva non è il prodotto del– l'aumento di popoln1.ione, ma delle inllueuze econo• miche del grado di uccupa1.ione della terru. La dottrina lori:rna, pur 8em1,licista. nel suo sug– :;.!esti,·o schematismo, chiarisce a sutlicienza. l'indole economica dell'eccesso di popola1.ione sul capitale. Cnrlo l\fnrx lm illusirnto, con prove storiche, i limiti artificiali in cui ~\'imprenditori tengono il capitale salario, :,:onerando così una disoccupazione normale, car11tteris1ica dello società capitalist11. ~i forma così, secondo il )farx, una ri:;crva. di capitali, cui fil riscontro uua. risCn'll di operai, sotto forma di disoccupaiione. La qunle gio,•a specialmente perchò, intensificn11do la concorrenia. fr:1 i lavonuori, ne riduce le pretese ed abbassa il costo della forza di lavoro. I~ g-iO\'ll inoltro pcrclu\ da quelli\ riscn·a, il c:ipitalismo ntti11ge le fulaugi kn1111lrn, in caso di scioperi ed ag-itAzioni della clnsse operaia nornrnl– mentc occuplltn. Così, ag-li nlhori dell'epoca presente, s\wvcrò, in tutt11 la sua entità e rol ~uo pili tri~tc strascico cli dolori, l'eccesso sistematil·0 di popola– iione. La rivoluzione industriale, cho, sul finire d<'I secolo X.VIII.nbhattè le piccole industrie, spezzò i circoli chiusi dello corporazioni ed instaurò il re– gime della libertà economica, profc1i1.into ed aiutato dai fìsìocrntici 1 produsse altresì h\ plÌ1 gra\'e rl'isi di soprnpopoluzionc che la storia ricordi. Se si po– tesso valutare qunnta purtc abbia avuto in questn crisi l'introduzione delle macchine, a preferenza dì

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